La Cina interviene in aiuto di Venezuela e Iran e contro le sanzioni USA

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Nelle guerre economiche, al pari delle guerre tradizionali, l’offensiva di un esercito è forte quanto la difesa contro la quale si scontra. Il Segretario al Tesoro dell’amministrazione Trump Steven Mnuchin è stato molto zelante nel fare approvare nuove sanzioni unilaterali contro i governi, singoli individui o aziende di Iran, Venezuela e Corea del Nord. Ma nessuna di queste sanzioni di fatto funziona perché il sistema finanziario statunitense e il dollaro non sono più gli unici maggiori giocatori sullo scacchiere dei mercati internazionali.

Il Venezuela, dopo anni di discussioni, ha finalmente deciso di smettere di vendere le sue vaste riserve di petrolio in dollari statunitensi annunciando che ora prezzerà le proprie risorse in yuan cinesi. La decisione è arrivata dopo che la Cina ha annunciato che permetterà di negoziare i contratti petroliferi in Yuan, facilmente convertibili in oro sulle borse di Shangai e Hong Kong.
Il recente summit dei BRICS in Cina si è molto incentrato sull’indipendenza monetaria degli stati membri; un invito nemmeno troppo implicito a liberarsi della dipendenza dal dollaro USA.

Già molte nazioni asiatiche ed euroasiatiche hanno iniziato commerci bilaterali in monete locali, e sia la Cina che la Russia si sono mostrate interessate nella creazione di nuove valute per il commercio sia tra i BRICS che la galassia dei loro partners (i cosiddetti BRICS+). A ciò si aggiunga che Cina e Russia hanno espresso interesse nella creazione di una criptovaluta BRICS che, se sostenuta dai membri più potenti del blocco, può mostrarsi un valido modello di scambio intercontinentale capace di liberare dal dollaro sia i piccoli commercianti che le grandi industrie dell’area.

E’ stato anche annunciato che l’azienda cinese CITIC ha aperto una linea di credito con l’Iran pari a dieci miliardi di dollari. Questo flusso di denaro opererà in Yuan e Euro, scavalcando completamente il dollaro. Gli investimenti cinesi in Iran, un importante partner della Nuova Via della Seta, sono accompagnati da investimenti piccoli ma significativi da parte di compagnie europee. Mentre l’Unione Europea tende a copiare gli USA nella maggior parte delle proprie politiche, quando si parla di Iran molti paesi europei non si dimostrano cinichi quanto gli Stati Uniti.

Come conseguenza, gli Stati Uniti si stanno ponendo da soli fuori dai mercati. I mercati emergenti non hanno sentito l’effetto delle sanzioni grazie a una combinazione di nazioni sempre più autosufficienti, mentre a loro volta gli Stati Uniti sono un paese sempre meno autosufficiente; senza contare che oggi la Cina può sostenere le economie emergenti con tutti i capitali di cui necessitano, e può farlo a condizioni molto più convenienti di quelle offerte dagli Stati Uniti. Al netto dei comici tweets di Donald Trump, l’economia della Corea del Nord sta a sua volta crescendo e molta di questa crescita è dovuta ai progetti interni. La capacità della Corea del Nord di estrarre e raffinare il proprio petrolio è superiore a quanto il Dipartimento del Tesoro americano dichiara.

Non ci si deve stupire che la Russia, la quale sta espandendo i propri legami economici con la Corea del Sud, abbia espresso il desiderio di dare vita a iniziative economiche sia con Seul che con Pyongyang. Non solo la cosa ha senso a livello economico, ma usa la crescita economica come mezzo per raffreddare le tensioni diplomatiche e militari causate dalle tensioni. Di fatto, l’unico effetto delle sanzioni è stato quello di avere aumentato le tensioni internazionali, creando scarsità di beni di prima necessità nella popolazione. Al contrario, gli investimenti economici si sono mostrati un’ottimo modo per ridurre i contrasti tra le nazioni.

Oggigiorno la capacità degli Stati Uniti di assediare una nazione è limitata dal fatto che la Cina è pronta e disponibile a finanziare qualunque porta che gli Stati Uniti lasciano aperta. E’ il caso di Venezuela e Iran. Questione di tempo, e anche la Corea del Nord entrerà nel club.

(da The Duran – traduzione di Federico Bezzi)

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