L’assurda situazione dei padri separati

Il caso di Marco Della Noce, ex comico di Zelig che interpretava il personaggio del “meccanico della Ferrari, finito sfrattato di casa e costretto a dormire in macchina a causa della separazione dalla moglie e degli alimenti che deve versare alla stessa, ci ha riportato ad evidenziare la drammatica situazione in cui versano molti padri separati italiani.

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di mariti separati dalle mogli che versano in condizioni economiche di povertà, dovendo spesso ricorrere a mense e dormitori della Caritas o a strutture nate ad hoc per poter avere un tetto sotto cui dormire e un pasto caldo al giorno. Questa situazione è frutto di una assurda e sbilanciata legislazione in materia oltre che della sua applicazione.

Nonostante l’Italia sia stata addirittura più volte condannata dalla corte europea per il trattamento verso i padri separati, e la Cassazione con sentenza del 10 Maggio 2017 abbia sancito che il diritto all’assegno divorzile esiste solo quando ci sono le condizioni di mancanza di autosufficienza economica, e non per il mantenimento dello stesso tenore di vita durante l’esistenza coniugale, continua ad avvenire, per la stragrande maggioranza dei casi, una disparità di trattamento penalizzante nei riguardi dei padri e mariti separati.

Quasi sempre la casa coniugale viene assegnata alle mogli in virtù del fatto che, anche laddove venga applicato l’affido congiunto dei figli, la donna viene considerata il coniuge più debole; quindi spesso i padri si vedono costretti a lasciare casa accollandosi spese di mutuo, il mantenimento per moglie e figli, le spese straordinarie e quelle relative al doversi trovare una nuova sistemazione.

Partendo da fatto che la tutela dei figli è sacrosanta, e che il loro mantenimento, oltre che il diritto alla dimora sicura, sono doverosi, non si riesce spesso a capire perché tale obbligo ricada quasi sempre economicamente sulle spalle del padre. Oltretutto per esercitare il diritto di visita i padri devono avere un’abitazione adatta per accogliere i figli; i più fortunati trovano aiuto dai genitori, ma chi si ritrova solo spesso è costretto ai dormitori o a sistemazioni di fortuna, e perciò non possono ospitare i figli, perché la sistemazione viene ritenuta non adatta.

La situazione è, quindi, nella maggioranza dei casi, totalmente a vantaggio delle mogli, le quali si ritrovano a disposizione la casa coniugale con la possibilità di una piena indipendenza economica.
Fino all’intervento recente della Cassazione, la ex moglie aveva anche la libertà di convivenza con il nuovo partner nella casa coniugale , e questa nuova condizione non le precludeva il diritto a mantenere l’assegno divorzile.

Ovviamente dopo la presa di posizione della corte, che sancisce che una nuova convivenza modifica le condizioni economiche dell’ex coniuge, le cose sono cambiate, ma viene comunque facile trovare un escamotage ed evitare di dimostrare che ci sia un’effettiva convivenza. In un contesto di crisi economica ed occupazionale, l’accanimento economico nei riguardi dei padri separati o divorziati, ha portato molti di essi a piombare in uno stato di povertà assoluta.

Uno Stato dovrebbe combattere la povertà non favorirla attraverso l’interpretazione e l’applicazione squilibrata delle leggi. Oltre ai doveri di buon padre e ai presunti obblighi verso l’ex coniuge ci dovrebbe essere la dignità di ogni persona, che non può essere cancellata da una disparità di trattamento.

Dov’è la dignità in un padre che prova vergogna a guardare in faccia i propri figli a causa della sua situazione di povertà economica ? Quale esempio ed educazione ne possono trarre questi da tali situazioni ? In un periodo nel quale si parla ( spesso a vanvera) del concetto di genitorialità, come qualcosa che si può tranquillamente comprare al supermercato, perché nel caso di molti padri non viene giustamente tutelata?

In una società dove, dalle fila del pensiero politicamente corretto femminista si alzano grida incessanti contro il sessismo e il maschilismo imperante, la condizione di questi padri fantasma disperati viene dimenticata in assoluto silenzio. Forse hanno la colpa di essere maschi, forse semplicemente la loro condizione è un prodotto della vera imperante società individualista, dove le libertà di alcuni contano più dei diritti di una collettività.

(di Simone Nasazzi)