Sovranità addio? L’Unione Europea studia il super tribunale

Nel luglio del 2013 la Commissione europea, organo esecutivo e promotore del processo di realizzazione delle leggi nell’Unione Europea, fece una proposta: si trattava di un nuovo regolamento col quale si cercava di dar un unico corpo a tutte le disposizioni utili per contrastare i reati pericolosi per gli “interessi finanziari” della UE. Si prevedeva l’aumento del numero delle azioni penali e un migliore sistema di comunicazione fra le giurisdizioni penali nazionali all’interno dell’Unione.

Le cose sono cambiate radicalmente nel dicembre del 2017: il Parlamento europeo, nella “distrazione” dei nostri organi d’informazione, ha concluso questo processo legislativo arrivando a votare favorevolmente per la creazione dell’EPPO, ossia dell’Ufficio del Pubblico ministero europeo.

Il super-tribunale, che avrà sede in Lussemburgo, possiederà una competenza definita ma allo stesso tempo estremamente “espansiva”: giacchè è vero che si propone di reprimere le frodi lesive degli interessi finanziari dell’Unione, ma allo stesso tempo tale previsione permette di fagocitarne tante altre che direttamente o no entrano nella sua sfera d’interessi.

Se un’organizzazione criminale, che vuole come primo scopo colpire la UE, commette anche uno solo dei reati per i quali in origine è competente l’EPPO, quest’ultimo si occuperà di tutti gli altri reati collegati o affiancati.

Le eccezioni a tale principio, che fungerebbero da argine alla strabordante forza investigativa e punitiva del nuovo super-tribunale, sono elencate da Il Quotidiano Giuridico: “…qualora il danno per gli interessi finanziari dell’Unione sia inferiore a 10.000 euro e non vi siano ripercussioni tali da richiedere l’intervento del pubblico ministero europeo, ovvero sussista il sospetto che il reato sia stato commesso da funzionari o altri agenti comunitari [nota bene: si tratta di “ovvero” giuridico, con significato di “oppure”]. Inoltre, con specifico riferimento alla connessione, la stessa non dovrebbe operare quando il reato indissolubilmente collegato con la fattispecie relativa agli interessi finanziari dell’Unione sia di gravità equivalente o superiore a quest’ultimo, a meno che non si ponga come fatto strumentale alla realizzazione dello stesso. Ancora, deve escludersi la competenza della procura europea quando il danno economico reale o potenziale per l’Unione, sia inferiore a quello presumibilmente arrecato alla vittima del reato, salvo che si tratti di una fattispecie per cui tale circostanza sia espressamente esclusa”.

Le competenze già esondanti di cui sopra, pare che al tribunale e alla UE non bastino: Jean-Claude Junker, presidente della Commissione europea, ha dichiarato il 12 settembre di quest’anno che si proporrà anche di includere i reati di terrorismo.

L’EPPO, operativo entro la fine del 2020, divora un altro grosso e fondamentale pezzo di sovranità: si propone non semplicemente di coordinare le attività penali dei diversi Paesi, dove ognuno ha una propria giurisdizione e dirige entro i propri confini le attività investigative e repressive, ma nasce con l’intento di essere a capo delle investigazioni e di dirigere le diverse autorirà delle singole nazioni. Tutto è stato riportato con precisione in un comunicato stampa ufficiale della Commissione europea.

Quali sono le nazioni che hanno confermato a testa china questa ennesima struttura al di fuori della diretta direzione da parte delle nazioni? Ecco l’elenco: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Grecia, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi bassi, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovakia. Contrari a tale progetto sono rimasti irlandesi, danesi, svedesi, polacchi e ungheresi.

Il primato della giurisdizione è, nei fatti, demolito e con ciò anche la certezza che sia la nostra legge fondamentale, ossia la Costituzione, a garantire alla nostra nazione la funzionalità unica nell’ambito penale: cooperare fra organi a livello internazionale è ben altra cosa rispetto alla decisione di permettere, a un organo esterno e superiore, di occuparsi di materia penale.

Si firma così un contratto in bianco, lasciando spazio d’intervento e direzione assoluti a qualcuno che non è sottoposto in primo luogo al nostro diritto ma altrove, lontano dai nostri confini. La salute dell’Unione Europea è assai debole, forse è per questa ragione che continua a moltiplicare i suoi strumenti o interventi giuridici, per non dire persecutori.

(di Pietro Vinci)