I rischi della guerra commerciale di Trump con la Cina

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si vanta spesso delle sue capacità imprenditoriali visionarie, e i suoi sostenitori acclamano l’ex magnate dell’immobiliare per la sua intelligenza raffinata. Critici e detrattori, d’altra parte, puntano la sua impulsività, la sua spericolatezza e la sua mancanza di attenzione.

Quest’ultima caratteristica del 45 ° presidente sembra più che ampiamente comprovata quando, questa settimana, ha lanciato una guerra commerciale con la Cina e spaventato i mercati petroliferi globali per il suo bellicoso scontro con l’Iran.

Viste le dirette ripercussioni delle azioni di Trump per gli Stati Uniti e, più in generale, per l’economia internazionale, ci si chiede come lui possa essere considerato un guru dell’economia.

Per quanto riguarda la Cina, l’amministrazione Trump ha messo in pratica le sue minacce di alzare le tasse di 34 miliardi sulle esportazioni cinesi. Trump minaccia di alzare le tariffe su tutti i beni cinesi importati negli Stati Uniti – qualcosa che vale 450 miliardi di dollari l’anno. Pechino condanna il “primo sparo” della “più grande guerra economica della storia economica” e risponde con delle tariffe sui beni americani.

Gli avvertimenti di Pechino che “nessuno vince in una guerra commerciale” si sono fatti sentire sui mercati finanziari, timorosi che un’escalation di tensioni tra le due più grandi economie del mondo possa portare conseguenze in tutto il mondo.

Anche negli USA, il pugno duro di Trump con la Cina ha avuto rapide ripercussioni. Le industrie associate agli elettori di Trump si stanno preoccupando dell’impatto delle contromisure cinesi. Il New York Times ha scritto: “I produttori siderurgici americani, le compagnie energetiche e i produttori di automobili sono preoccupati. Alcune imprese stanno tagliando personale, rimandando gli investimenti e riducendo i costi”.

Se l’amministrazione Trump va fino in fondo con la sua guerra commerciale con la Cina, allora è altamente probabile che l’economia americana, così come il resto del mondo, cada in recessione.

Non che questa conseguenza fosse oscura. È piuttosto ovvia, in un’economia globale così strettamente intrecciata, e specialmente tra le due più grandi economie nazionali. Già, l’economia americana è stata colpita, eppure Trump, il presunto guru del business, cavalca ciecamente verso l’abisso.

L’altro campanello d’allarme della scarsa visione di Trump è il suo show con l’Iran. La richiesta che tutte le nazioni cancellino le esportazioni di petrolio dall’Iran sta spingendo in alto i prezzi. Il maggiore prezzo del petrolio, di nuovo, colpirà l’economia internazionale e la crescita statunitense in particolare. Le cose possono solo peggiorare se Trump insiste nel cercare di isolare l’Iran, il quarto maggiore produttore petrolifero mondiale.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha detto, questa settimana, che il suo paese è pronto a bloccare l’oleodotto del golfo persico, se il piano americano di porre un embargo sul petrolio iraniano continuerà. Rouhani si riferisce allo Stretto di Hormuz, la sottile linea d’acqua che connette il golfo persico a golfo dell’Oman e rifornisce il resto del mondo. Circa un terzo di tutto il petrolio mondiale passa ogni giorno da Hormuz. Milioni di barili dall’Arabia Saudita, Kuwait, Iraq ed Emirati Arabi Uniti passano da questa lingua di acqua non più larga di venti miglia. In un chiaro avvertimento verso gli Stati Uniti, Rouhani ha detto che a Hormuz passa “tutto il petrolio, oppure niente”, intendendo che l’Iran non starà seduto a osservare Trump tagliare le esportazioni a zero.

Si può discutere se l’Iran ha il diritto di chiudere lo stretto di Hormuz. Anche le navi petroliere del suo vicino Oman passano di lì. Ma queste considerazioni legali sono probabilmente irrilevanti. Gli Stati Uniti vedranno qualunque ostilità dell’Iran come una minaccia ai propri interessi vitali, e dunque come un atto di guerra. L’Iran potrebbe tranquillamente ribattere che gli USA hanno già dichiarato guerra tagliandogli la sua linfa economica.

La marina statunitense ha detto che si assicurerà che lo stretto di Hormuz resti aperto a qualunque costo. Significa inevitabilmente guerra. Nessuno dubita che gli alleati degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita, gli Emirati e Israele saranno più che felici di unirsi in un attacco contro l’Iran.

In un evento così estremo, l’economia mondiale affronterà un blackout. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, e l’economia internazionale crollerà a un punto morto. Gli USA la sua ben nota dipendenza dal petrolio a basso prezzo hanno molto da perdere.

Dire che Donald Trump somiglia ad un “enigma” è forse un aggettivo troppo elaborato per descrivere i suoi modi di fare. In effetti, a volte è difficile capire perché dica e faccia certe cose. (Si spera che, quando Trump incontrerà il russo Vladimir Putin a Helsinki la prossima settimana, i due leader possano trovare una sorta di comprensione).

Ma una cosa sembra fin troppo evidente dall’infelice impatto di Trump sull’economia globale – non è un guru visionario. Il suo modo di fare è quello di un toro in un negozio di porcellana. Bendato.

(da MintPress – traduzione di Federico Bezzi)

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