La povertà materiale degli italiani e quella morale dei media mainstream

Mentre tutti si sono concentranti sulla sostanzialmente innocua manifestazione di Forza Nuova contro quell’autentico organo di disinformazione che si fa chiamare “LaRepubblica” e sulle supposte fake news provenienti dalla Russia, l’ISTAT ha rilasciato dei dati molto importanti sulla povertà in Italia, che in molti si sono “dimenticati” di commentare e analizzare.

Secondo il nostro istituto di statistica sarebbero oramai a rischio povertà ben 18 milioni di italiani, ossia 1/3 circa dell’intera popolazione presente nella Nazione. Il dato, che sorpassa inaspettatamente ogni più nera previsione, dimostra che la situazione sociale nel Paese è gravissima, a dispetto degli annunci di ripresa economica che il premier Gentiloni si affanna a pronunciare ogni volta che può.

La povertà sta dilagando sempre più in larghi strati della popolazione senza freno alcuno.
I motivi sono, ovviamente, molteplici. Tuttavia, alcuni hanno avuto maggiore rilevanza di altri. Tra questi, si possono annoverare anzitutto tutte le politiche che dagli anni ’90 in poi hanno praticamente azzerato lo stato sociale fino ad allora presente in Italia, un tempo uno dei più avanzati a livello mondiale.

Ciò è avvenuto con le scuse più disparate – austerity, spending review, spread – e così oggi i risultati nefasti di queste politiche. Emblematico esempio di quanto sopra descritto è il declino del sistema pensionistico, già trattato su queste colonne. Storia, peraltro, tristemente comune a quella di altri istituti di welfare state.

Tutto questo, unito al costante ed ininterrotto processo di precarizzazione del lavoro, nonché alla delocalizzazione in altri Stati delle principali industrie nazionali con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, ha prodotto la tragica situazione della povertà in Italia descritta dai freddi calcoli dell’ISTAT.

Una autentica vergogna che ha molti artefici riconoscibili, oltre alla classe dirigente politico/economica italiana ed europea. Parlo, nello specifico, anche del giornalismo c.d. “mainstream” che ha supportato in tutti questi anni le scellerate politiche sopra descritte con la sua subdola azione di propaganda costante senza soluzione di continuità.

Una propaganda che in tanti non hanno dimenticato e mai potranno dimenticare.

(di Manuele Serventi Merlo)