5 maggio, 197 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte

Ei fu. Siccome immobile,

Dato il mortal sospiro,

Stette la spoglia immemore

Orba di tanto spiro,

Così percossa, attonita

La terra al nunzio sta”

-Manzoni, “Il cinque maggio”.

Così apre Manzoni una delle sue più celebri poesie: “Il 5 maggio”, scritta in seguito alla notizia della morte dell’uomo che più di tutti gli altri incise a chiare lettere il suo nome nella storia moderna e contemporanea: Napoleone Bonaparte. Un nome così importante da aver segnato un periodo della storia europea e mondiale; non è un caso infatti se ci riferiamo al periodo che va dal 1799 al 1815 con il termine di “Napoleonico”. Napoleoniche sono le divise, napoleonici gli eserciti, napoleoniche le riforme e napoleonico è il diritto codificato dall’imperatore francese.

Ed è proprio sulla straordinaria parabola del generale còrso che s’è fondata la sua grandezza: nato nella Corsica da poco ceduta dai Savoia alla Francia, il giovane ufficiale d’artiglieria fu rivoluzionario, generale, politico, console, giurista e Imperatore. Grazie al suo genio militare infatti Napoleone fu il primo borghese ad autoproclamarsi imperatore del I Impero francese. Nonostante abbia provato a dar vita ad una nuova dinastia regnante in quell’Europa dei grandi ed antichi casati, Asburgo e Savoia in primis, Napoleone fu invero il grande esportatore degli ideali della rivoluzione francese che non fu una rivoluzione di popolo, ma la grande vendetta della borghesia contro l’aristocrazia.

È proprio a partire dalle rivolte parigine contro l’ultimo dei Borbone che prese piede lo Stato Nazionale come lo conosciamo noi oggi: il tricolore francese venne sventolato dai proletari così come dai borghesi e dalla classe media parigina e francese in rivolta contro il dominio dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica che fino ad allora aveva dominato il paese. Grande politico e giocatore, l’astro del Bonaparte brillò più intenso nell’arte della guerra. Lo storico della guerra inglese Basil Liddell Hart lo ha infatti dichiarato, forse non a torto, come il “più grande stratega della storia”.

Capace infatti di rivoluzionare l’arte militare del suo tempo, Napoleone seppe cogliere i grandi cambiamenti portati dalla rivoluzione e dalla leva di massa dichiarata dalla Repubblica francese, portando scompiglio fra gli eserciti di Piemonte, Austria, Russia, Prussia ed Inghilterra. Le sue tattiche e strategie sono studiate ancora oggi come dei capolavori. Le vittorie ad Austerliz, Jena, Eylau, Friedland e la mancata vittoria di Waterloo, (persa per errori dei suoi marescialli), sono fra i suoi maggiori successi. Quasi sempre in inferiorità numerica e circondato da nemici, Napoleone seppe utilizzare al meglio non solo i suoi uomini e le loro qualità, ma anche la morfologia del territorio, riuscendo così ad avere la meglio dei più forti eserciti del mondo a lui contemporaneo.

Napoleone nel suo esilio a Sant’Elena in mezzo all’Oceano Atlantico

 

Non potendo giustiziare un nemico tanto forte ed indomito, i monarchi europei si decisero a rinchiuderlo in una prigione d’orata, l’unico modo infatti per fermare una mente tanto geniale come quella di Napoleone Bonaparte era quello di allontanarla da tutto e tutti portandola fuori dal mondo. Relegato come prigioniero prima sull’isola d’Elba, da cui riuscì a scappare, e poi nell’isolotto Atlantico di Sant’Elena, Napoleone spirò il 5 maggio 1821 a causa di un tumore allo stomaco. Le ultime parole di questa meteora del XVIII secolo andarono a ciò che amò sopra ogni altra cosa: “Francia, esercito – capo dell’esercito – Giuseppina.”

“Tu dalle stanche ceneri

Sperdi ogni ria parola:

Il Dio che atterra e suscita,

Che affanna e che consola,

Sulla deserta coltrice

Accanto a lui posò”.

-Manzoni, “Il cinque maggio

(di Marco Franzoni)