Il fanatismo progressista contro un sussidiario scolastico

I circoli dell’intellighenzia al caviale che con la loro insopportabile boria tengono banco all’interno di qualsiasi dibattito pubblico in essere nel nostro Paese hanno trovato un nuovo ladrone da crocifiggere, un altro animale da sacrificare sull’altare del politicamente – e fanaticamente – corretto, l’ennesimo mostro da sbattere in prima pagina.

La Casa Editrice “Il Capitello”, specializzata nella pubblicazione di testi didattici rivolti alla docenza nei due principali cicli di istruzione, ha dato alle stampe la nuova edizione del sussidiario “Diventa protagonista”, di cui gli studenti delle elementari potranno avvalersi per lo studio di materie quali la storia, la geografia, le scienze e la matematica. Il lavoro in questione, sviluppatosi sotto la guida del defunto Professor Mario Amulfi, è stato vergato dalle penne di Mariantonietta Berardi, Leonardo Giorgi ed Irma Rubaudo.

Gli autori, secondo il tribunale popolare all’uopo istituito, si sarebbero macchiati del più imperdonabile tra gli errori che un educatore possa commettere agli occhi del fondamentalismo progressista, quello cioè di non avere alterato la ricostruzione delle realtà secondo il paradigma ideologico oggi di riferimento, di avere esercitato dell’imparzialità.

Insomma, per farla breve, i tre non hanno mostrato asservimento alcuno nei confronti della conformista cultura dominante. Probabilmente però così comportandosi non immaginavano quale ciclone li avrebbe travolti. Stando a quanto riporta “Repubblica.it” il passaggio incriminato sarebbe il seguente:

“È aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nord Africa. Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti”

Viva Dio! Finalmente, qualcuno osa accantonare i bizantinismi dialettici e le forzature concettuali che quotidianamente condiscono la declinazione della tematica immigrazione per riportarla ad una dimensione maggiormente coerente. Questa sarebbe la giusta e misurata lettura dei fatti. Invece no, le righe appena riportate hanno alzato un polverone a dir poco dirompente, suscitando le ire di commentatori vari e, occorrenza alla quale siamo oramai abituati, anche quelle di non poche cariche istituzionali.

Tale protesta è stata nel particolare veicolata per voce di due delle più influenti rappresentanti del nuovo dogma dell’integrazione: il Ministro Fedeli, evidentemente desiderosa di mettere al servizio della collettività il know how acquisito tramite l’invidiabile percorso formativo concluso in gioventù, e l’eroina di Lampedusa, l’ex Sindaco Giusi Nicolini. Costei dal canto suo sembra invece avere dimenticato che proprio l’esasperata enfasi e l’impegno profusi nell’articolazione del sistema accoglienza abbiano portato i suoi concittadini a non rinnovarle il mandato.

«Speravamo che fosse tutto finto, invece è vero. Questo è quello che si racconta su un sussidiario di quinta elementare. Qualcuno deve rispondere». Tanto recitava il cinguettio pubblicato il 24 Ottobre dall’account di “Baobab Experience”, “Collettivo di azione autogestita formato da liberi cittadini che accolgono migranti in transito a Roma”. Ad accompagnare il tutto una bella foto che ritrae il paragrafo della discordia. Cosa esattamente questi gentiluomini speravano fosse finito?

Ciò che tutti noi speriamo finisca presto è il flusso dell’interminabile ondata di disperati che per mare e per terra continuano a riversarsi sul nostro suolo nazionale nella perpetua alimentazione del più deprecabile di tutti i traffici, quello degli esseri umani. E di cosa per inciso quel “qualcuno” dovrebbe rispondere? Di avere chiamato le cose con il proprio nome? Di avere espresso una verità lapalissiana? Siamo alla più completa follia.

Poco dopo la Nicolini riprendeva il tweet in questione chiamando in causa il Ministro Fedeli, puntualizzando così: «Questi libri sono stati adottati per formare i cittadini di domani all’intolleranza. Chi ha scelto questo testo?». Non possiamo fare a meno di considerare intollerabile l’inopportunità di una simile uscita. I “cittadini di domani” – cosa significa?

Diamo per scontato che si faccia riferimento ai ragazzi italiani delle scuole – sviluppano una tendenza non all’intolleranza, ma certamente alla diffidenza verso questi individui allogeni che sempre in maggiore misura affollano senza motivo i nostri centri abitati perché da un giorno all’altro vedono stravolti gli equilibri che regolano il loro mondo, la loro società, i nuclei urbani nei quali sono nati e cresciuti, e nessuno si prende la briga di spiegargli quello che sta accadendo.

Sono amministratori locali come la Nicolini che dovrebbero cospargersi il capo di cenere e prosternarsi al cospetto del popolo italiano, qualora tale espressione significhi ancora qualcosa, implorando perdono per l’ingiustificabile condotta tenuta. Per coronare questo encomiabile simposio ha pensato bene di intervenire anche il Ministro Fedeli, in un certo senso, la padrona di casa.

In un comunicato stampa pubblicato sul sito web del MIUR il 25 Ottobre si legge «L’educazione si fa con dati verificati, con contenuti oggettivi, con un linguaggio rispettoso. Bisogna fornire alle studentesse e agli studenti strumenti analitici e approfonditi, diversamente si fa cattiva educazione».

Ebbene, Oltre la Linea ha recentemente avuto modo di prendere in considerazione i “dati verificati” cui la Fedeli fa riferimento, presentandoli con atteggiamento neutrale e sciorinando una puntuale dovizia di particolari. Sono dei numeri implacabili, che delineano una realtà preoccupante, e non lasciano spazio ad alcun margine di strumentalizzazione.

Per cui, questa addestratrice di leoni dovrebbe esimersi dal trattare surrettiziamente argomenti che non le competono e limitarsi ad operare il minor numero possibile di danni nel governo della carica che ricopre. Il problema vero, ci permettiamo di constatare, è che in questo Paese il sistema scolastico ha perduto ogni tipo di riferimento. Etico, valoriale, ed ovviamente pedagogico.

Invece di sbraitare come dei forsennati ogni qualvolta si presenti qualcuno che dimostri un poco di obbiettività nell’espletamento della propria professione, i signori che sono responsabili della Pubblica Istruzione italiana farebbero bene a porre mano ad una struttura che presenta più d’una magagna. Quella rimasta libera, qualora ne siano capaci, dovrebbero invece mettersela sulla coscienza.

(di Giovanni Rita)