Siria: dice la verità e Repubblica lo censura
Chi si discosta dalla narrativa che incanala la retorica dei diritti umani in un’unica direzione e legittima, di conseguenza, gli incontri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, le sanzioni, gli embarghi, i “bombardamenti umanitari” e i regime change, è costretto, probabilmente sotto pressioni da oltreoceano, a fare pubblica ammenda su Twitter.
È il caso di Carlo Ciavoni, uno che si era stancato di fare il passacarte e aveva deciso di fare il giornalista. L’ha pagata cara.
Repubblica, con un goffo tentativo probabilmente alle prime luci dell’alba nella giornata di ieri, ha modificato più volte il suo articolo che metteva finalmente in luce l’apparato propagandistico filo-takfiro coordinato dal famoso Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.
Prima della versione “corretta” c’è stato anche una sorta di comunicato di scuse:
Nell’edizione riveduta, per rendere l’osservatorio prima criticato più credibile, cita come esempi il caso di Omran, il bimbo di 5 anni presunta vittima di un raid aereo russo-siriano. Peccato che il padre, in tempi recenti, abbia ammesso di essere stato pagato per una messinscena. Suo figlio, infatti, prima di essere posizionato sull’ambulanza a furor di telecamera, venne precedentemente truccato ed impolverato a dovere.
En passant, inoltre, vengono reputati affidabili ancora una volta i White Helmets, nei cui preparativi per il set cinematografico dell'”attacco chimico” a Khan Sheikhoun si vede chiaramente un qaedista martoriare le carni di un povero bambino nel maldestro tentativo di inscenare una iniezione intracardiaca.
Della serie: ammettiamo dubbi su di esso, ci dispiace che le sue mistificazioni abbiano creato migliaia di morti innocenti ma l’agenda imperialista è la cosa più importante da ottenere, quindi continueremo imperterriti con la nostra propaganda dirittoumanista a senso unico. Agghiaccianti. Quando la toppa è peggiore del buco.
(di Davide Pellegrino)