+Europa di Emma Bonino, tra propaganda e falsità

Che in campagna elettorale ogni partito e partitino cerchi di portare acqua al proprio mulino è un dato di fatto della democrazia. La benzina di ogni movimento politico è infatti il voto del cittadino, senza di questa anche il più serio e motivato dei programmi elettorali rimarrebbe nero inchiostro su carta. A maggior ragione, in una campagna elettorale come questa, nel corso della quale stiamo assistendo ad una gara al rilancio fra promesse più o meno realizzabili e sempre più utopiche, dobbiamo aspettarci di tutto.

Da che mondo è mondo, un elemento costante dei programmi elettorali dei partiti di tutte le democrazie globali è il tentativo non solo di consolidare l’approvazione del proprio bacino d’utenza, ma anche quello di attirare nuovi elettori alla propria causa. Di conseguenza poter conoscere l’intenzione di voto di operai, medici, ingegneri, nullafacenti, studenti ed artigiani ci permette di comprendere la base elettorale del tale partito, e dunque la presa che questo ha sulle diverse “classi”, (uso qui il termine nel suo significato marxiano ortodosso), che compongono la popolazione. Ed è analizzando queste statistiche che notiamo come ci sia una tendenza, da qualche anno a questa parte, che sta invertendo i bacini elettorali dei partiti della Repubblica.

Per farla breve gli operai che hanno da sempre votato a sinistra, (estrema e non), ora tendono a votare partiti di protesta come i 5 Stelle, o di destra quali la Lega di Matteo Salvini. Non ci dobbiamo dunque scandalizzare se sul suo profilo Facebook il leader del Carroccio pubblichi anche foto che lo ritraggono a grigliare salamine in giardino a petto nudo con una birra in mano. L’operaio, il comune cittadino, l’artigiano, si rispecchiano così nel candidato premier della Lega, abbattendo quella quarta parete che a volte allontana le persone comuni dalla politica.

Se i cittadini comuni, i lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese, non votano più a sinistra, chi lo fa? Se il proletariato non è più di sinistra, chi vota a sinistra? la risposta è semplice: quelli che un tempo erano elettori democristiani o del centrodestra. Avvocati, giudici, magistrati, medici, notai, banchieri e professori sono il nuovo fulcro della sinistra contemporanea; sempre pronti ad appoggiare politiche di tagli ed austerità.

Una grande fetta degli elettori del PD, e a quanto pare dai sondaggi, di Liberi ed Uguali e +Europa con Emma Bonino, sono invece gli studenti universitari. Giovani che, nel pieno degli studi accademici, credono nelle politiche europeiste e in quell’“Europa” che hanno conosciuto attraverso le lenti del progetto “Erasmus”. Non è un caso dunque, se fra le varie proposte che sono state messe sul piatto dai partiti in vista del 4 marzo, LeU ha presentato il taglio netto delle tasse universitarie.

Una promessa totalmente irrealizzabile, ma capace di rafforzate la presenza del partito di Grasso fra le fila degli studenti fuorisede e non. Ancor peggiore è la propaganda messa in atto in questo periodo dal nuovo fiammante progetto di Emma Bonino. Sulla pagina Facebook di +Europa, che oggi corre alle politiche solo grazie all’intervento del cattolico Tabacci, il neopartito sostiene che senza l’Unione Europea non esisterebbe nessun Erasmus, nessuno scambio con l’esterno, nessuna possibilità di frequentare università al di fuori dell’Italia. Niente di più falso.

Che senza Europa non esisterebbe un progetto Erasmus è in sé vero, ma gli scambi fra le università – sovvenzionati dalle stesse – esistono da sempre, ed anzi sono alla base del progetto Erasmus, che non è altro se non un contenitore condiviso. Studenti italiani potranno continuare ad andare a studiare nel Regno Unito, come tutt’ora possono frequentare università russe, americane, argentine, brasiliane, turche, cinesi e giapponesi: il tutto magicamente senza necessità di Erasmus.

Per qualche voto in più, si sa, si farebbe di tutto, anche minacciare la cessazione di qualsiasi progetto extranazionale di studio all’estero. +Europa punta tutto sugli studenti, quella classe “colta” ed “istruita” che all’estero ha votato contro la Brexit e contro Trump, sancendo in questo modo la crisi e la fine della sinistra tradizionale legata al proletariato e all’operaio.

(di Marco Franzoni)