Perché Oprah presidente sarebbe una pessima scelta

Mehdi Hasan è un giornalista inglese. Collaboratore di Al Jazeera English, ha scritto sul New York Times, The Washington Post, The Guardian e il Times of London. Su Twitter: @mehdirhasan

La scorsa domenica, l’hashtag #Oprah2020 è diventato virale sui social media dopo che Oprah Winfrey ha fatto un discorso contro la misoginia e il razzismo al Golden Globe Awards. Anche se in passato Oprah ha sempre negato di volere correre per un incarico pubblico, il suo partner di vecchia data Stedman Graham ha dichiarato al Los Angeles Times che lei “lo farebbe volentieri”, e la CNN riporta che Oprah sta “pensando seriamente” di candidarsi alla presidenza.

Quindi #Oprah2020 sarebbe una cosa seria? La gente sta considerando seriamente la conduttrice e media mogul come un candidato ideale da opporre a Donald Trump tra tre anni? “Non so se Oprah possa essere un buon candidato o un buon presidente”, ha scritto su Twitter l’ex collaboratore di Obama Jon Favreau “ma respingere l’ipotesi solo perché Trump è una celebrità mi sembra miope”.

Davvero? Io sono abbastanza vecchio da ricordarmi i tempi in cui ai liberal fregava qualcosa riguardo all’esperienza, le qualifiche e il giudizio; quando i Democratici ridevano all’idea di Trump -una star dei reality show e imprenditore immobiliare che non sa dire la differenza tra Hamas e Hezbollah- candidato alla presidenza.

Durante la campagna elettorale, l’ex presidente Barack Obama ha descritto Trump come “totalmente privo di qualità”, mancante di “conoscenze basilari” e “impreparato” per il ruolo di comandante in capo. In netto contrasto, sosteneva, “non c’è mai stato nessun uomo e nessuna donna più qualificata di Hillary Clinton per il ruolo di Presidente degli Stati Uniti d’America”.

La Clinton ha definito Trump “totalmente non qualificato”, mentre un editoriale del New York Times, intitolato “Perché Donald Trump non dovrebbe essere presidente” sosteneva che il candidato repubblicano “non aveva nessuna esperienza di sicurezza nazionale”. Tre giorni dopo le elezioni, Vox pubblicava un articolo intitolato “Donald Trump è il primo presidente USA senza nessuna esperienza politica o militare”.

Beh, cari liberal e Democratici, indovinate un po’? Il presidente Oprah sarebbe il secondo. E’ questo ciò che l’America vuole o di cui ha bisogno? Un’altra celebrità senza capacità politiche in possesso dei codici nucleari? Un altro guru miliardario che non ama pagare le tasse? Quanto sarebbe ipocrita, per i Democratici, offrire ai propri elettori un altro candidato non qualificato e privo di esperienza nel 2020, dopo tutto quello che hanno detto su Trump nel 2016?

Certo, Oprah non è una ruggente narcisista né una bigotta razzista; non ha collegamenti con i nazionalisti bianchi; non è accusata di collusione con un governo straniero; e non è stata scoperta a fare pesanti allusioni sessuali. Oprah sarebbe un presidente di gran lunga superiore a Trump, più stabile e più intelligente in qualunque modo immaginabile. Ma il livello politico, tuttavia, è e rimane molto basso.

Come ha puntualizzato la giornalista della CNBC Christina Wilkie su Twitter: “Io amo guardare Oprah mentre dice frasi motivazionali in televisione; ma amo anche sapere che al governo ci sono persone con esperienza politica”.

E che dire dell’ex attore hollywoodiano Ronald Reagan, direbbe qualche supporter di Oprah? Reagan, tuttavia, è stato due volte governatore della California. Obama, a suo tempo accusato di essere un “peso piuma” della politica, era un senatore di lunga esperienza, un ex professore di diritto costituzionale e autore di due celebri libri di scienza politica. Perfino l'”ignorante” George W. Bush aveva vinto due elezioni in Texas prima di gettarsi nel ring presidenziale.

Prima di Trump, gli unici presidenti a non avere mai coperto incarichi politici sono stati Zachary Taylor, Ulysses S. Grant e Dwight Eisenhower. Il primo ha vinto la guerra messicano-americana; il secondo, la guerra civile; il terzo, la seconda guerra mondiale.

Oprah ha fatto qualcosa di lontanamente comparabile? Emozionarsi in TV e regalare automobili può sostituire l’esperienza politica e militare? E’ questo il livello che la cultura politica odierna ha raggiunto?

Vi sembro elitista? Forse. Ma cosa c’è di male nel volere persone con intelligenza, esperienza e qualifiche sul più alto scranno della nazione? Come ha detto l’amico di Oprah, Jon Stewart: “Non solo voglio un presidente d’élite, voglio un presidente che sia mille volte superiore a me; qualcuno che parli sedici lingue e dorma due ore per notte a testa in giù”.

I fan di Oprah potrebbero dire che, comunque, si circonderebbe di persone più intelligenti di lei. Ma non è lo stesso argomento dei supporters di Trump? Vogliamo davvero un altro presidente che rimanda le sue decisioni a ex generali ed ex impiegati di Goldman Sachs? Pensiamo davvero che una conduttrice di talk show che ha promosso le carriere di due imbecilli come Dr. Phil e Dr. Oz, dando anche spazio alle paranoie antiscientifiche di Jenny McCarthy e Suzanne Somers, sia in grado di costruire un “team of rivals” sulla falsariga di Lincoln? Una “Justice Leage” politico-economica? Ma neanche per sogno.

Per essere chiaro: non sto dicendo che Oprah non possa essere, o non sarà mai, presidente. Le profezie sono per gli stupidi, e Trump ha dimostrato che tutto è possibile. I supporter di Oprah sostengono, giustamente, che lei si è spesso opposta al razzismo e alla misoginia. Si è anche opposta alla guerra in Iraq. In un’occasione ha ospitato Michael Moore per parlare della sanità gratuita. E quanto sarebbe un atto di giustizia divina se dopo Trump, eroe dei nazionalisti e dei neonazisti, salisse una donna nera.

I critici di Oprah puntano il dito, altrettanto giustamente, sul suo supporto frontale per le grandi industrie e il suo ruolo come “una delle più grandi capitaliste neoliberiste del mondo”. Si potrebbero anche chiedere: cosa ne pensa Oprah degli attacchi di droni in Pakistan? Del supporto all’Arabia Saudita in Yemen? Delle leggi sulle emissioni inquinanti? Delle assicurazioni sanitarie? Della riforma delle tasse? Ha un piano per la pace in Medio Oriente? Può una persona “sorpresa di sapere che in India mangiano ancora con le mani” affrontare una crisi nucleare nel subcontinente indiano?

Ma andiamo oltre ai pro e i contro di una presidenza Oprah -non posso credere di averlo pensato- e consideriamo altre questioni: quanti danni sta facendo, alla cultura politica, la cultura dello spettacolo? Perché le ideologie, o anche solo le idee, non hanno più importanza? I progressisti non dovrebbero forse esporre le virtù del governo e dell’azione collettiva e, quindi, l’importanza di eleggere persone di capacità, esperienza e competenza? Non dovrebbero forse dire che le star della televisione non dovrebbero candidarsi per il lavoro più potente sul pianeta Terra, indipendentemente dal fatto che si tratti di un uomo arancione chiamato Trump o una donna nera chiamata Oprah?

Qualcuno ha sostenuto che i Democratici non possano sconfiggere Trump senza candidari un’altra celebrità. “Se ti serve un ladro per acchiappare un ladro”, ha scritto il neoconservatore John Podhoretz “allora ti serve una star per acchiappare una star”. Questo non è affatto vero. Nell’agosto 2017, il sondaggio di Public Policy Polling mostrava come Trump fosse indietro rispetto a Joe Biden (15 punti), Bernie Sanders (14 punti), Elizabeth Warren (7 punti), Cory Booker (5 punti) e Kamala Harris (1 punto) in una potenziale elezione del 2020. Lo scorso mese, un sondaggio di NBC e Wall Street Journal mostrava come Trump perdesse contro un “Democratico generico” nel 2020 per almeno 16 punti.

Se cinque differenti senatori più un “Democratico generico” possono battere un presidente repubblicano, perché allora i liberal sono così eccitati per una presentatrice televisiva? E perché poi limitarsi a lei? Perché non includere anche Mark Zuckerberg, Mark Cuban, Dwayne “The Rock” Johnson, Kanye West? Cosa hanno di diverso?

La risposta dei liberal a Trump non può essere: “troviamo la nostra versione di Trump, più grande e migliore”. Come ha scritto giustamente la giornalista Emily Arrowood: “Che Trump sia totalmente privo di qualifiche sarebbe vero anche se lui fosse La Persona Giusta”.

Ironia della sorte, Oprah potrebbe essere a tutti gli effetti La Persona Giusta. Ma rimarrebbe comunque “totalmente priva di qualifiche” quanto Trump. Svegliamoci, signori.

(di Mehdi Hasan, da The Intercept – traduzione di Federico Bezzi)