Lo scrisse anche in New York Times, in un articolo pubblicato il 18 ottobre 1985, a circa una settimana da quello storico “scontro” tra forze militari italiane e statunitensi nella base di Sigonella, per la ormai leggendaria diatriba sulla consegna dei combattenti guidati da Abu Abbas, tra gli organizzatori massimi del sequestro della nave Achille Lauro avvenuto nei primi giorni del mese di quello stesso anno.
Seconto la testata statunitense, Craxi aveva dimostrato indubbie qualità di leadership “che gli hanno permesso di dare stabilità al Governo e di correggere una delle anomalie del sistema istituzionale italiano che maggiormente colpiscono le attenzioni degli commentatori stranieri, e cioè il frequente ricambio al vertice della politica italiana“.
Nonostante il PSI fosse divenuto il partito guida dei due governi presieduti da Craxi, però, si era ancora in piena era DC, primo partito indiscutibile dal 1948 e principale forza di qualsiasi gabinetto. Prima che si rompesse tale monopolio, l’incredibile assurdità della Repubblica Italiana dal punto di vista politico si era palesata in tono meno esponenziale. Eppure il problema era già noto, già verace, già di attenzione pubblica.
Non a caso il Financial Times, sempre il 18 ottobre, non esitava a ritenere che “l’Italia potrebbe facilmente ritornare allo stato di instabilità governativa (da non confondersi con la stabilità politica del Paese) al quale Craxi sembra aver posto fine“.
Intanto, però, il resto della stampa estera concordava: l’Italia, seppur per pochi anni (come la storia avrebbe dimostrato) era tornata a giocare un ruolo importante nel Mediterraneo e si era affermata definitivamente una volontà sua propria in politica estera. Quel 18 ottobre è ricco di contenuti simili: il Times sentenziava che “l’Italia è divenuta di cui tenere conto e una voce da ascoltare. Uscendo dal contesto anglosassone, Le Figarò definiva “un successo indiscutibile” per l’Italia lo scontro con gli USA.
Quella stessa leadership che la schiacciante cultura di sinistra ci impedisce di stabilire – almeno in parte – istituzionalmente, con una riforma che non arriva mai e ci tiene ancorati a sperare ancora nelle eccezioni, nei geni, nei virtuosismi di politici di livello superiore quali lo stesso Bettino Craxi, colui che sconvolse l’america e l’intero Occidente mostrando un’Italia che, da morta, risorse per una notte. E forse per qualche anno.
Fonte: Bettino Craxi, La notte di Sigonella: Documenti e discorsi sull’evento che restituì orgoglio all’Italia, Mondadori, 2015