Perché l’inchiesta dell’OPAC sui fatti di Khan Sheikhoun è falsa

L’OPAC, dando credito alla tesi secondo la quale Bashar al-Assad, a Khan Sheikhoun, il 04 aprile 2017, avrebbe utilizzato armi chimiche ai danni dei civili, si scredita palesemente alla luce delle azioni condotte.

Infatti, l’inchiesta, se la si legge, non ha alcuna validità scientifica, in quanto condotta non mediante l’invio di funzionari sul posto bensì con l’ausilio di immagini satellitari ed interviste ad attivisti e testimoni, legati sempre all’Idlib Media Center, quindi alla cosiddetta “opposizione.”

Di fronte alle richieste russe, cinesi ed iraniane di istituire una commissione d’inchiesta ad-hoc netto il rifiuto insieme alle potenze occidentali tutte. Motivazione? “Damasco non concede la possibilità agli organismi internazionali di recarsi in quei luoghi perché zona militare”. Accuse palesemente fallaci ed infamanti se si possiede una minima conoscenza degli eventi accaduti in precedenza.

Dopo il presunto attacco chimico nel Ghouta orientale la mattina del 21 agosto 2013, gli ispettori ONU erano stati appositamente incaricati dal governo per far luce sia su quest’ultimo che su quello avvenuto, pochi giorni prima, a Khan al-Assal, nel governatorato di Aleppo, costato la vita a 51 patrioti siriani. Alla luce di ciò, non esiste scusa o motivazione valida da parte dei funzionari dell’OPAC per essersi rifiutati di visitare la base aerea di Shayrat, parzialmente colpita dall’attacco con 59 Tomahawk ordinato da Donald Trump la notte tra il 6 e il 7 aprile c.a.

Quest’ultima è lontana chilometri dal fronte e avrebbe garantito la totale sicurezza per verificare la presenza di materiale chimico o meno. La verità è che al Palazzo di Vetro si sono ridotti a fare le inchieste in teleconferenza e ad utilizzare ridicoli voli pindarici per soddisfare determinati interessi a stelle e strisce. Un carrozzone completamente inutile e sottomesso al bias politico. Se non fosse una tragedia ci sarebbe da ridere.

(di Davide Pellegrino)