Come le ONG aiutano militarmente i “ribelli moderati” e Il caso del “Dr Manpad”

Le maggiori testate occidentali, per costruire la loro narrativa faziosa su quanto sta accadendo nel Ghouta orientale, pendono dalle labbra del profilo Twitter di Zahed Katurji, che il Guardian si spinse addirittura ad intervistare. Legato mani e piedi a Hand in Hand For Syria – ONG britannica – è, ai più attenti, il famoso “ultimo pediatra di Aleppo”. Insieme a Bilal Kareem e Lina Shamy, nel dicembre 2016, denunciava le presunte “mattanze” di Damasco con gli AK-47 di Jabhat al-Nusra alle spalle. “Gran parte dei bombardamenti russi e del regime sono sulle case e sui negozi. Stanno cercando di annientare qualsiasi forma di vita non sia sotto il controllo di Bashar al-Assad”, diceva nei suoi video e scriveva nelle sue lettere.

Oggi l’esercito siriano bombarda un deposito di armi di Jaysh al-Islam? Lui lo trasforma in un ospedale tramite appositi video di propaganda nei quali scredita il governo siriano per smuovere la comunità internazionale ad intervenire militarmente contro di lui. Si sente aria di “attacco chimico”? Contribuisce a preparare il set cinematografico con il solito bambino per rafforzare il piagnisteo mediatico. Il perché è molto semplice: è un qaedista, lo dimostra la foto in cui ha un Manpad in mano, sistema missilistico anti-aereo a corto raggio di fornitura saudita o statunitense. Ad uno sguardo più ampio, tale fenomeno dovrebbe fare riflettere. Si evince che dietro il paravento dell’aiuto umanitario, tali organizzazioni fungono, di fatto, da copertura ai gruppi takfiri e salafiti. Analogamente ai White Helmets operano, infatti, solo nelle ormai poche aree sotto il loro controllo. Doni 1000€? 500 vanno all’acquisto di ipotetiche cure mediche, l’altra metà al fondo cassa per fornire loro aiuti militari da usare negli scenari bellici contro l’asse russo-sciita. Contate fino a dieci, prima di buttare i vostri soldi.

(di Davide Pellegrino)