Per “Libération” denunciare un molestatore è razzista

Il governo francese, per iniziativa del Ministro delle Pari Opportunità Marlene Schiappa, ha in campo una serie di leggi volte a rendere penalmente perseguibili le molestie sessuali fisiche e verbali non solo con sanzioni pecuniarie, ma anche con il carcere. L’obiettivo è di fornire ulteriori deterrenti alle violenze femminili e maggiore protezione legale per le donne.

Tuttavia il quotidiano di sinistra -ma da anni di proprietà della famiglia Rothschild- Libèration lancia una bizzarra petizione, firmata da diversi professori universitari francesi: la legge in questione, per i firmatari di tale appello, sarebbe “volta a colpire le persone delle classi inferiori e i migranti“, i quali “già subiscono quotidianamente i controlli della polizia e le violenze delle forze dell’ordine”.

L’articolo in questione fa presagire le proprie intenzioni fin dal titolo: “Contro la penalizzazione delle molestie di strada”, sottotitolo: “Le aggressioni verbali alle donne sono già vietate negli spazi di lavoro, perché vogliono specificatamente colpire un luogo frequentato per lo più da persone già stigmatizzate socialmente e razzialmente?”. Il succo dell’articolo si può riassumere in questo capoverso: “Inserendo la categoria ‘molestia di strada’ nel campo penale, la strada diventa precisamente il nuovo bersaglio dei politici. Allo stesso tempo prende di mira le persone che la occupano, le quali appartengono spesso agli strati sociali inferiori, vittime di povertà e razzismo”.

Chiaro, no? Tutte le molestie sono condannabili, ma alcune sono meno condannabili di altre: precisamente quelle che provengono da persone che evidentemente, secondo i firmatari, sono o sarebbero già oppresse dalla società, dunque da non danneggiare ulteriormente. La verità la leggiamo tra le righe: non solo lo stesso malcelato razzismo che ha guidato le parole della nostrana avvocata Di Genio per la quale “il migrante non sa che non si stupra, non si può pretendere che lo sappia”, ma anche il solito giustificazionismo basato sulla provenienza, la presunta attenuante dell’etnia.

Nelle nostre cronache recenti, come gli stupri di Rimini e Firenze, ci è stato ripetuto che “lo stupro è stupro” a prescindere da chi lo compie e verso chi. Perfettamente condivisibile; cosa diranno dunque ora queste stesse persone davanti a tale petizione? Non è purtroppo la prima volta che l’atteggiamento di tolleranza verso gli stranieri sfocia nella totale riverenza al punto da chiudere gli occhi anche su fatti gravi per evitare infamanti accuse di razzismo e xenofobia, ma si può davvero affermare davanti a un’aula che il molestatore in quanto straniero è più giustificato di un molestatore autoctono?

L’articolo, infine, propone una soluzione all’odioso problema dei molestatori poveri: “sarebbe meglio sviluppare la formazione del personale di polizia, dei giudici e degli avvocati per spiegare gli ingranaggi delle violenze sessuali ed il continuum esistente tra tutte queste forme di violenza, in tutti gli spazi sociali”. Non offrire strumenti penali per permettere alle donne di difendersi, ma scuole serali per veri o potenziali molestatori e al massimo uno schiaffetto sulla mano. Possiamo stare certi che la soluzione dei professori della Sorbonne sarà una rivoluzione, in quelle periferie dove si è fortunati ad uscirne tutti interi. Ammesso che i firmatari, le zone disagiate tanto amate, le abbiano mai viste in vita propria.

(Di Federico Bezzi)