Emiliano, le trivelle e quel profondo blu

Emiliano, le trivelle e quel profondo blu

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Non poteva essere che lui. Avevamo pensato che, come da tradizione, sarebbe emerso qualcosa sul 25 aprile, sulla Settimana di Preparazione alla Celebrazione Sacra della Lotta per la Libertà, della Repubblica Democratica nata dalla Resistenza, delle pastasciuttate Antifasciste.

E invece no. Michele ha colpito. Come lui sa fare, con il suo stile. Meridionale, caloroso, marittimo. Manifestandosi con un’ubiquità di rara imponenza, in televisione come sui social network che, il giorno successivo, sono letteralmente invasi dalle sue omelie. La serata è quella in cui il referendum sulle trivelle ammazza-mare, sole, cuore e amore, non raggiunge il fatidico quorum. Niente da fare: invece che smantellarle tra appena una trentina d’anni, il bel mare pugliese dovrà tenersele tutte. Ma lui guarda avanti.

“Noi abbiamo stravinto questo referendum”. La tocca piano Michele, intervistato al TG La7 subito dopo i risultati ufficiali e il discorso di Renzi in diretta. Inizio folgorante, da condottiero vero. Qualche vena un po’ troppo gonfia sulla fronte, voce affannata, ma a parte quello sembra tranquillo. Comincia uno dei discorsi più strambi della storia politica italiana degli ultimi 20 anni.

Ci mette dentro di tutto: dal governo cattivo e ingiusto contro le rimostranze del popolo oppresso e buono a prescindere, dalle lobby che pare debbano entrare in ogni diatriba politica (specialmente quando si perde), al giustizialismo democratico di ben nota tradizione, al campanilismo locale che non può mai mancare quando si parla di Italia, Nazione distrutta sotto molti profili ma sempre pronta a tirarlo in ballo in modo del tutto casuale, anche quando non c’entra nulla. Un minestrone semicolto come pochi altri negli ultimi mesi.

“Abbiamo costretto il governo attraverso il referendum a desistere su 12 nuove trivellazioni marine”. Peccato che il quesito dell’inutilissima consultazione parlasse di altro, e che questa desistenza, ammesso che riguardi un aspetto reale e non nato dalla foga pugliese assetata di Verità, sia al momento aria fritta.

“Sulla faccia di Renzi ho visto la preoccupazione”, rincara la dose. Indubbiamente il premier avrà visto i sorci verdi in quel momento, schiacciato da un quorum mai raggiunto che dovrebbe metterlo sul chi va là.

E’ passato appena un minuto, gli altri quattro sono un’alchimia di frasi fatte incollate senza alcun criterio: “Li abbiamo beccati con le mani nella marmellata” “Hanno votato 14 milioni di informati che hanno capito con chi abbiamo a che fare” [lo vorremmo sapere pure noi, ndr].

“La piramide del potere” è forse l’apice di questo delirio di oltre cinque minuti in diretta televisiva. “Ribalteremo la piramide, contrasteremo le lobby che decidono le politiche energetiche contro il popolo”. E ancora: “Vogliamo una legge sulle lobby, costringeremo i potenti a stare a sentire!” Liberté, Egalité, Fraternité. Ma al sapore di frutti di mare, ovviamente pescati nella “regione più bella del mondo, almeno per me!”.

“Dobbiamo riportare questo Paese dentro la Costituzione” è un passaggio altrettanto degno di uno dei più spettacolari deliri che la politica italiana ricordi. Salvare la Costituzione, difenderla, assalto alla Costituzione, parole a salve sparate ormai tradizionalmente da trent’anni, nella migliore delle ipotesi quando si propone una riforma, nella peggiore anche senza nessun motivo logico, ma perché la frase di per sé è di grande effetto.

Dobbiamo tornare nella Costituzione, conclude Emiliano. Qualcuno gli dica che ci siamo da 70 anni, i risultati sono tragicomici e forse bisognerebbe riscriverla da zero, magari accendendo cervello e buonsenso e mettendo da parte l’isterismo.

Finisce così il monologo al TG La7. E’ tardi, e le trivelle ci sono ancora. Rimarranno, per lasciare Michele con un groppo in gola. Vabbé, andiamo a dormire, che la notte porta consiglio. Il diavolo sa se è vero! Se le notti fossero tutti come quella di domenica 17 aprile 2016, meglio non riposare mai, perché il Nostro passa ore e ore al fulmicotone su facebook il giorno dopo.

“Buongiorno all’Italia che partecipa e che non smette di informarsi, di esprimersi liberamente, di battersi per il bene comune”. E si continua a gioire per la sonante vittoria, perché “più di quindici milioni di persone, con il loro voto, hanno dato un indirizzo chiaro sulle politiche e industriali e, soprattutto, hanno detto che il mare va rispettato”. Insomma, il presidentissimo pugliese la prende bene.

Talmente bene che chiude nel modo più poetico possibile questa due giorni di passione ecologista: lo vogliamo infatti ricordare così, con la foto di copertina che ha messo sulla sua pagina, a scrutare il profondo blu e le meravigliose trivelle nel mar di Puglia, col sentimento che solo un meridionale dal cuore puro, presidentissimo della più bellissima regione del mondo, può provare.

Cosa rimane della rivoluzione emilianesca? Probabilmente, una sorta di consapevolezza di aver assistito all’auto-proclamazione di un nuovo Papa, sicuramente inatteso. Non il povero “emerito” Ratzinger, dimissionato ma saggio come pochi altri al mondo. Non il solidale Bergoglio, accogliente verso tutti, soprattutto verso il sistema capitalista globalizzato. Non un esponente del cattolicesimo, ma di una nuova religione a sfondo radical che in Italia imperversa da decenni. Qualcosa in comune con Papa Francesco, comunque, Emiliano la possiede: entrambi hanno una singolare propensione all’inconsistenza e alle frasi emesse per puro esercizio retorico.

Non avremmo mai pensato che, dopo meno di un mese, ci saremmo avvicinati così tanto ai livelli stellari successivi agli attentati di Bruxelles del 22 marzo, siamo sinceri. La Boldrini con le ministrE , le prefettE e le sindachE che “devono rivendicare il loro ruolo femminile” ad un certo punto, ha sinceramente rischiato di vincere il Tapiro semicolto della settimana. Ma alla fine ha prevalso il migliore. E’ la voce che si è levata tra tv e facebook nei giorni 17 e 18 aprile 2016 ad aver superato la pur nobile concorrenza, ispirando anche la nascita di un nuovo hashtag solidale e democratico:

#jesuisMicheleEmiliano

(di Stelio Fergola)

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