LifeAid, la lobby per la vita: perché non ci sia un altro Charlie Gard

La vicenda di Charlie Gard ha sconvolto in tanti. Non solo chi lotta fermamente contro l’eutanasia, ma anche realtà come la nostra che, sulla vicenda e al di là dell’opinione nettamente contraria di chi scrive, sulla questione ospita sfumature variegate.

Beninteso che di eutanasia nel caso di Charlie non si può parlare, ma di qualcosa di perfino peggiore, una sorta di condanna a morte “istituzionale e giurisprudenziale”, c’è chi, come Steadfast Onlus, sulla scorta della rete di solidarietà e di sostegno che la famiglia Gard ha ricevuto per raccogliere il denaro necessario al piccolo per tentare l’ultima spiaggia della cura sperimentale mai affrontata negli Stati Uniti, ha appena inaugurato il progetto LifeAid.

Una lobby per la vita? L’obiettivo pare quello, stando alle parole degli organizzatori, che si dicono determinati a  “formalizzare e consolidare la rete nazionale ed internazionale nata da questa vicenda al fine di tutelare il valore di ogni vita umana soprattutto quelle più indifese come i malati, i bambini ed i poveri”.

Da dove cominciare? Ovviamente, dal sostegno alle persone in difficoltà e ai loro nuclei familiari, dalla collaborazione con altre realtà pro-life e dall’avviamento di una decisa strategia comunicativa sui quotidiani e sui social network.

Medici, giuristi, esperti di comunicazione, bioeticisti, sociologi, economisti costituiscono l’ossatura di LifeAid.

Per Emmanuele Di Leo, presidente della Steadfast Onlus, è importante concretizzare “l’eredità di Charlie” : “In molti ci siamo mobilitati e in molti abbiamo agito in maniera spontanea da molti Paesi di diversi Continenti e ricoprendo più ambiti d’azione”.

Strutturare una rete in difesa della vita per combattere la deriva della morte della società globale, questo pare l’obiettivo principale.

“Steadfast vuole consolidare e strutturare questa rete informale e, partendo dall’Italia, farla diventare una rete internazionale a servizio della vita umana più vulnerabile. Già in molti hanno aderito e sono convinto che tanti altri si uniranno al progetto”, conclude Di Leo.

Rispondere alle campagne ultracinquantennali che ci hanno condotto in questa situazione sembra un buon modo per provare ad invertire l’atroce tendenza. In bocca al lupo.

(di Stelio Fergola)