Le primarie del Partito Socialista Francese

Domenica scorsa, 22 Gennaio, si sono svolte le prime votazioni dell’anno. Si tratta delle primarie del Partito Socialista francese (PS). I risultati del primo turno hanno portato al ballottaggio l’ex primo ministro Valls e l’ex ministro dell’educazione Hamon. Quest’ultimo viene dato per favorito in ragione dell’alleanza scaturita con il terzo classificato, che ha invitato i propri elettori a sostenere Hamon al ballottaggio del 29 gennaio. Per valutare le potenzialità di un eventuale vittoria al ballottaggio dell’ex ministro dell’educazione, dimessosi non appena il governo Hollande ha iniziato a praticare politiche di stampo apertamente neoliberista, è necessario considerare le due votazioni che stanno scuotendo le fondamenta dell’assetto politico europeo e mediterraneo.

Ci si riferisce principalmente alla Brexit, con cui il popolo della Gran Bretagna ha scelto di lasciare l’Unione Europea. Un evento di per sé epocale: si tratta dell’uscita di scena di un mercato di prima fascia, cui fanno riferimento gli Stati del Commonwealth come Australia, Canada e India. Questa scelta è stata maturata dall’elettorato britannico con il proposito di sfuggire dall’austerità targata UE e di tutelare la propria forza-lavoro, minacciata dall’abbassamento dei salari e della domanda innescato dalle migrazioni dello scorso anno. Si è assistito ad una dinamica simile negli Stati Uniti, con l’elezione di Donald Trump. Anche in questo caso le votazioni hanno premiato chi ha proposto una regolamentazione dell’immigrazione e una politica che penalizzi la delocalizzazione della produzione all’estero. Se si considera la prima tornata delle primarie francesi emergono ben altri sentimenti rispetto alla crescita della xenofobia paventata dai media mainstream.

In Francia Valls rappresenta la continuità con l’operato di Hollande, Hamon promette l’abrogazione della Loi Travail, la tassazione sui robot finalizzata all’istituzione di un “reddito universale di base” e la concessione di maggiori diritti agli immigrati. Nel caso in cui fosse proprio quest’ultimo a diventare il candidato del Partito Socialista alle elezioni nazionali, emergerebbe chiaramente come il sentimento crescente nell’emisfero occidentale non sia tanto la xenofobia quanto l’esigenza di tutele dalla parte dei ceti medio-bassi e la sonora bocciatura delle politiche atlantiste che hanno portato alla destabilizzazione del Medio Oriente ed alla guerra ucraina.

Queste teorie trovano conferma nel referendum tenutosi in Italia il 4 dicembre. In questo caso, sebbene si proponesse uno stravolgimento della Costituzione, non erano interessate tematiche legate al mercato del lavoro. Più che ricordare il merito della questione referendaria, è utile tenere presente come Matteo Renzi abbia insistito a trasformare quelle votazioni in un plebiscito sul proprio Governo. Un Governo distintosi per la propria predilezione verso le banche rispetto ai lavoratori. Si pensi al Jobs Act, con cui si è precarizzato il mondo del lavoro, e si pensi alla tutela ricevuta dalle banche. Sappiamo tutti com’è andata. A corollario, tutti i quattro governi citati hanno assecondato un esodo migratorio senza precedenti che ha allargato a dismisura quello che Marx avrebbe definito “sottoproletariato”, con conseguente collasso dello stato sociale, a vantaggio dei privati che vi si sostituiscono.

In sintesi, gli elettori stanno ritmicamente bocciando le politiche globaliste. Una vittoria di Hamon su Valls ne sarebbe la conferma. Un ballottaggio nazionale tra Hamon e Marine Le Pen potrebbe addirittura rappresentare l’inizio della decadenza dell’establishment e di chi a vario titolo vi si è associato. Ci si riferisce sia all’Unione Europea, che si è rivelata funzionale solo alla crescita dei grandi gruppi finanziari, sia ai partiti filo-europeisti, che hanno disconosciuto il proprio elettorato pur di sedersi ai banchi del Governo. La speranza è che venga finalmente messa in discussione la narrativa globalista, no border e ultra liberal promossa dall’alite culturale odierna. Un’élite che ha sempre arricciato il naso di fronte alle istanze dei ceti popolari, che vede come prioritario qualsivoglia diritto individuale e, soprattutto, che si ritiene detentrice della verità assoluta. Una verità che esiste solo nei salotti dei centri storici o nei loft dei quartieri residenziali.

(di Dante Cruciani)