Terremotati, sarà un altro Natale difficile per gli italiani odiati dallo Stato

Le casette cominciano ad arrivare, questo va riconosciuto. Ma per molti di loro sarà comunque un inverno al freddo.

Il nostro viaggio nelle zone terremotate di Visso, Accumoli e ovviamente Amatrice, intrapreso nei giorni scorsi insieme agli amici Tommaso Longobardi e Figli di Putin ci ha mostrato dolore, stento, qualche situazione risolta ma soprattutto tanto coraggio.

Dopo il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, in pochi lo ricordano, le critiche alla gestione dell’emergenza dell’allora governo Berlusconi non furono molte. Anzi, i primi tempi erano virtualmente inesistenti. Il motivo era che, banalmente, c’era poca materia del contendere.

Con tutto il male che si può pensare di Berlusconi stesso, è innegabile infatti che gli alloggi fossero stati rapidamente consegnati alla popolazione in difficoltà, in meno di tre mesi. Ma l’antiberlusconismo, cancro sociale e mentale diffuso negli ultimi decenni, non poteva stare a guardare.

Ed ecco che nel 2010 trova il modo di scatenare sterile ira mediatica sulla vicenda, attaccando la Protezione Civile, il suo direttore Guido Bertolaso, puntando sostanzialmente su due fattori: le irregolarità nella gestione degli appalti e i ritardi nella ricostruzione del centro della città.

Un colossale fiume di veleno che condusse all’ennesima remissione della politica di fronte allo strapotere della stampa. La Protezione Civile, accusata soprattutto di aver condotto male le operazioni da un punto di vista puramente legale, viene infatti riformata nel 2015: il risultato è un accrocchio di enti depotenziati, incapaci di agire con velocità nei casi più opportuni, sottoposti a lungaggini burocratiche di un’idiozia senza pari (o assolutamente degna di quello che è stato l’antiberlusconismo come fenomeno in sé).

Con tutto il rispetto per chi ci è andato, non ritenevo calzante andare nel Centro Italia a terremoto appena avvenuto. Volevo invece visitare quei luoghi a un certo periodo di distanza, perché nell’immediato, a parte la naturale contrizione per la tragedia in sé, non si poteva analizzare a fondo un aspetto che ritengo molto importante, ovvero la reazione di istituzioni e comunità. Era mia intenzione fare un salto già quest’estate, ma per motivi personali non ho potuto.

Andarci in un inverno, a ormai quasi un anno e mezzo di distanza, mi ha permesso di constatare quanto la stampa e i media mainstream siano sostanzialmente un veleno putrido, degli agenti contrari al bene pubblico interessati solo allo sciacallaggio, ispirati da quel colossale ritardo mentale di cui accennavo sopra, capace di produrre polemica anche quando nel capoluogo abbruzzese, ormai 7 anni fa, la prima voce di attenzione in un contesto tanto disastrato era stata quanto meno garantita, non riservandosi neanche di renderlo strumento di analisi ed eventuale pena postumo, fregandosene altamente dei cittadini.

E così in due giorni incontriamo il signor Renato, che vive in roulotte, sotto lo zero per gran parte della giornata, insieme ad altri sfollati, per lo più anziani, costretti a un bagno comune da utilizzare anche la sera, nella speranza di tenere viva una comunità, quella di Castelsantangelo sul Nera, che difficilmente tornerà a risorgere.

Assistiamo allo spettacolo spettrale delle frazioni nella zona di Accumoli completamente deserte e disabitate, in attesa di essere abbattute in quanto non agibili o, nella migliore delle ipotesi, ristrutturate in un lontano domani, mentre le casette cominciano ad arrivare, con lentezza, solo oggi, ma con la consapevolezza amara che in ogni caso, prima della fine di questo inverno, non ci sarà trippa per gatti. Terracino e Roccasalle sono praticamente centri fantasma, con qualche luce accesa in un buio angosciante, e neanche Forcelle se la passa tanto meglio.

Parliamo con la figlia di Barbara, la donna di 90 anni intervistata da gran parte dei giornali nei giorni scorsi, anche lei in roulotte, dopo una breve fase passata ad Ascoli Piceno, perché vuole vivere dov’è sempre vissuta.

Brindiamo, piccola consolazione, con Alessandro, che ci racconta la felicità di avere una soluzione abitativa agibile ma anche il disagio di abitare nello stesso luogo con altri cittadini che non vivono la stessa fortuna.

La verità è che gli enti preposti sono stati messi, dal 2015 in poi, nelle condizioni di non affrontare emergenze quali sarebbero state quelle del sisma di Amatrice, Visso, Accumoli e quant’altro l’anno successivo. Con il risultato che a 14-16 mesi, come ci fa notare il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, per lungaggini burocratiche e atteggiamenti non inclini a consegnare alloggi nel più breve tempo possibile, molti dormono ancora in roulotte. Spesso per loro scelta, certo. Ma è una scelta coraggiosa. La scelta di chi afferma a questa cultura della trasmigrazione forzata la voglia di morire nella propria terra, l’intenzione di non non spegnere una comunità, ma di tenerla viva.

La scelta di chi in questo paese paga le tasse e viene messo in secondo piano da uno Stato più preoccupato a creare i “corridori umanitari”, sostituendosi di fatto alle deposte ONG, per importare migranti da mantenere a 35 euro al giorno, mentre la figlia di Barbara si deve accontentare di sei misere monete quotidiane. Noi siamo con loro, lo saremo sempre, e nessun concerto alla Camera dei deputati potrà cambiare questo stato di cose.

E non vale a granché la prevedibile obiezione che sottolineerà il numero relativamente contenuto di 10mila “rifugiati” da accogliere in diversi mesi contro le centinaia di migliaia degli anni scorsi, quando venivano “salvati” dai sedicenti umanitari. E’ il principio ad essere profondondamente sbagliato, immorale, incivile.

Un cittadino italiano paga le tasse, e in virtù di tali tributi dispone di un diritto di supremazia esclusiva su quella che è casa propria, e di nessun altro. Una casa che continua a mantenere di tasca propria perfino quando viene distrutta da un sisma.

La “dedica” non può che venire rivolta ai penosi pseudo-giustizialisti dal cuore immigrazionista il cui unico interesse è la pubblicità mediatica, i click sul sito, in barba a qualsiasi interesse pubblico, che hanno pure la faccia tosta di denunciare con prosopopea moralista.

Buon Natale, con tutti i limiti del caso.

(di Stelio Fergola)