Potere al Popolo, altra perla: “antimafiosi” ma contro il 41bis

Puntualmente, ogni anno, esponenti dei Radicali o della sinistra liberal-petalosa chiedono alle istituzioni di modificare, o addirittura eliminare, il 41 bis, ossia il cosiddetto “regime di carcere duro”. Motivazione? “E’ lesivo nei confronti dei diritti umani”.

E’ il caso, negli ultimi giorni, di Potere al Popolo. Una proposta a dir poco scellerata, ed è la storia a parlare. Prima di tale norma, quindi negli anni ’50, ’60 e ’70,  ai tempi del Grand Hotel Ucciardone, la cupola di Cosa Nostra continuava ad esercitare il suo potere anche da reclusa.

Capi quali Gaspare Mutolo erano i padroni e da lì ordinavano, indifferentemente, tanti omicidi ed intimidazioni quanti piatti di lasagne al forno per i suoi solidali. Abolirlo o revisionarlo significa, di fatto, far tornare alla luce tutto ciò. Impedire a gente come Leoluca Bagarella o Giuseppe Graviano di tenere rapporti normali con l’esterno non significa vendetta, brutalità o barbarie, bensì legalità e buon senso. Discorso a parte è quando viene applicato anche a soggetti potenzialmente non pericolosi.

L’errore, tuttavia, non è nella legge, bensì nel suo processo di applicazione. I sepolcri imbiancati di Potere al Popolo confondono le due cose, segno di una assoluta non conoscenza della materia giuridica più elementare. Una cosa imperdonabile, però, se finisce per fare un favore alle organizzazioni malavitose presenti sul territorio.

(di Simone Nasazzi)