L’Europa occidentale è in ginocchio: povertà, droga, immigrazione incontrollata, assenza di stato sociale

Un tempo la “bestia venuta dall’Est”, ossia il socialismo reale, era il mostro terrificante che tutto l’Occidente dipingeva a fosche tinte. L’esempio concreto, volevano indurci a ritenere, della malfunzione totale di un regime descritto come “antiquato”, “inadatto”, “ingiusto”. Questa feroce lente d’ingrandimento, oggi, non è quasi più utilizzata e soprattutto non la si adopera per vedere le misere condizioni nelle quali versa l’Europa occidentale la quale sembra oramai in ginocchio, schiacciata verso il pavimento della storia dal peso delle sue nequizie e falsità manifeste.

In Francia, numerosi sindaci di varie città hanno rivolto a Parigi una sorta di grido d’allarme: le cittadine d’oltralpe sono ricolme di rifugiati, portando queste comunità sull’orlo del collasso. I fondi nazionali destinati all’emergenza immigrazione, frutto di varie scelte sconsiderate del governo centrale sia in politica estera che negli affari interni, fanno sembrare le città di Bordeaux, Lille, Rennes, Grenoble, Strasburgo, Tolosa e Nantes giganteschi “parcheggi” dove lo spazio è oramai assente per poter accogliere l’immensa folla di uomini che ha già scavalcato i confini dell’Europa. Nella nota inviata al governo, che ha il tono di una supplica, si legge: “L’anno 2017 è terminato con un enorme aumento delle richieste d’asilo, e l’arrivo di nuovi rifugiati pone sotto pressione le amministrazioni locali”. Parlano già di una emergenza sociale su scala nazionale, proponendo persino una sorta di “rete” di collaborazione fra le diverse città e cittadine francesi per distribuire l’infinita massa di arrivati.

Anche da Parigi giungono notizie rammaricanti: non più celebre unicamente per il fascino storico e artistico che la rese la più luccicante delle capitali, ora l’ombra oscura del fallimento, del degrado e del sovraffollamento la oscura minacciosamente. Gli abitanti del 10mo e 19mo distretto hanno richiesto il mese scorso a gran voce un nuovo centro per gli immigrati, sottolineando lo stato malsano in cui questi immigrati sono lasciati a loro stessi: per “proteggersi” dai litri di urina che inondano le zone nelle quali sono accampati i richiedenti asilo, ai quali l’assistenza è garantita unicamente da volontari mentre lo stato francese guarda chissà dove, vogliono persino sottoscrivere collettivamente la costruzione di una barricata. “Questo sistema distrugge il nostro distretto, l’immagine dei richiedenti asilo e i loro diritti. Andrebbe trasformato per aiutare queste persone a ritornare normalmente nelle loro nazioni. Se ciò non sarà fatto entro la fine dell’anno, il nostro gruppo inizierà uno sciopero della fame” ha dichiarato a RussiaToday Pierre Vuarin, portavoce dell’associazione dei residenti del quartiere.

I numeri degli immigrati a Parigi sono cresciuti a dismisura, soprattutto dopo la chiusura del centro di Calais ad agosto dello scorso anno. Ci si domanda, ragionando senza orpelli pregiudiziali, sino a quando la Francia potrà accogliere e sino a quando le infrastrutture, i quartieri e le città reggeranno sotto il peso di una fiumana infinita di persone in fuga dai conflitti spesso causati dallo stesso Occidente in Siria e Afganistan? Lo stesso Presidente francese Macron promise che per la fine del 2017 non ci sarebbero stati più rifugiati accampati per le strade parigine, ma già il primo periodo dell’anno nuovo dimostra quanto la sua sia stata una promessa da marinaio: in migliaia languono ai bordi delle vie, in attesa della realizzazione dei tristemente celebri “centri di accoglienza”. Si può notare in questa presunta soluzione una chiara impronta demagogica: anziché frenare il fenomeno, pensando con numeri alla mano all’impossibilità materiale di rispondere realmente ad un’intera crisi umanitaria in atto in determinate zone del Mondo, si preferisce costruire ulteriori centri per allocare ulteriori immigrati. Il governo francese vuole così svuotare l’Oceano con un guscio di noce, giacché così il problema resta il medesimo.

Nel frattempo anche la metropolitana parigina diviene un posto pericoloso e dominato dal degrado, figlio sin troppo legittimo del lassismo politico-amministrativo e di visioni utopiche e falsificanti sulla società “multiculturale”: il sindacato dei manovratori dei treni della metro (l’Unsa RATP) ha chiarito sin troppo bene lo stato delle cose diramando un comunicato di protesta, inviato al Ministro dell’interno francese Gerard Collomb e anche al sindaco Anne Hidalgo. Le fermate Marx Dormoy e Marcadet-Poissonniers, sulle linee 12 e 4, sono stazioni estremamente pericolose: senzatetto, spacciatori di crack e tossicomani gridano, litigano violentemente o persino invadono i binari.

Non si sono fatti attendere i casi di attacchi e aggressioni anche sui treni in fermata e i manovratori hanno riferito che salteranno queste fermate, sino a quando non sarà garantita la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri tramite anche una maggiore presenza di poliziotti. Protestano anche le guardie penitenziarie francesi: il 15 gennaio, in migliaia hanno bloccato l’accesso a diverse prigioni francesi protestando per i pericoli ai quali sono sottoposti quotidianamente ormai; Christian Ganczarski, un ex membro di Al-Qaeda, ha attaccato e ferito più di una guardia nel carcere di massima sicurezza di Vendin-le-Viel armato di forbici e lame da rasoio. Ganczarski rischia di essere estradato negli Stati Uniti per la sua sospetta partecipazione nientemeno che agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York. Il responsabile del sindacato delle guardie penitenziarie, Jean-Francois Forget, ha riferito quanto segue a Europe1: “Il nostro staff subisce dai 4000 ai 5000 assalti all’anno assieme a 20 episodi nei quali uno dei nostri colleghi è preso in ostaggio. Quando finirà tutto questo? Quando qualcuno sarà ucciso?!”.

Non vanno sicuramente meglio le cose oltre la Manica: il governo di Theresa May è praticamente sotto scacco da parte del Partito Conservatore che la sta accusando, con prove alla mano, di non essere capace di dare soluzioni alla crisi in corso dei senzatetto in Gran Bretagna. Il Public Accounts Committe, organo della Camera dei comuni del Parlamento britannico, ha redatto un rapporto nel merito: il numero di persone che dormono all’addiaccio, dal 2011, è balzato in alto del 134%. Numeri da collasso in poche parole: “… l’azione limitata che il governo ha posto in essere ha trascurato l’urgenza così grave del caso, il suo approccio ‘light-touch’ (con tocco leggero) di lavoro assieme alle autorità locali per affrontare il problema dei senzatetto è chiaramente fallito”, si legge nel rapporto. Questa crisi sociali senza pari colpisce gravemente anche la qualità della vita: la speranza di vita di uno di questi diseredati scende orribilmente a 50 anni e i più piccoli sono costretti a un percorso scolastico di qualità inferiore a causa delle assenze.

Si è anche fatta largo la critica verso i meccanismi del famigerato “mercato”, tramite le dichiarazioni del membro del Parlamento inglese Meg Hillier (labourista), a rispondere adeguatamente alle esigenze abitative. Il “mercato”, libero e invincibile, dimostra di essere inadeguato, inadatto e ingottato ma nessuno realmente si sofferma su questo punto con tutta l’attenzione necessaria: guai a turbare il sonno nel quale tutti, da sin troppo, siamo costretti a larvare; potremmo anche renderci finalmente conto che i “mercati” sono una follia criminale che sta decimando patrie e masse, grazie al placito consenso di politici inadatti, senza spirito critico né realmente al servizio dei rispettivi popoli e nazioni. Gli ospedali britannici e il NHS (Servizio sanitario nazionale) sono nel frattempo già stati bollati come “da Terzo Mondo” dal dr. Richard Fawcett: non si è sbagliato a quanto pare né ha esagerato, visto che i dirigenti ospedalieri inglesi hanno detto che il NHS sta fronteggiando “… la peggior crisi invernale da 30 anni, alcuni pazienti hanno dovuto sostenere attese di 12 ore a causa di un picco dell’influenza invernale”. Se il dr. Fawcett o un suo collega direttore sanitario assistessero a ciò che, con malefica routine, avviene nei nostri ospedali tiranneggiati da budget assurdamente bassi, strutture obsolete e personale in deficit, resterebbe pietrificato.

In fine, concludiamo questo piccolo viaggio attraverso le stridenti ineguaglianze occidentali dei nostri giorni, andiamo in Grecia: da qui, per la nostra “cara” stampa main-stream non sembrano arrivare notizie né aggiornamenti. Quello che fu denominato “il più grande successo dell’Euro” da Mario Monti, dimostra le “vittorie” eclatanti che sta consegnando al popolo greco: martedì 16 gennaio, riporta la Reuters, più di 10mila persone si sono radunate di fronte al Parlamento ad Atene per protestare contro l’ennesimo piano grondante lacrime e sangue a scapito dei greci. Il governo di “sinistra” ha approvato un altro documento per le politiche di austerità, che già hanno falcidiato l’intera nazione ellenica, senza battere ciglio. Mentre una sorta di nuovo governo provvisorio continua a mantenere fede alle promesse fatte ai banchieri e gerarchi europei, il popolo greco si rivolta per la fame lanciando pietre: le nuove “riforme” accettate a capo chino dal governo di Tsipras, già in passato osannato dalla nostra “sinistra” nostrana”, prevedono misure più severe contro i sindacati e impongono tagli ulteriori ai vari benefit.

Quando potremo proclamare, con voce forte e all’unisono, che “i mercati” sono una sciagura, un sistema obsoleto, inadeguato, inefficiente, tirannico e ingiusto di governare? La società e dunque tutti noi, intanto, continuiamo a inveire troppo su ciò che fu, mentre la mortifera realtà contemporanea non subisce alcuno strale.

(di Pietro Vinci)