Samora Machel: l’attualità di un simbolo dell’anti-imperialismo

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Il fenomeno migratorio, nei secoli, è servito sempre ai potenti per depotenziare gli oppressi. “La tua terra è feccia, povera, vai via” nel mentre loro saccheggiano tesori e dignità, salvo schiavizzare l’indigeno nei loro paesi. L’immigrazione era prima un’arma dei coloni, oggi del capitalismo coloniale, con in testa il mito dell’emigrazione la nostra lotta non sarebbe mai nata. –

Queste erano le parole di Samora Machel, leader del movimento socialista Fronte di Liberazione del Mozambico, nonché compagno e vera guida politico-spirituale dei Mozambichesi. Perché ricordare queste parole profetiche oggi? In un’epoca dove il fenomeno migratorio è sottoposto a loschi interessi ed è diventato di fatto un appannaggio vero e proprio del capitale che lucra sulla pelle di disgraziati – togliendo ad essi ogni dignità oltre che spesso una sopravvivenza in un estenuante viaggio in mare in condizioni disumane – è necessario ricordare quanto tali leader africani sostenevano riguardo al neocapitalismo. Il tutto in un periodo in cui le classi corrotte di certe oligarchie africane mantenevano il popolo in uno stato di piena indigenza e dove questa sostituzione alle vecchie potenze coloniali non aveva cambiato una situazione diventata anche a taluni tratti peggiore dopo la dipartita degli europei dall’Africa.

Michael Samora, alla pari di altri combattenti e compagni africani come Patrice Lumumba, Nelson Mandela e Thomas Sankara, era cosciente che il cambiamento doveva avvenire per mano di una necessaria lotta di classe contro la classe dominante portoghese che sfruttava la forza lavoro della propria terra per i propri interessi. Egli si interessò di dottrina marxista al fine di comprendere meglio come il lavoratore fosse sfruttato dal capitale, e, nel contesto africano, vi fosse inoltre anche un profonda disuguaglianza dal punto di vista razziale.

Samora, dopo un esilio forzato in Tanzania fondò in loco il FRELIMO, Il Fronte di Liberazione del Mozambico (in portoghese Frente de Libertaçao de Moçambique). A partire dal 1964 condusse un’intensa lotta armata contro il governo coloniale portoghese, arrivando a compiere azioni di sabotaggio allo scopo di indebolire la presenza militare portoghese in Mozambico. Il FRELIMO venne appoggiato e finanziato anche da Unione Sovietica, Cuba, Cina e Jugoslavia durante la guerra d’indipendenza.  Nel 1970 Samora riuscì a diventare il leader del FRELIMO, prefissandosi l’obiettivo di trasformare la propria lotta armata in un nuovo Paese indipendente e autosufficiente.

Il Mozambico ottenne l’indipendenza nel 1975 dopo dieci anni di guerra, anche con il contributo della Rivoluzione dei Garofani che rovesciò il regime dell’’Estado Novo, facendo perdere di conseguenza al governo il controllo delle colonie. Samora divenne il Primo Presidente del Mozambico il 25 giugno 1975.  Egli iniziò un programma di nazionalizzazione dell’agricoltura e puntò alla crescita delle condizioni sociali del suo popolo, facendo costruire case, scuole e ospedali e facendo tutto il possibile affinché il Mozambico fosse un paese prospero dal punto di vista sociale ed economico.

Non mancarono tuttavia le relazioni con l’Unione Sovietica e l’appoggio alle organizzazioni marxiste africane che combattevano l’apartheid in Rhodesia – l’attuale Zimbawe – e in Sudafrica come l’African National Congress di Mandela. Samora era strenuamente convinto che anche dopo la dipartita degli europei l’Africa sarebbe stata sfruttata da uomini senza scrupoli, pure nati nel continente africano, ma che facevano di fatto i prestanome del neocolonialismo, dove al posto degli ex stati colonizzatori subentrarono le multinazionali, che miravano a prendere il controllo dei mercati alimentari.

Egli era cosciente della mancanza di solide basi per far partire uno sviluppo economico, e che di fatto gli ex colonialisti avrebbero approfittato di questo al fine di controllare e poi di influenzare la politica economica africana. Oggi ne possiamo vedere le conseguenze, dove diversi paesi africani si trovarono indebitati, nel contesto di  programmi di aiuti e finanziamenti che alla fine contribuirono ancora di più a rafforzare gli interessi di tali multinazionali europee oltre che di talune corrotte elite locali che esercitavano il potere politico prima competente al colonialismo.

Questa dipendenza finanziaria finì per indebolire ancora di più le nazioni africane, portandole a livelli bassissimi dal punto di vista della crescita economica e della qualità della vita. I fenomeni migratori furono l’estrema conseguenza di tutto ciò. E anche  su questo il capitalismo trasse vantaggio, sfruttando la manodopera africana ad un costo bassissimo, arricchendo ancora di più le classi ricche a discapito di quelle povere.  Anche per questo motivo Samora si fece non pochi nemici, sia interni che esterni, che vedevano la sua denuncia delle disuguaglianze sociali e la sua voglia di indipendenza totale del suo popolo come una minaccia alle proprie mire in campo finanziario ed economico.

Samora dovette anche affrontare le fasi iniziali di una guerra civile tra FRELIMO e gli oppositori anticomunisti di quest’ultimo riuniti nella Resistenza Nazionale Mozambicana (in portoghese: Resistência Nacional Moçambicana – RENAMO) e dovette far fronte al problema del sostentamento economico del proprio paese causato dagli attacchi del RENAMO contro la popolazione civile.

La sua popolarità presso la popolazione nonché la strenua lotta contro il neocolonialismo a sostegno delle popolazioni africane sfruttate che gli portava avanti gli consentì il Premio Lenin per la Pace, un allora risposta sovietica al Premio Nobel. Un incontro importante fu quello di Samora con Margot Honecker ,Ministro dell’Istruzione Popolare della Repubblica Democratica Tedesca nonché consorte del Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca Erich Honecker avvenuto nel marzo 1983 a Berlino Est.

Samora perì in un incidente aereo occorso il 19 ottobre 1986, sulla via del ritorno verso il Mozambico, mentre tornava da un meeting internazionale che si tenne in Zambia. Il Tupolev sovietico dove egli si trovava precipitò sui monti Lemombo, in territorio sudafricano, a poca distanza dal confine con il Mozambico. Venne condotta un’inchiesta ufficiale che comportò la responsabilità dell’incidente all’equipaggio stesso, in quanto non si sarebbero rispettate in maniera regolare le procedure di atterraggio.

La vedova di Samora, Graça Machel – che diventerà più tardi moglie di Nelson Mandela – non credette a tale inchiesta così come buona parte della popolazione del Mozambico, incolpando il governo sudafricano dell’Apartheid per l’incidente. Lo stesso Nelson Mandela anni più tardi compì un’ulteriore inchiesta a riguardo, la quale fece trapelare molti dubbi. Non era un segreto, d’altronde, che Samora fosse un personaggio scomodo al governo sudafricano, in quanto sostenitore dell’ANC e comunista.

Il coraggio di Machel Samora ancora oggi dev’essere un punto di riferimento nella lotta all’oppressione imperialista e nella critica allo sfruttamento delle popolazioni africane. Il suo operato può restare ancora un modello ideologico, nel contesto della lotta di classe da contrapporsi a tale schiavismo, che oggigiorno impedisce un’emancipazione decisa dei popoli nelle loro terre. Ma certa sinistra nostrana, cresciuta anticamente a pane e marxismo, sembra essersi dimenticata tutto questo.

(di Lorenzo De Min)

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