La polemica di Giorgia Meloni sulla natura divisiva del 25 aprile non ha semplicemente una ragione una per essere contestata.
È un dato di fatto che in quei circa due anni (un po’ meno, dal settembre 1943 al fine aprile 1945) si combatté una guerra civile tra eserciti italiani. Certamente al servizio di Alleati o tedeschi, ma comunque sia una guerra tra italiani. Che ha avuto dei vincitori e degli sconfitti.
Non è mio interesse concentrarmi troppo sui numeri (gli effettivi della RSI erano molti di più che quelli dei partigiani, alcuni parlano addirittura di più di 500mila, mentre tra i membri della Resistenza si oscilla tra gli 80mila di inizio 1945 ai 300mila stimati solo a vittoria praticamente ottenuta), quanto sul risultato: degli italiani sconfissero altri italiani.
La stessa genesi storica del 25 aprile, dunque, non può altro che essere divisiva. Legittimo ritenerla valida quanto si vuole (superfluo dire che io sia di altro avviso), ma se si parla di festività unitaria si sta semplicemente facendo discorsi completamente fuori dalla realtà.
Come quelli di Enrico Mentana che starnazza su Facebook, per intenderci.
Al contrario il 4 novembre – fino a prova contraria – è l’epilogo di una storia in cui tutti gli italiani, insieme, combatterono un nemico comune. Storie incontrovertibili, a meno che non mi si spieghi come sia possibile contestarle. Si può ritenere questa lotta inutile, inappropriata e guardate un po’, perfino criminale. Ma negarne l’unità è speculare ad affermarla per la cosiddetta “Liberazione”: non ha alcuna attinenza con i fatti reali.
Quindi se ne faccia una ragione il direttore e tutti i suoi fratelli: sta continuando a perpetrare una ricorrenza che non ha nulla a che vedere con l’unità del popolo italiano. Che la si approvi o meno: solo fatti e dati alla mano.
La Vittoria non è fascista, non è comunista, non è liberale. È solo italiana, che è la cosa più importante di tutte. Ma a qualcuno non va giù che gli sia toccato il totem.
Nelle prossime settimane aspettiamoci rigurgiti di ogni tipo. La battaglia di civiltà è ripristinare la festività lavorativa, perché in quel triennio 1915 – 1918 non ci furono partigiani contro fascisti, ma tutti gli italiani contro i nemici di sempre.
Cari “antifascisti”, non avete bisogno di festeggiare il 25 aprile per essere democratici. Vi auguro un giorno, di cuore, di capire quanto sia molto più importante, anche per voi, riscoprire il senso del trionfo del 1918. Ne avete il diritto.
Buona Festa della Vittoria a tutti. E auguriamoci che la battaglia per la festività lavorativa porti qualche frutto.
(di Stelio Fergola)