La fake news del migrante eritreo “morto per fame”

Nei giorni scorsi ha suscitato clamore la notizia di un migrante eritreo di 22 anni, sbarcato a Pozzallo il 12 marzo assieme ad altre 91 persone dalla nave della ONG spagnola Proactiva Open Arms, che i media hanno riportato essere deceduto “per fame”. L’uomo, il cui nome non è stato reso noto, è stato immediatamente trasportato all’Ospedale Maggiore di Modica, in condizioni gravissime e con un peso corporeo di soli trenta chili. Nonostante i primi soccorsi, l’eritreo è deceduto.

La notizia, riportata da tutti i principali media, ha suscitato immediatamente la reazione di chi perora la causa dell’immigrazione senza regole né distinzioni. Il sindaco di Pozzallo si è sbilanciato nel paragonare i migranti agli “ebrei nei lager”. Le condizioni nelle quali versa la Libia post-Gheddafi sono ben note, il trattamento che ricevono i disperati ingannati dalla promessa dell’Eldorado europeo anche. Tuttavia, se la notizia della morte del giovane ha suscitato il giusto sdegno, altrettanta visibilità non ha avuto la smentita della Procura di Ragusa (vedi sotto) la quale specifica come l’uomo in questione non sia effettivamente morto “per fame” -il che sottintenderebbe uno stato di inedia a causa delle condizioni del paese dal quale proviene- ma “per pregressa malattia in fase terminale”. Solo alcuni media, infatti, riportano come l’uomo avesse già al momento dello sbarco “problemi respiratori” (fonte ANSA) o “tubercolosi” (Repubblica), certamente aggravati dalla permanenza negli ormai tristemente noti centri di detenzione libici.

Pur inaccettabili le condizioni nelle quali sono ridotti in stato di schiavitù le persone in Libia -un evento causato direttamente dalle condizioni nelle quali la NATO ha ridotto il paese- è altrettanto inaccettabile che i media italiani usino l’arma del sensazionalismo per escludere qualunque dibattito sull’immigrazione, e imporre l’idea che essa sia un fenomeno senza altra soluzione che l’accoglienza indiscriminata, con tutte le conseguenze che sono a noi ben note.

(La redazione)