Le potenzialità del governo giallo-verde

A Più di due mesi dal voto e dopo settimane di consultazioni, con ogni probabilità, sorgerà a breve un governo sulla base dell’intesa tra MoVimento 5 Stelle e Lega. Salvini e Di Maio hanno trovato l’accordo su chi sarà il Presidente del Consiglio e proposto il nome del giurista Giuseppe Conte a Mattarella, che ora deve solo assegnare l’incarico vista la maggioranza gialloverde in entrambi i rami del parlamento.

L’alternativa al Governo a trazione populista sarebbero state due, un terribile governo tecnico presieduto in qualche modo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (anche se non si capisce con che maggioranza), oppure il ritorno alle urne (che senza un’improbabile riforma della legge elettorale avrebbe prodotto ancora una situazione di ingovernabilità) non avrebbe, con ogni probabilità, spostato nessun equilibrio.

Sebbene chi scrive questo articolo non sia un elettore di nessuno dei due movimenti che formeranno l’imminente Governo, non posso che prendere atto delle grandi possibilità che l’intesa tra 5 Stelle e Lega hanno da offrire. Innanzitutto per la prima volta dalla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, l’Italia avrà a Palazzo Chigi non un dipendente delle alte sfere che governano da Bruxelles ma un esecutivo che sebbene in maniera non drastica si pone su posizione euroscettica.

All’interno dell’ormai noto contratto di governo – nella sezione dedicata a debito pubblico e deficit – si legge in maniera chiara e netta che la volontà sarà quella di andare a rinegoziare quei trattai europei che da anni vincolano l’Italia a politiche di austerità.

Mentre nel capitolo propriamente dedicato all’Unione Europea si recita: ”Al di là della definizione del quadro generale va riesaminato il complesso sistema di regole del mercato che si è andato accumulando nel tempo che non risponde agli interessi dei cittadini. Vanno debellati i fenomeni di dumping all’interno dell’Unione, eliminate le decisioni lesive degli interessi della piccola industria, valorizzate le nostre eccellenze produttive, perseguite le contraffazioni, le violazioni dei marchi e la circolazione dei falsi, proibendo le confusioni tra “Made by Italy” e “Made in Italy” e imponendo la dichiarazione di origine dei prodotti”. Ossia il contrasto di tutti quei fenomeni permessi all’interno dell’Unione che vanno a danneggiare il tessuto economico italiano.

Un altro grande beneficio per il Paese sarebbe quello legato alla lotta all’immigrazione clandestina, vero fardello che la posizione geografica italiana abbinata alle politiche di accoglienza volute da Bruxelles fanno cadere sull’Italia. Infatti, nonostante le grosse divergenze in politica migratoria tra Lega e M5S a prevalere è stata la componente leghista (che molto probabilmente otterrà anche il Ministero dell’Interno così da poter implementare tali politiche).

Nell’accordo siglato da Di Maio e Salvini si evince la volontà di una lotta dura al fenomeno migratorio sregolato: con aumento dei fondi destinati ai rimpatri, snellimento della tempistica dei riconoscimenti, maggior controllo sul business dell’accoglienza legato alle cooperative, impegno nella redistribuzione dei rifugiati all’interno della Comunità Europea e operazioni in mare atte a mettere alle strette gli scafisti e portare i migranti nel primo porto sicuro (che generalmente è in Tunisia).

A far ben sperare sulle reali potenzialità di questo Governo sono stati anche i media mainstream che in base ai dettami dell’ideologia neoliberista prona alle folli politiche europee hanno rilanciato, in fretta e furia, le ormai consuete preoccupazioni dei mercati, l’aumento delle spred e gli appelli dei vari eurocrati allarmati dal governo populista che sta per sorgere in Italia.

Anche i risvolti politici di questa alleanza, inimmaginabile fino a poco tempo fa, sono interessanti. Se guardiamo la sponda grillina è palese che l’accordo di Governo metta in minoranza quella componente pentastellata legata in vari modi alle lobby progressiste e poco avvezze alle sovranità nazionali. Mentre prendendo in analisi le conseguenze dell’inedito asse gialloverde e le relative critiche di Berlusconi (arrivato addirittura a chiedere a Mattarella di affidare l’incarico a lui) possiamo immaginare che la Lega salviniana possa finalmente superare l’ormai vetusta logica del centrodestra, così da poter finalmente costituire quel fronte sovranista da molti sperato in Italia.

Nonostante i molti punti positivi il contratto di governo legastellato presenta anche degli aspetti critici. Primo fra tutti il mantenimento della proposta di reddito di cittadinanza, non tanto per problemi di coperture, ma per la logica stessa che anima questa proposta. L’Italia oggi ha bisogno di un taglio netto del costo del lavoro e delle tasse (elementi comunque presenti nell’accordo), la necessità è quella di rimettere in moto l’economia e di conseguenza rianimare il mercato del lavoro.

Oltre che costoso pagare potenziali lavoratori per stare a casa è controproducente per il tessuto socioeconomico, in particolare se si considera che gli uffici di collocamento pubblici – quelli che per inteso dovrebbero occuparsi di cercare una soluzione lavorativa a chi percepisce il reddito di cittadinanza – trovano un occupazione a circa il 2% degli iscritti.

Anche la stretta sull’immigrazione irregolare, nonostante sia legittimata dal sentire comune, dovrebbe fare i conti con la magistratura, che in Italia è ostaggio delle correnti della sinistra sessantottina e progressista. Basti pensare a come questa vera e propria casa abbia reso carta straccia le legge Bossi-Fini ed il reato di clandestinità.

Come abbiamo potuto quindi vedere, nonostante alcuni lati ‘oscuri’, le potenzialità del Governo in divenire sono molte, così come alto è il rischio di una debacle che potrebbe significare la fine politica di Salvini ed il rinvigorimento delle altre forze politiche del centrodestra. Vedremo nei prossimi mesi (speriamo anni) come andrà a finire, ma il tempo delle parole ora è finito: facciamoli governare.

(di Pietro Ciapponi)