Centro “Machiavelli”: Siria, pericolo migrazioni e ruolo italiano

Un dossier sulla guerra siriana con particolare attenzione all’interesse nazionale italiano. È quanto ci propongono Dario Citati e Daniele Scalea per conto del Centro di studi politici e strategici “Machiavelli”.

Di questo testa val la pena evidenziare, in particolare, il punto sul ruolo italiano e sulle possibili conseguenze del conflitto, che potrebbero investire il nostro Paese. Uno su tutti il forte fenomeno migratorio e il conseguente problema legato alla sicurezza.

Si legge infatti: “La guerra civile in Siria ha portato verso l’Europa grosse masse di profughi, con tutti i problemi di natura socio-economica ad esse connessi. Inoltre diversi espatriati siriani, o persone capaci di farsi identificare come tali, hanno partecipato ad attentati terroristici in Europa, rivelando come questo flusso di persone difficilmente controllabile costituisca una grave falla alla sicurezza. In Siria si trovava, e ancora si trova seppure non più sotto forma statuale, il centro d’irradiazione del terrorismo che ha investito il continente negli ultimi anni provocando centinaia di vittime. Solo grazie all’accorta opera delle nostre forze di sicurezza l’Italia è finora rimasta immune a tale tipo di attacchi.

Problemi di natura sociale ed economica, con tutta una serie ripercussioni che uno scontro geopolitico sull’area potrebbe avere anche per il BelPaese:

Il conflitto dentro la Siria acuisce le tensioni tra Iran e Arabia Saudita, Iran e Israele, Russia e USA. Vista la prossimità geografica, il rilievo delle importazioni petrolifere, la strategicità del Canale di Suez, e a fronte del troppo trascurato strumento militare di cui dispone, l’Italia si troverebbe in balia delle ricadute di qualsiasi ulteriore crollo statuale, guerra civile o conflitto inter-regionale che dovesse esplodere nel Vicino Oriente o in Nordafrica. Anche le tensioni tra USA e Russia sono negative, poiché è opinione diffusa in Italia – e supportata da solidi fatti – che Mosca non costituisca una credibile minaccia per la NATO. Continuare a prioritizzare il confine orientale in nome d’una presunta minaccia russa non fa che rendere trascurata la frontiera meridionale, laddove si addensano più sfide e minacce per tutta l’Alleanza Atlantica; ma con l’Italia – vista la posizione geografica – in avanguardia.”

Cosa fare dunque? L’opinione degli autori del dossier è chiara:
Il Governo italiano dovrebbe pertanto concorrere a stemperare le tensioni catalizzate dalla Siria, dissuadendo alleati e partner da azioni di forza avventate e da posizioni di troppo radicale contrapposizione verso interlocutori necessari, quale la Russia. Così come già riuscì a fare al tempo del Vertice di Pratica di Mare, l’Italia può fungere da mediatore tra USA, Europa e Russia, la cui partnership è imprescindibile per la stabilizzazione della Siria. (…) L’Italia potrà in tal senso agire attraverso i canali bilaterali, quelli multilaterali come NATO e UE, e non ultimo anche l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, di cui assumerà la Presidenza di turno a partire dal 1 gennaio 2018 per dodici mesi”

(La Redazione)