«Ragazze cover che hanno vestito un sogno di altri tempi, mai più tornati» scrive «La Repubblica», ripescando un vecchio articolo per accodarsi alla propaganda anti-iraniana e facendo largo uso di immagini in maniera del tutto strumentale e senza una contestualizzazione storica. Per il quotidiano di Scalfari il regime di Muhammad Reza diventa dunque un «sogno», un paradiso umanitario e di «diritti». Eppure la storia è ben diversa, come scrive il prof. Massimo Campanini nel suo «Storia del Medio Oriente contemporaneo» (il Mulino, Bologna, pag. 162)
«Ci si può chiedere allora come mai il regime di Muhammad Reza sia andato in crisi e sia crollato. Ci sono molte spiegazioni. Certamente, il governo dello scià era del tutto irrispettoso dei diritti umani e delle libertà individuali, cosicché non era amato dalla maggioranza della popolazione. Ma la causa più importante risiede nel fatto che l’occidentalizzazione e la secolarizzazione a marce forzate che lo scià voleva imprimere al paese entrarono in profonda contraddizione con la cultura tradizionale e alienarono le simpatie per il regime di parte consistente degli iraniani, che si sentirono oggetto di intollerabili violenze culturali».
Un regime coloniale fedele agli USA, quello dello scià, dotato di una delle polizie segrete più spietate della storia: «Dopo la caduta di Mossadeq – racconta Campanini – lo scià ebbe mano libera per governare in modo sempre più autocratico e assoluto. Organizzò una potente, ramificata e spietata polizia politica, la Savak, che si rese colpevole di repressioni, omicidi e torture».
(di Roberto Vivaldelli)