La leggenda del Re sotto la Montagna, protettore d’Europa

«Se l’aquila vola portatemi il destriero, e se per i monti udite i corni risuonare portatemi la spada, è tempo di tornare» recitava una canzone di qualche anno fa dedicata a Federico Barbarossa e alla leggenda del Re sotto la Montagna. Secondo il folklore germanico, l’imperatore non sarebbe in verità mai morto, ma riposerebbe nelle profondità dei monti di Kyffhäuser, in Turingia. Accanto a lui, dormienti, ci sarebbero anche i suoi cavalieri più coraggiosi e fedeli.

La leggenda, ripresa anche dai fratelli Grimm, racconta che il Barbarossa sia pronto a risvegliarsi nel caso in cui la Germania (o l’Europa) venga minacciata da nemici esterni. Si tratterebbe quindi di un guardiano ancestrale, in attesa di uscire dalla montagna per salvare il suo popolo e la sua Nazione. Un’altra versione, leggermente diversa, racconta come il Re sotto la Montagna sarà risvegliato dall’intervento di un semplice pastore che, alla ricerca di alcune capre scomparse, ne troverà il secolare nascondiglio.

Sulla montagna del Barbarossa abitano infatti alcune aquile, e solamente quando i rapaci smetteranno di volare l’imperatore potrà destarsi. «Volano ancora le aquile attorno alla montagna?» chiede, secondo il racconto dei fratelli Grimm, il Re dormiente al malcapitato pastore. In caso di risposta affermativa, Barbarossa torna a dormire e scaccia il capraio. Ma, se la risposta dovesse essere no, quello sarebbe il segnale che l’imperatore ha atteso per secoli. Se le aquile smettono di volare, allora la Germania è minacciata e i cavalieri dormienti devono destarsi per andare a proteggerla.

Ma quella riguardante Federico Barbarossa è solo una delle tante leggende che parlano di un Re sotto la Montagna, o di un eroe dormiente. Sempre i fratelli Grimm, in altri loro racconti, al posto del Barbarossa utilizzano la figura di Carlo Magno. Anche in questo caso si tratta della ripresa di più antiche tradizioni germaniche e francesi. Il fondatore del Sacro Romano Impero riposerebbe in un monte nei pressi di Salisburgo. Una leggenda simile, ma diffusa invece in Inghilterra e in Galles, descrive come sia invece re Artù il vero Re sotto la Montagna, addormentato in attesa di risvegliarsi per proteggere il suo popolo dai nemici esterni. In Sicilia è il nipote del Barbarossa, Federico II, a dormire con i suoi più fidati cavalieri. Miti simili si possono trovare praticamente ovunque in Europa, dall’Irlanda alla Spagna.

Un caso abbastanza famoso è quello di Ogier il Danese (Holger Danske in danese). Di lui viene fatta menzione la prima volta in un’antica chanson de geste di origine francese. Ogier era il leggendario figlio di re Goffredo di Danimarca, acerrimo nemico di Carlo Magno. La sua storia non compare in Danimarca se non nel XV secolo, grazie alla traduzione di alcune opere di materia carolingia. Ben presto Ogier il Danese divenne, similmente al Barbarossa, un Re sotto la Montagna e un protettore della Danimarca.Si racconta infatti che dimori nel castello di Kronborg (lo stesso dove Shakespeare decise di ambientare Amleto), situato nella città di Helsingør. Ogier sta ancora riposando, e la sua barba è ormai talmente lunga da aver coperto tutto il pavimento del suo salone. Si risveglierà solamente quando la Danimarca e il popolo danese saranno minacciati. Ispirandosi alla sua leggenda, durante la Seconda Guerra Mondiale nacque Holger Danske, un gruppo di resistenza all’occupazione tedesca.

Ma il mito del Re dormiente non è presente solo in Europa, e si può trovare veramente ovunque. Anche Montezuma, ultimo imperatore degli Aztechi, pare infatti riposi in un luogo sacro al suo popolo in attesa dell’imminente risveglio. Anche Tolkien, prendendo a piene mani dai miti europei per scrivere il suo Signore degli Anelli, utilizza più volte questo topos. Lo stesso sovrano dei nani viene appellato col titolo di Re sotto la Montagna.

La leggenda del Re addormentato rappresenta in fin dei conti il bisogno dei popoli di sentirsi protetti, di avere qualcuno che vegli su di loro. Un qualcuno che viene pescato dalla tradizione più intima, un eroe che ha reso grande il suo popolo e che non può tollerare che questi venga umiliato o sopraffatto.

(di Andrea Tabacchini)