Il triste spettacolo di Bergoglio, papa per caso

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Papa Bergoglio sta costruendo, di “perla in perla”, una collana inenarrabile di stoltezze (nella migliore delle ipotesi) e di blasfemie (nella peggiore), che è quasi impossibile raccontare per un cattolico senza provare disgusto (sempre nella migliore delle ipotesi). Nell’Udienza generale dello scorso 14 dicembre, a pochi giorni dal suo 80° compleanno celebrato in pompa magna da tutti i media, ha dichiarato: “In questi giorni di gioiosa preparazione al Natale, porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Ringrazio tutti voi degli auguri per il mio prossimo compleanno, grazie tante! Ma vi dirò una cosa che vi farà ridere: nella mia terra fare gli auguri in anticipo porta iella! E chi fa gli auguri in anticipo è uno iettatore!”. Prendiamo atto che nel cuore di Bergoglio, che dovrebbe essere il Vicario di Cristo, c’è posto per la superstizione, che è contraria alla fede e a ogni sentimento religioso.

Pertanto ci si potrebbe chiedere: ma questo papa crede in Dio? E se sì, che idea ha di Dio? Ha risposto il giorno dopo, durante l’Udienza con la Comunità dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dopo essere stato interpellato sul tema del dolore e della morte, con delle affermazioni che lasciano a dir poco interdetti: “Io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta” ha detto il Papa, rispondendo alla domanda di Valentina, infermiera al Bambin Gesù, che gli ha chiesto “perché i bambini muoiono”. “Nemmeno Gesù ha dato una risposta a parole”, ha ricordato Francesco, parlando a braccio, come ha fatto per quasi tutto il botta e risposta con i rappresentanti dei circa 6mila infermieri presenti oggi in Aula Paolo VI. “Di fronte ad alcuni casi, capitati allora, di innocenti che avevano sofferto in circostanze tragiche, Gesù non fece una predica, un discorso teorico. Si può certamente fare, ma Lui non lo ha fatto. […] Dio è ingiusto? Sì, è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce. Ma è la nostra esistenza umana, la nostra carne che soffre in quel bambino, e quando si soffre non si parla: si piange e si prega in silenzio” (da Avvenire, 15 dicembre 2016).

Bergoglio annaspa nella sua affettata e finta umiltà, tanto che nemmeno si accorge di essere in contraddizione con la versione più propagandata di se stesso: quella di un papa che annuncia la misericordia “immeritata, indiscriminata e gratuita di Dio”. Può un Dio misericordioso essere anche ingiusto? Ma soprattutto, come può Bergoglio definire Dio, sommo Bene e sommo Amore, “ingiusto”? Questa è una bestemmia. Non ha una risposta migliore da dare che un insulto al Creatore. Dio ha mandato suo Figlio per la Redenzione e la salvezza dell’umanità intera. È il pilastro del cristianesimo, e ne sono a conoscenza anche i bambini con le più basilari nozioni di catechismo: “Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio” (1Pt 3,18).

Un cattolico non può restare indifferente di fronte a simili, scellerate aberrazioni. Non è per ignoranza che Bergoglio osa proferire simili parole: il papa sta dolosamente distruggendo la chiesa di Roma e la dottrina di Cristo, su cui essa si basa. E infatti non è un caso che sia diventato l’idolo indiscusso di tutti i più famosi mangiapreti, a cominciare da sua eminenza Eugenio Scalfari, che in questi tempi di disoccupazione alle stelle si è inventato un nuovo lavoro: il megafono del pontefice. L’accesso ai Sacramenti per i divorziati risposati, le ingerenze di Bergoglio pro Unione europea e nella politica americana (si ricordi l’attacco a Trump in piena campagna elettorale in favore della laicista, pro gay, pro gender, pro aborto Hillary Clinton), le interferenze pro accoglienza indiscriminata e incontrollata sono solo l’inizio. Nel Vaticano non c’è più la fede autentica.

Nella chiesa di Roma, come profetizzato dalla Nostra Signora di La Salette nel 1846, imperversa l’apostasia. In quello stesso giorno infatti, Bergoglio, durante l’omelia a Casa Santa Marta, parlando di Giovanni il Battista, il Precursore, che secondo la sua nuova versione del Vangelo ha dubitato, mentre si trovava in carcere, che Gesù fosse il Messia, ha invitato tutti a “chiedere a Giovanni […] anche la grazia di dubitare”. Il dubbio, per una persona di fede, non è una grazia, ma una tentazione del demonio da cui bisogna fuggire, per restare in comunione con Dio e non cadere in peccato.

Si legga nella lettera di San Giacomo, a proposito della sofferenza: “Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa alla prova produce la pazienza. È necessario però che la pazienza compia perfettamente l’opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed integri, senza mancare in niente” (Gc 1,2-4); “Felice l’uomo che sopporta pazientemente la prova, perché dopo essere stato provato, riceverà la corona di vita, che il Signore ha promesso a coloro che lo amano” (Gc 1, 12); e in merito al dubbio: “Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che a tutti dona generosamente e senza rimprovero, e gli sarà concessa. Ma la chieda con fede, senza dubitare, perché colui che dubita è somigliante ai flutti del mare, agitati dal vento e spinti da una parte e dall’altra. Non pensi un uomo tale di poter ricevere qualcosa dal Signore: è un animo indeciso, instabile in tutti i suoi disegni” (Gc 1, 5-8). Ecco le risposte della fede.

(di Federica Palmieri)

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