Elezioni austriache: il “sovranismo” prende forza, ma c’è poco da sorridere

Nella scorsa settimana si sono svolte le elezioni legislative austriache, che hanno visto come protagonista il giovane Sebastian Kurz, leader del Partito Popolare Austriaco (organizzazione che pur rifacendosi al PPE rappresenta una delle sue emanazioni più conservatrici assieme al Fidesz di Orban).

Il risultato in termini percentuali è stato del 31,5% per l’OVP, 27,1% per l’FPO e il 26,8% per i social democratici del SPO. Il secondo protagonista della tornata elettorale è stato proprio il movimento nazionalista guidato da Strache che ha visto i consensi del suo movimento aumentare di oltre il 6%. Il crollo annunciato della sinistra poi non c’è stato, i socialdemocratici si sono infatti attestati all’incirca alla stessa percentuale delle scorse elezioni. Questi numeri ci pongono davanti a due importanti considerazioni.

In primo luogo il fatto che nonostante la vittoria delle destre possa fare a sorridere questa non fa altro che mostrarsi per quello che è, ossia una specchietto per le allodole. Il travolgente successo di Kruz è nato da un netto spostamento a destra del suo partito sul tema dell’immigrazione, in questa maniera i conservatori hanno ridotto i voti dei nazionalisti che sembravano lanciati, fino a qualche mese fa, verso una schiacciante vittoria.

La campagna elettorale potrebbe quindi rivelarsi una semplice mossa politica per aumentare i consensi, in quanto i vincitori del OVP sono nettamente favorevoli all’Unione Europea, il loro programma economico è liberista e non c’è nessuna critica alla globalizzazione, se non nel suo aspetto più eclatante di islamizzazione della società europea.

Stesso discorso vale per i nazionalisti del FPO, che nonostante abbiano posizioni più critiche nei confronti dell’Unione Europea, in caso di vittoria non avrebbero avuto nessuna intenzione di andarsene da tale monolite plutocratico, bensì avrebbero avuto la pretesa di “migliorarlo ed umanizzarlo”.

Queste infatti le dichiarazioni di Vilimsky, numero due del partito delle libertà austriaco, sull’euro: “La soluzione ideale sarebbe avere due euro, uno per il Nord Europa, l’altro per il Sud, in modo che entrambe le aree economiche abbiano più spazio di manovra”. E la strada per migliorare l’UE sarebbe quella tracciata dal gruppo Visegrad, come dimostra questa affermazione:” Vogliamo fare leva su questi per riformare la Ue, rivalutare il ruolo degli Stati nazionali, il recuperare le tradizioni europee e difendere i confini del Continente.”. Insomma un riformismo di destra dell’Unione che però non intaccherebbe le sue fondamenta.

Altra considerazione, assai più importante ma forse meno evidente, è che pare ormai palese la profonda volontà dei popoli, come dimostrato qua e là per l’Europa dagli avventi dai vari movimenti sovranisti, di voler dirigersi nella direzione contraria di quella tracciata dall’establishment, dagli intellettuali del potere e dai mass media, ossia la strada della multiculturalizzazione forzata che garantirebbe un futuro apolide, anglofono e con il crollo del welfare per le nuove generazioni col definitivo avvento della dittatura del mercato.

(di Pietro Ciapponi)