L’emergenza Amazzonia: indigeni uccisi e fatti a pezzi dai cercatori d’oro

Chi oggi si aspetterà, con questo articolo, il solito pezzo su folklore, religione e paganesimo rimarrà probabilmente deluso. Parleremo comunque di spiritualità, sebbene in maniera diversa dal solito. Chiedo scusa ai miei lettori se questo scritto risulterà uno sfogo personale, ma nasce dalla lettura – casuale – di un articolo di cronaca.

L’Amazzonia è ancora oggi una regione sconosciuta e misteriosa. Una larga parte del suo inestricabile dedalo di giungla è infatti praticamente inesplorato. Molti studiosi sono convinti che in questa estesa porzione di Sud America vivano piante e animali che la scienza ancora non ha avuto modo di scoprire e studiare. Si tratta tuttavia di un mondo fragile e fortemente minacciato; cercatori d’oro, guerriglieri, boscaioli e latifondisti senza scrupoli contribuiscono infatti quotidianamente a distruggere ampie parti di foresta amazzonica. L’Amazzonia è una regione che, se le cose non cambiano in fretta, è destinata a scomparire in silenzio. Dico in silenzio perché quasi mai quello che accade là viene riportato sui giornali o trova una reale opposizione. Molti degli stessi governi sudamericani, inoltre, hanno tutto l’interesse a rendere quelle zone selvagge maggiormente sfruttabili a livello agricolo e industriale.

La foresta amazzonica è anche la casa di tantissimi indigeni. Nella giungla risiedono infatti diverse comunità di indios, impegnate ormai da parecchio tempo in una guerra silenziosa – ma spesso cruenta – con gli avidi cercatori d’oro. Molte di queste tribù conoscono poco o nulla della – nostra – civiltà, e hanno pochissimi contatti con il mondo esterno. Vengono chiamate uncontacted, mai contattate. Grande interesse aveva destato nell’opinione pubblica la notizia della scoperta nel 2009, sul confine fra Brasile e Colombia, di un villaggio di indigeni che non aveva mai avuto alcun incontro con l’uomo bianco. Durante l’annuale volo di monitoraggio organizzato dal governo brasiliano e dall’organizzazione Survival International, un aereo aveva sorvolato un gruppo di indios mai identificato prima. Gli indigeni, nudi e dal corpo dipinto, avevano puntato archi e frecce contro lo strano uccello metallico.

Un caso analogo è capitato nel dicembre dell’anno scorso. Il fotografo brasiliano Ricardo Stuckert ha infatti incontrato, durante un volo in elicottero, alcuni remoti indios che vivono nella foresta amazzonica. Anche in questo caso gli indigeni non sembrano aver mai visto prima un mezzo di trasporto simile. “Alcuni di loro” racconta José Carlos Meirelles, che studia i popoli aborigeni per conto del governo brasiliano “pensavano che gli elicotteri fossero qualcosa di magico, o enormi uccelli, e non riuscivano a immaginare che dentro potessero esserci delle persone”. Ricordo che quando lessi queste notizie fui estremamente felice, pieno di gioia. Mi sentivo come un bambino che scopre l’esistenza dei draghi, o di Babbo Natale. Sapere che ancora oggi, nel XXI secolo, esistono popoli incontaminati è un’idea che mi dà speranza e allegria. Ricordo anche, però, che immediatamente fui colto da cupi pensieri. Era meglio per loro – pensai – non essere mai scoperti. Ora per quei popoli incominciavano i guai.

Purtroppo non mi ero sbagliato. E’ infatti notizia di qualche giorno fa che buona parte  degli indios scoperti fra Brasile e Colombia sono stati brutalmente massacrati. E a diffondere la notizia pare siano stati gli stessi assassini. Alcuni cercatori d’oro brasiliani si sono vantati in un bar di confine di aver ucciso e fatto a pezzi almeno dieci indigeni, fra cui alcune donne e dei bambini. “Dovevamo ucciderli o saremmo stati uccisi” pare abbiano detto gli uomini. La procura federale del Brasile ha aperto un’indagine, ma è difficile si arrivi a una qualche condanna. Ricordiamoci infatti che il premier brasiliano Michel Temer ha recentemente tolto lo status di riserva protetta a un’ampia fascia di foresta amazzonica – grande quanto la Danimarca – aprendola di fatto allo sfruttamento intensivo e all’invasione di speculatori e avventurieri. Questi cercatori d’oro non erano che l’avanguardia di un’intrusione futura molto più massiccia. Gli indios, ovviamente, si oppongono fermamente a questa minaccia e spesso pagano con la propria vita la difesa della loro terra. Come successo in questo caso.

Gli indigeni massacrati stavano raccogliendo alcune uova lungo l’argine di un fiume, quando si sono imbattuti nei cercatori d’oro penetrati illegalmente nella riserva della valle del Javari. Gli avventurieri brasiliani non ci hanno pensato due volte: hanno ucciso tutti gli sfortunati indios  – uomini, donne e bambini – e ne hanno fatto a pezzi i cadaveri. Hanno poi buttato i corpi martoriati nel fiume, contando nel fatto che caimani e piranha avrebbero cancellato le prove del delitto. Uno dei cercatori d’oro ha poi preso una pagaia agli indigeni e, dopo averla portata in un bar, si è pubblicamente vantato del massacro. Si tratta del secondo caso accertato in cui alcuni indios vengono uccisi da uomini che si introducono in maniera illegale nelle riserve amazzoniche. Ma secondo l’Agenzia Brasiliana per gli Affari Indigeni gli episodi sarebbero molti di più. Gli indigeni tuttavia vivono in luoghi isolati e difficilmente accessibili, e ovviamente non sporgono denuncia in caso di aggressione. L’Agenzia teme inoltre che fatti simili siano destinati a diventare sempre più frequenti.

Si dice che l’Amazzonia sia il polmone verde della Terra. Un polmone purtroppo debole e perennemente minacciato da un cancro chiamato “civiltà”. Ogni giorno nuove aree della foresta amazzonica vengono violate da avventurieri senza scrupoli, che non hanno nessun rispetto per l’ambiente che devastano e per la gente che lo abita. Sono circa un centinaio le comunità di indios che non hanno contatti con il mondo industrializzato e che devono quotidianamente lottare per la propria sopravvivenza. Quello che sta avvenendo in Sud America è un genocidio silenzioso e tollerato, non diverso da quello subito dai nativi americani o da certi popoli dell’Africa nera. E’ difficile trovare soluzioni a questo problema, dove convergono conflitti secolari e interessi economici. Mi sento solo di dare – provocatoriamente – un consiglio agli indigeni nascosti di tutto il mondo: la prossima volta che uno strano uccello metallico vi sorvola, cercate di abbatterlo. È per il vostro bene.

(di Andrea Tabacchini)