Jihad e Califfato nella Brianza lecchese

È di martedì 31 ottobre la notizia rimbalzata sui giornali locali del lecchese, dell’espulsione per terrorismo dell’iman cittadino kosovaro Idriz Idrozovic. I carabinieri del comando provinciale di Lecco hanno dato esecuzione al decreto di espulsione nei suoi riguardi per motivi di sicurezza nazionale.

L’imam kosovaro predicava tra la comunità islamica di Costa Masnaga, un piccolo comune della Brianza lecchese, ed era secondo i carabinieri del nucleo di Lecco, affiliato a gruppi terroristici in Kosovo. Era in Italia dal 2008 e aveva ottenuto il permesso di soggiorno anche grazie al patronato CGIL che gli aveva sbrigato le pratiche.

Non è il primo caso di terrorismo nella Brianza lecchese; negli ultimi 24 mesi gli arresti e i decreti di espulsione sono scattati per diversi membri della comunità islamica, l’anno scorso sei membri vennero arrestati per affiliazione terroristica nel comune di Bulciago, addirittura uno di loro aveva un fratello morto tra i combattenti stranieri salafiti, che combattono in Siria contro il legittimo governo di Bashar al-Assad.

L’anno prima a Barzago, una donna albanese, lascia marito e figli per entrare nelle fila del “califfato” sempre in Siria. Più recentemente quest’anno a Merate, un magrebino viene arrestato per sospetta affiliazione terroristica.

Questi sono solo i casi più eclatanti balzati agli occhi della cronaca. Una piccola e tranquilla comunità di provincia lombarda che conta nemmeno 100 mila abitanti quella della Brianza lecchese, che si trova a dover far fronte al pericolo di proliferare di vere e proprie cellule terroristiche, aizzate dalla propaganda integralista salafita di imam ben noti alle forze dell’ordine e alla comunità stessa.

La provenienza dei soggetti coinvolti in attività terroristica è variegata, va dal Magreb agli stati balcanici del Kosovo e Albania, ma tutti hanno un minimo comune denominatore: predicare odio e distruzione nei confronti della civiltà occidentale, e di quegli stati arabi laici come la Siria.

Un vero e proprio sottobosco, ma non tanto nascosto, dove trova terreno fertile la propaganda jihadista e terrorista, dove viene facile anche organizzare ponti di comunicazione con i paesi di provenienza dei terroristi, e con il fronte di lotta jihadista occidentale.

Nella buona parte dei casi tali soggetti terroristi, operavano da anni indisturbati, apparentemente integrati nella società Brianzola, ma non è così. Ovviamente c’è chi parla di semplici casi sporadici e isolati, e c’è chi pre grida alla strumentalizzazione e al populismo, ma la situazione è totalmente diversa.

Viene facile capire che questi personaggi organizzano la propria rete di cellule e adepti meticolosamente, attraverso un lavoro costante e persistente negli anni, e che hanno scelto i piccoli comuni lecchesi per uno scopo ben preciso, stare lontano dai riflettori della metropoli milanese.

In una piccola società provinciale può essere più facile adescare nuovi discepoli del male, sopratutto quando le condizioni stesse delle comunità islamiche versano in precarie condizioni di integrazione.

Quando nell’essenza comunitaria più stretta ovvero la famiglia ci sono dei problemi di integrazione con la società italiana, che vengono sempre unilateralmente dai soggetti stranieri, pescare nuove menti da sottoporre al lavaggio del cervello integralista viene facile da parte di certi imam , che ormai hanno prevalentemente quello come scopo di vita.

È ormai un cancro metastatizzato all’interno delle nostre piccole e una volta tranquille comunità di provincia, e con la prospettiva di una politica sempre più propensa all’apertura delle frontiere senza filtro e controllo degli immigrati, sarà sempre peggio.

La colpa di questa situazione non può che ricadere anche sullo scellerato pensiero muticulturale, dove la convivenza etnica diventa ghettizzazione e scontro, dove i valori della civiltà di riferimento ( quella italiana), vengono sistematicamente calpestati.

Ci dovremo purtroppo abituare a vigilare noi stessi e riportare comportamenti sospetti dei nostri “insospettabili” vicini di casa stranieri, segnalando alle forze dell’ordine ogni qual volta lo riterremo opportuno.

(di Simone Nasazzi)