Alla scoperta del Pessoa politico

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Fernando Pessoa rappresenta indubbiamente uno dei più importanti letterati del ‘900. Non si può non pensare alla cultura portoghese o immergersi nei vicoli di Lisbona senza far riferimento all’universo generato dalle sue opere e dai tanti eteronomi che caratterizzano la poetica e allo stesso tempo l’originalità di questo autore. Alvaro de Campos Ricardo Reis Alberto caeiro e Bernardo Soares sono personaggi con una propria biografia vita e storia molteplicità o lacerazioni dell’io riconducibili alla mente e ai tanti volti del pensatore lusitano. Tutt’ora appare complicato rintracciare il suo lascito, gran parte della sua opera è infatti stata composta solo dopo la sua dipartita. Un esempio su tutti può essere il libro dell’inquietudine, una serie di frammenti messi insieme nel tempo.

In questo articolo si vuole però fare luce su un altro aspetto del suo pensiero poco considerato, ovvero quello politico. Nel primo ‘900 in Portogallo si assiste alla caduta della monarchia. Il passaggio alla repubblica sarà tormentato e instabile, per poi sfociare in seguito al colpo di stato del 1926 nell’instaurazione del regime autoritario Estado Novo con a capo Antonio Salazar. Solitamente quando si fa riferimento al pensiero di un autore, in particolare quello politico, non può che scattare quella fastidiosa operazione di esaltazione o rimozione che avviene nel nostro Paese a opera di una “certa qual cultura”. La quale accetta o meno, monopolizza e trasforma ideologicamente artisti considerati di sinistra e ghettizza coloro che rientrerebbero nella cultura di destra.

Il caso di Pessoa non fa eccezione. A detta del lusitanista Giorgio dell’Arti, una vera e propria polemica si aprì nel lontano 1994 quando per la prima volta in Italia vennero pubblicati gli scritti di sociologia e teoria politica ad opera di Brunello de Cusatis e attraverso i quali emergeva un Pessoa antidemocratico, elitario, antiborghese e nazionalista, in un certo senso anarchico di destra, e facendo riferimento anche alla sua esperienza occultista, al suo lato esoterico, accostabile ai vari Evola, Junger ecc.. A seguito di ciò, tanto per cambiare rispetto ai giorni nostri, fece seguito un articolo su Repubblica in cui l’autore veniva etichettato come fascista. Insomma un copione letto e sentito in tanti altri casi editoriali.

Per chi volesse avvicinarsi alla grande opera di questo scrittore non possiamo che far nostro l’invito di Brunello de Cusatis: “Alla fine, ognuno, dopo aver rimosso quella pregiudiziale che vuole che nella cultura, così come nella politica, i buoni stiano tutti da una parte ed i cattivi tutti dall’altra, sarà libero di scegliere il Pessoa che più gli aggrada. E questo, in virtù del fatto che non necessariamente l’artista che si occupa di politica si porta dietro la grandezza letteraria, né chi è interessato al Pessoa poeta deve obbligatoriamente condividere anche la sua posizione ideologica o i suoi ideali”.

(di Emilio Bangalterra)

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