Assad: il futuro della Siria sarà deciso dai siriani

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato che i fondamenti delle politiche siriane continueranno a essere improntati alla lotta contro il terrorismo, alla difesa del territorio siriano dalla violenza dei mercenari fondamentalisti e al processo di riconciliazione nazionale che si sta concretamente articolando con efficacia, in particolare attraverso l’apertura di nuovi canali di comunicazione e incentivi finanziari in un quadro economico oramai in fase di ripresa.

Nel suo discorso in occasione della recente apertura della Conferenza del Ministero degli Esteri e degli Espatriati, il presidente Assad ha sottolineato l’importanza di una visione strategica coerente e strutturata, vista l’estrema rapidità degli sviluppi geopolitici attuali sia a livello globale che per quanto riguarda la specificità della situazione siriana: “Il dialogo diretto è fondamentale al fine di realizzare progetti comuni e di plasmare posizioni condivise”, ha dichiarato il capo di stato siriano.

Il presidente ha affermato che la Siria è stata nel corso della storia un obiettivo strategico, dal momento che il controllo della regione garantisce grande margine decisionale nello scenario mediorientale e conferisce di conseguenza un peso geopolitico non indifferente nella creazione e nel mantenimento degli equilibri internazionali.

Assad ha poi aggiunto che pretendere di semplificare le ragioni del conflitto riducendole alle “posizioni” della Siria e alla volontà occidentale di “disciplinare” il governo siriano è indice di superficialità analitica.

“Queste conclusioni non sono false, ma devono essere inserite nel quadro di un contesto più ampio. Tale quadro è legato al tentativo di modificare gli equilibri internazionali o di consolidarli militarmente e politicamente a seconda dei casi con determinati obiettivi economici e geografici. Gli obiettivi geografici includono l’emergenza di nuovi stati, la scomparsa di altri e cambiamenti significativi dei confini nazionali”, ha precisato il presidente.

Il leader siriano ha quindi illustrato la sua posizione specificando come la crisi siriana rappresenti per l’occidente un’opportunità di “chiudere i conti” con quei paesi che hanno rifiutato di genuflettersi all’egemonia statunitense negli scorsi anni o decenni, come la Siria, l’Iran, la Corea del Nord, la Bielorussia e persino la Russia.

“L’occidente affronta al momento una crisi esistenziale […] reagendo con isteria di fronte a quei paesi che pretendono di conservare la propria sovranità e integrità e di esercitare liberamente il proprio diritto decisionale nello scacchiere internazionale, in qualunque area del globo essi si trovino”, ha detto il presidente Assad.

Il capo di stato ha affermato che due poli diametralmente opposti si scontrano in tale conflitto: un polo è costituito da coloro i quali rappresentano e difendono gli interessi delle classi dominanti, le cui azioni costituiscono violazioni del diritto e delle convenzioni internazionali, della Carta delle Nazioni Unite e causano la sofferenza e il massacro di milioni di persone in tutto il mondo, mentre l’altro potere coinvolto nella crisi globale dedica le proprie energie alla difesa della sovranità delle nazioni e dei popoli e considera l’adesione ai precetti fondamentali di quello stesso diritto internazionale infranto e calpestato dalle forze avverse un elemento cruciale nel perseguimento della stabilità mondiale. Il presidente ha in proposito rimarcato come l’influenza del mondo arabo in tale processo sia “pari allo zero”.

Assad ha puntualizzato che sono proprio le nazioni più piccole a pagare il prezzo più elevato in questo contesto di tensione geopolitica internazionale: “La Siria ha pagato a caro prezzo la propria resistenza, ma siamo riusciti a contrastare i piani occidentali nel nostro paese e nel mondo”, ha dichiarato il presidente, sottolineando che l’obiettivo di tali piani è il consolidamento della Fratellanza Musulmana nella regione, così da utilizzare le forze fondamentaliste addestrate e finanziate dall’occidente per esercitare il dominio sul territorio con il pretesto della religione e difendere al contempo gli interessi delle potenze atlantiste.

“Essere riusciti a contrastare i piani occidentali non significa che siamo vittoriosi […] Loro hanno fallito, ma la battaglia continua. Hanno fallito fino a questo momento, ma noi fino a questo momento non abbiamo vinto. I segnali della vittoria sono visibili, ma i segnali e la vittoria in se stessa sono elementi distinti”, ha detto il presidente siriano.

Il capo di stato ha quindi aggiunto: “Alcuni potrebbero dire: ‘L’obiettivo è stato comunque raggiunto. La Siria è stata distrutta’. Io rispondo semplicemente che la distruzione della Siria non era il loro fine. Lo scopo autentico del conflitto era il cambio di regime in una Siria intatta ma oramai subordinata. Nel fare un bilancio dei guadagni e delle perdite, io ripeto quanto avevo già affermato nel 2005, 12 anni fa: il prezzo della resistenza è meno elevato del prezzo della sconfitta. Al tempo la discussione verteva intorno all’albero e alla tempesta, perché l’albero si piega durante la tempesta, per tornare poi eretto con il tempo sereno. La mia risposta all’epoca fu che non era questione di una tempesta, ma di un bulldozer che affonda in profondità nel terreno per colpire le radici. A quel punto, piegarsi è inutile. L’unica soluzione è avere radici abbastanza solide da sconfiggere il bulldozer”.

Il presidente ha continuato il suo discorso affermando che “sfortunatamente, vi è ancora chi dopo 12 anni continua a parlare il medesimo linguaggio e non ha compreso la lezione […] Non si tratta oramai più di tempesta, di albero o di bulldozer. La verità è che una ghigliottina è sospesa sopra le teste di tutti coloro i quali si trovano nell’area. La ghigliottina ha cominciato a calare e a mozzare le teste di milioni di persone: piegarsi non serve a nulla in questo caso. Si tratta di ritirare le teste da sotto la ghigliottina o di distruggere la ghigliottina stessa, non esiste altra soluzione”.

“Voglio sottolineare che il momento storico attuale è inestricabilmente legato alle fasi precedenti che si sono susseguite nel corso degli ultimi decenni”, ha detto il presidente, aggiungendo che, se è vero che la Siria ha sacrificato la propria giovinezza e perso le proprie infrastrutture, ha però costruito una società più sana e più omogenea nel senso autentico del termine.

Il leader siriano ha illustrato il significato di tale omogeneità, spiegando che costituisce il fondamento dell’unità nazionale di un popolo e specificando che il primo anno del conflitto è stato il più pericoloso proprio perché la dimensione settaria era presente nelle anime nel periodo precedente la guerra, come il fuoco sotto la cenere, ma che in un certo qual modo “se fossero passati altri anni, quella dimensione sarebbe penetrata ulteriormente nei cuori dei siriani; le ripercussioni di un conflitto futuro sarebbero quindi state potenzialmente peggiori”.

Il presidente ha rimarcato che la retorica settaria era effimera e che “non conta ciò che è sulle lingue, ciò che importa davvero è quello che si trova all’interno dei cuori. Se le divisioni nel tessuto sociale del paese di cui si sente tanto parlare fossero davvero all’interno dei cuori la Siria sarebbe caduta tempo fa, e la guerra civile di cui i media occidentali si riempiono la bocca per seminare la loro propaganda sarebbe un fatto compiuto”.

“Quindi, la realtà attuale e la coesione della società siriana come la vediamo oggi sono dei fatti incontrovertibili”, ha sottolineato il leader del paese. Il presidente ha poi osservato che i recenti cambi di posizione all’interno delle nazioni occidentali non corrispondono assolutamente ad autentiche inversioni di rotta nella linea politica, aggiungendo che “l’occidente è come un serpente, cambia pelle in base alla situazione”.

Assad ha rimarcato con chiarezza che i risultati ottenuti sono un prodotto della fermezza del popolo siriano, dello stato e delle forze armate, naturalmente con il supporto degli amici della Siria, e non sono certo dovuti a una repentina crisi di conoscenza da parte dell’occidente.

Il presidente si è soffermato sul fallimento del tentativo occidentale di pilotare e far deflagrare una “rivolta popolare”, degenerato poi nell’aperto supporto e finanziamento delle bande armate definite “forze di opposizione” e approdato infine alla fase attuale, definita da Assad “momento del prodotto umano”.

Tale “prodotto” trova espressione nel “silenzio tombale” in cui sprofondano i media occidentali ogniqualvolta sono i terroristi ad avanzare, mentre in caso di progressi da parte delle forze armate governative siriane si scatenano isteriche esortazioni alla tregua con il pretesto di quella che viene presentata come “assistenza umanitaria”, mentre l’occidente preme in realtà per le sospensioni dei combattimenti con l’unico obiettivo di consentire alle bande di tagliagole di riarmarsi e riorganizzarsi grazie ai rinforzi mandati dai loro finanziatori.

“La guerra psicologica condotta dai media contro di noi nel corso degli ultimi anni non ci ha fatti piombare nella paura e nell’esitazione e non ha potuto impedire che noi combattessimo il terrorismo […] Sin dal primo momento ci siamo battuti senza sosta contro di loro e continueremo a farlo fino al momento in cui non avremo eradicato ogni singolo terrorista dal suolo siriano […] La lotta senza quartiere al terrorismo è il nostro obiettivo e costituisce il fondamento di ogni nostra azione”.

Il presidente ha continuato dicendo che “in base a questi fondamenti, e grazie alla sicurezza in noi stessi e nei nostri mezzi, siamo stati molto flessibili nei confronti delle varie iniziative che si sono susseguite dal principio della crisi siriana, nonostante la nostra consapevolezza della malafede di tali iniziative, architettate con obiettivi ben specifici e di certo non favorevoli alla Siria”.

Il leader ha sottolineato come tutti siano a conoscenza “dell’assai modesto successo delle suddette iniziative o, se si vuole abbandonare la delicatezza del linguaggio diplomatico, dell’assoluta inutilità delle stesse. Noi stavamo in effetti dialogando con i terroristi o con collusi e clienti, oppure con entrambi […] Praticamente stavamo dialogando con degli schiavi. Tutte le proposte erano in opposizione all’interesse siriano ed erano volte a minare l’unità e l’integrità territoriale del nostro paese”.

Il presidente ha poi affermato che la Siria ha preso parte ai colloqui di Astana con una visione lucida dei propri interessi nazionali e con grande fiducia negli alleati iraniani e russi. “Erdogan sta rivestendo i panni del mendicante politico da quando il suo supporto ai terroristi è stato esposto pubblicamente. Noi non consideriamo la Turchia un partner o un garante in cui riporre fiducia”.

Secondo il presidente, “le nostre forze armate ottengono risultati eccezionali giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, infliggendo sconfitte devastanti ai terroristi e risanando i territori da loro violati”; il capo di stato siriano ha rimarcato come l’eroismo dell’Esercito Siriano Arabo e delle forze alleate costituisca un esempio della storia bellica dal quale trarre ispirazione. “Continueremo nelle prossime fasi a distruggere i terroristi in cooperazione con i nostri amici […] Il diretto supporto politico, economico e militare dei nostri amici ci ha consentito di avanzare e fare progressi riducendo le perdite, e questi amici sono i nostri autentici alleati”.

Il presidente Assad ha proseguito dicendo che “la Siria non è in stato di isolamento come credono i nostri nemici, è la loro arroganza che ha maturato in loro questa convinzione. Non vi saranno cooperazione di sicurezza o riapertura dei canali diplomatici con quei paesi che si definiscono in cerca di una soluzione fino al momento in cui non avranno troncato i loro legami con il terrorismo in maniera chiara e inequivocabile”.

“Noi non consentiremo ai nostri nemici e rivali di ottenere con la politica quello che non hanno ottenuto con il terrorismo. Ora dobbiamo lavorare per costruire il futuro della Siria su basi solide” ha messo in evidenza il presidente. Tutto ciò che riguarda il futuro e il destino della Siria è al cento per cento un affare siriano, e l’unità della Siria è una verità manifesta non negoziabile”, ha dichiarato il leader.

Infine, il presidente ha sottolineato la necessità di definire nettamente le priorità siriane per quanto riguarda le relazioni diplomatiche con altri paesi del mondo, affermando che l’approccio strategico della Siria dovrà essere rivolto a est in futuro: questo obiettivo rende quindi cruciale il ruolo dei diplomatici e della necessità di una loro conoscenza permanente delle reali priorità nazionali al fine di perseguire i benefici sperati nei settori economici, scientifici e culturali.

(da SANA – Traduzione di Maria Teresa Marino)