“Nel Donbass 600 mila persone in difficoltà”. Intervista a Ennio Bordato

 AASIB (Aiutateci A Salvare I Bambini Onlus) è un’associazione fondata nel 2001 con lo scopo di sostenere e rendere possibili le cure di bambini particolarmente bisognosi della Federazione Russa e allo stesso tempo interessare l’opinione pubblica italiana sui problemi dell’infanzia russa, spesso poco conosciuti. Gli interventi della ONLUS trentina si rivolgono principalmente a singoli casi pediatrici affetti da gravi malattie, alle vittime delle tante stragi terroristiche e agli orfani che, a causa della loro situazione, non riescono a ricevere aiuto nemmeno per le cure più basilari. Abbiamo intervistato Ennio Bordato, presidente e anima dell’associazione, nonché profondo conoscitore della Federazione Russa.

Ennio, ci puoi raccontare com’è nato il tuo profondo legame con la Russia?

Il mio legame con la Russia nasce nel lontanissimo 1981 (!) quando un amico, scomparso in giovane età, mi chiese se avessi avuto voglia di visitare Mosca. Un viaggio puramente turistico. L’allora URSS era per me un’entità assolutamente sconosciuta, nessun legame culturale, politico o ideologico. Allora fu un viaggio che si potrebbe definire “del destino”. Non mi innamorai della Russia, ne fui molto colpito, “trafitto”.

Sin dall’atterraggio nella Mosca di allora mi colpirono sensazioni fisiche: l’odore della Russia, il suo cielo, la gente, una lingua sconosciuta ed incapibile ed una grafia “araba”, Tutto questo fu per me fatale. Da allora ciò che può timidamente spiegare razionalmente questo rapporto nato trentasei anni fa è il termine “senso di appartenenza”. Questo rapporto è corollato di innumerevoli episodi razionalmente inspiegabili. Un esempio. Quando

nel 2000 visitai per la prima volta la Clinica pediatrica RDKB (inizio della vicenda di “Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus”) mi accorsi, con immenso stupore, come proprio di fronte all’hotel – nel 1981 sperduto nella campagna della regione di Mosca – fosse stato costruito negli anni successivi l’ospedale pediatrico …

Nel 2001 è nata l’associazione “Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus”, di cui sei il promotore. Perché e come avete deciso di impegnarvi in questo progetto?

Dal 1981 al 2000 vidi l’ultimo gemito dell’Urss ed il vagito della “nuova Russia”. Brežnev, Andropov, Černenko, Gorbačev, El’cin … forse non diranno nulla ad un giovane d’oggi, ma per chi ha passato la cinquantina descrivono in un attimo la fatica, drammatica, della vita dell’uomo russo ex sovietico. Vidi un popolo ed un paese allo stremo. Stremo economico, fisico e spirituale.

Il 1 gennaio del 1991 con degli amici moscoviti eravamo a Kiev (eravamo andati “all’estero” …) cenammo nel più grande hotel della città con il cappotto – non funzionava il riscaldamento – con mezzo pollo freddo in tre ed una mezza bottiglietta di cognac. Le uniche cose che la cucina poteva offrirci. Non potevo rimanere distante da dramma epocale di quella gente. Poi, per caso come accadde nel 1981, l’occasione arrivò nel 2000 quando un caro amico – uno storico russo che vive da anni in Italia – mi informò di avere aperto un sito internet (uno dei primi) sulla storia della Chiesa ortodossa russa in Italia. Ecco, su quel sito arrivato da chi sa dove, apparve un banner. Cliccai ed entrai nel sito, ancora abbozzato e mi si passi il termine, terribilmente brutto, del Gruppo di Volontariato Padre Aleksandr Men’ di Mosca.

Una prima veloce raccolta di fondi fra gli amici, un viaggio a Mosca, l’accoglienza della scomparsa Galina Čalikova allora vicepresidente del gruppo che mi ospitò, sconosciuto, in casa sua per tre giorni e l’aprirsi delle porte della Clinica RDKB e del reparto di Oncoematologia che ricordo dipinte con una vernice bianca a più mani e nere di muffa … Da questo caso, ancora una volta “fortuito” e dalla visita nacque l’Associazione che, negli oltre sedici anni di vita ha fatto una tale mole di azioni che nessuno pensava potessimo riuscire a fare.

Dove operate principalmente?

Nei primi anni abbiamo operato unicamente presso la Clinica pediatrica RDKB di Mosca, l’«Ammiraglia della pediatria» come dicono a Mosca, nei reparti più “duri”: oncologia pediatrica, oncoematologia, genetica ed altri. E questo in partenariato con l’amministrazione della clinica e con il Gruppo di Volontariato «Padre Aleksandr Men’». Un Gruppo di persone che hanno fatto la storia della società civile russa dopo il 1991. Fondato da Padre Men’, un Pope che segnò, senza ombra di dubbio, la Russia post sovietica: la rinascita del volontariato e della Società civile mai esistiti prima, nemmeno prima della Rivoluzione dell’Ottobre 1917.
Una persona – purtroppo quasi sconosciuta in Italia – ma che si deve accumunare con altre personalità sovietiche assai conosciute: Aleksandr Solženicyn, Andrej Sacharov e Mstislav Rostropovič. A parte Andrej Dmitrievič Sacharov, gli altri due ebbero rapporti stretti con Padre Men’.
Rostropovič è poi diventato un grande amico della Clinica RDKB di Mosca e del Gruppo di Volontariato, un finanziatore della Clinica.

Dopo quasi dieci anni di attività, alla fine degli anni bui del 2000, la situazione economica della Russia, grazie anche alle politiche del Presidente Putin, diventò migliore. Lo Stato riusciva finalmente a finanziare molto meglio il welfare e naturalmente anche la sanità. Per questo “Aiutateci a Salvare i Bambini”, pur non lasciando Mosca, ha iniziato ad aiutare altre realtà bisognose. Ora siamo presenti nella Regione di Archangel’sk, in Siberia (Repubblica Buriatija), a Volgograd e rimane molto profondo il rapporto con il Caucaso nella città martire di Beslan. In queste regioni abbiamo ormai superato i trenta progetti che hanno aiutato la pediatria locale ad ammodernarsi ed i casi singoli che necessitano di aiuto, gli orfani disabili e le vittime del terrorismo hanno raggiunto ed ormai superato la soglia dei mille bambini.

Cos’hai potuto vedere con i tuoi occhi nel Donbass? Qual è la situazione a tre anni di distanza circa da Euromaidan e quali sono state le conseguenze di quel golpe per la popolazione russofona? Ci puoi parlare della situazione umanitaria in quei luoghi?

Già nel 2008, dopo il genocidio degli osseti del sud dell’agosto di quell’anno da parte delle truppe georgiane, la nostra Associazione era intervenuta con un progetto dedicato ai bambini feriti e sfollati dalla guerra in Ossezia del Nord – Alania. Per la prima volta uscivamo dai confini amministrativi della Federazione Russa in aiuto ai bambini sofferenti a casa della guerra. Per questo nel 2014 dopo il colpo di Stato anticostituzionale a Kiev, purtroppo peraltro “aiutato” dalla UE e dagli USA, dall’aprile di quell’anno, inizio della guerra contro la popolazione russofona del Donbass, ci ha trovati pronti ad aiutare i bambini.

L’ONU calcola che circa 600mila le persone nel Donbass, che da oltre quattro anni, sono prive di tutto. Lavoro, reddito, pensioni, sanità …. Le giovani Repubbliche del Donezk e di Lugansk pur riuscendo a fare “miracoli” devono principalmente operare sul piano militare, per difendere la popolazione dall’esercito ucraino e dalle formazioni militari che si rifanno alle formazioni naziste ucraine della seconda guerra mondiale, che ogni giorno bombardano case, ospedali, scuole e la gente comune nelle città e dei villaggi.

“Aiutateci a Salvare i Bambini” da subito si è mossa per portare aiuto. Come acquisito dalla nostra esperienza abbiamo diviso gli interventi in due filoni: le urgenze di singoli casi e i progetti “collettivi”. Nel primo caso una decina i bambini gravemente feriti e mutilati sono stati aiutati a curarsi in loco, in Russia e in Europa. Nel secondo caso scuole, centri per l’infanzia, ospedali ed i bambini di un piccolo villaggio che vivono a poche decine di metri dal fronte. Li, a Glubokoe (Gorlovka), una trentina di bambini da noi “adottati” possono mangiare, andare a scuola. Nell’esatte del 2016 e del 2017 siamo riusciti persino a mandarli al mare per una decina di giorni lontano dalle bombe e dalle cantine dove, per la maggior parte dell’anno, devono vivere, studiare e dormire.

Il Donbass vive dal 2014 esclusivamente di solidarietà. Principalmente della Russia (68 i convogli umanitari per migliaia di tonnellate di cibo, medicine e materiale vario) e da gruppi di persone più o meno organizzate. Come in passato, per le vittime del terrorismo in Russia, “Aiutateci a Salvare i Bambini” non è l’unica realtà in Italia che porta loro aiuto e sostegno, ma di certo l’unica organizzata che può rispondere con un Bilancio pubblico e trasparente, con un sito dove vengono riportate le informazioni puntuali di ogni nostra attività.

Come ti spieghi la russofobia che nutrono e dimostrano costantemente le élite occidentali?

Ci vorrebbero qui le 400 pagine di “Russofobia” di Guy Mettan per rispondere alla domanda. Certamente, in grande sintesi, direi che in Italia la russofobia si spiega da un lato con la cultura mediamente assai scarsa delle classi dirigenti (se ancora ne abbiamo) e dall’altra la vocazione al servaggio nei confronti dell’Impero del sopruso e della menzogna USA. Esemplare in questo senso la vicenda delle “sanzioni” che per l’Italia e l’Europa vogliono dire fortissime negative ripercussioni economiche e politiche mentre per gli USA significano un aumento significativo della sua presenza nel mercato russo.

Centinaia di migliaia di posti di lavoro e di aziende colpite da uno strumento che, è storicamente dimostrato non servire a nulla. Ma forse questa volta è servito. Infatti la Russia da quando sono in atto le sanzioni ha sviluppato, per la prima volta nella sua storia, un agricoltura moderna ed un industria alimentare all’avanguardia. Ma al di la dei rapporti economici, seppur importanti, il dato maggiormente negativo lo assumono le relazioni fra i popoli, quelle culturali e umane.

Uno su tutti, dirompente per le generazioni future, il fatto che si stia scientificamente distruggendo la memoria europea. Non intervenire contro la rinascita dei movimenti di ispirazione nazista (in primis in Ucraina), sostenere la “revisione” storica del contributo che l’URSS ha dato – con oltre 26 milioni di morti – alla liberazione dell’Europa dalla “Peste bruna” e dal fascismo italiano vuole “resettare” dalla memoria collettiva dei giovani europei il ruolo primario della Russia nella loro libertà. In realtà non ci si accorge, o meglio non ci si vuole accorgere che non è la Russia ad essere colpita.

Ma le nostre libertà sulle quali, a parole, si continua a dipingere ciò che non è più da tempo: una UE democratica nata come unione di Stati che hanno sofferto la guerra causata dal nazi-fascismo e dove la resistenza europea ha avuto un ruolo di rinascita morale dei suoi popoli. La “guerra” economica e culturale alla Russia serve soprattutto a preparare le giovani generazioni ad una guerra già presente nei disegni di molte élite occidentali.

La verità è il contrario: cito il grandissimo regista Nikita Michalkov: «Ci avete ingannati. Noi stessi abbiamo distrutto l’Unione Sovietica. Gorbaciov ha regalato tutto. Ma gli americani e l’Occidente si sono comportati come se ci avessero sconfitti. Nulla di tutto ciò che avevate promesso ci è stato dato, solo jeans, McDonald’s e merda». E aggiunge: «Però forse dobbiamo ringraziarvi: perché stiamo assistendo alla rinascita dell’autocoscienza nazionale, fondata sulla convinzione che solo noi possiamo fare qualcosa per noi stessi»”.

Ecco l’opera d’arte dell’Occidente che sin dal 1989 ha sistematicamente ingannato, violentato, rubato le speranze e la fiducia della Russia nei nostri confronti. Stiamo già da anni pagandone il conto essendo ormai diventati, politicamente, geostrategicamente e culturalmente pari quasi allo 0. Rimaniamo però, per la grande gioia dei molti, una colonia asservita agli USA che, in verità, ha esaurito qualsiasi potenzialità. A loro rimangono solo le guerre “democratiche” per poter arrancare e far credere, come le anziane di novant’anni, che in gioventù erano state davvero belle e che al tempo la fila dei pretendenti era lunghissima ….

Parliamo della tragedia di Beslan, spesso dimenticata. Ti sei mosso in prima persona per aiutare la popolazione.

Fra qualche giorno, il 1 settembre sarà commemorato il 13mo anniversario della più inumana strage dell’epoca moderna: Beslan. Beslan non deve essere dimenticata. Beslan deve continuare, per i Giusti del mondo, a rappresentare il dolore più profondo dell’umanità ferita, dolente, incapace a vivere in pace e a insegnare a non usare l’assassinio di un popolo e dei suoi bambini per finalità politiche.

Dopo 13 anni il quadro è drammaticamente chiaro: va citato il professor F. William Engdahl dell’Università di Princeton che ha scritto un’analisi assolutamente ineguagliabile sui mandanti e gli organizzatori della tragedia. Mandanti occidentali, vittime russe. Tutto ancora taciuto dal mainstream nostrano.

Sul piano umanitario, nella storia di “Aiutateci a Salvare i Bambini” Beslan rappresenta una pietra miliare nella sua opera di aiuto ai più piccoli di Russia, ai suoi bambini. Una pietra miliare ed un orgoglio: l’essere riuscita a svolgere un compito assai arduo e al quale, in verità, nessuno poteva essere preparato: aiutare un’intera città, un intero popolo a superare un trauma collettivo che forse non ha pari nella storia dell’umanità moderna.

L’assassinio deliberato, scientificamente pianificato di centinaia di bambini in una scuola di una piccola città sin allora sconosciuta del Caucaso russo al solo scopo di minare la Federazione Russa nelle sue fondamenta e demolire la sua dirigenza di fronte al mondo intero, aveva commosso e suscitato la volontà di prestare un aiuto.

Una piccola associazione di volontariato che, grazie alle centinaia di persone che l’hanno aiutata in Trentino ed in Italia, è riuscita e dare una concreta risposta non solo in termini di solidarietà umana, ma anche di eccelso supporto clinico scientifico da parte dell’equipe di Psicologhe dell’emergenza dell’Università di Padova guidata dalla indimenticabile Professoressa Vanna Axia che ha svolto un’opera di assoluto pregio riuscendo a lenire le acute e profondissime ferite che ancor oggi permangono in molti ex ostaggi della divenuta tristemente famosa Scuola n. 1 di Beslan.
Questi i dati, in estrema sintesi, del nostro intervento attato nei 5 anni del Progetto “Intervento a sostegno dei bambini, delle famiglie e degli insegnanti sopravvissuti all’attacco terroristico nella scuola di Beslan” (2004 – 2009).

Screening sul DPTS (Disturbo post-traumatico da stress (DPTS), nella psicologia e nella psichiatria è l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento) dell’intera popolazione scolastica della nuova Scuola n, 1 di Beslan (circa 800 scolari)
Incontri mirati dell’equipe di psicologhe con 10 classi – 370 scolari; 180 bambini sostenuti psicologicamente con intervento clinico; Formazione al corpo insegnane e alle psicologhe del territorio.

Ideazione, produzione e distribuzione di 1.000 DVD interattivi per il controllo e la gestione del DPTS  “Aiutateci a Salvare i Bambini” oggi prosegue la sua presenza a Beslan, aiutando ancora singoli ex bambini ostaggio nelle cure specialistiche in Russia ed in Europa. Per questa opera il Presidente dell’Associazione ha ricevuto, unico non cittadino russo, la cittadinanza onoraria di Beslan.

Numero complessivo delle vittime: 335 delle quali 186 bambini di cui in età prescolare: 
9. Scolari della prima classe 18; della seconda classe 15; della terza classe 21; della quarta classe 21; della quinta classe 16; della sesta classe 28; della settima classe 13; dell’ottava classe 13; della nona classe 22; della decima classe 9 ed 1 dell’undicesima classe.

In 66 famiglie sono morte da 2 a 6 persone. 17 i bambini rimasti completamente orfani. 810 persone hanno riportato ferite più o meno gravi (ostaggi, appartenenti alle Forze Speciali, FSB, MCS (Ministero delle Emergenze), MVD (Ministero degli Interni) ed Esercito, 479 delle quali bambini (44 in età prescolare). 

Feriti gravi 163 di cui 97 bambini (6 in età prescolare). 72 bambini sono rimasti invalidi permanentemente assieme a 69 adulti – oltre a Infarti, suicidi, traumi psichici permanenti. 

“Aiutateci a Salvare i Bambini” vuole continuare a rappresentare non solo un Ponte di Pace e solidarietà concreta con la Russia, non solo un modus operandi trasparente e pulito (in un momento in cui l’opera delle grandi ONG sta mettendo a repentaglio il lavoro silenzioso e importante di moltissime associazioni piccole e slegate da qualsiasi rapporto politico e funzionale con i governi), ma anche un momento di affermazione culturale di ciò che, da secoli, rappresenta il rapporto Italia – Russia. Due grandi popoli che nel rispetto reciproco aiutino il dialogo, aiutino lo sviluppo della diplomazia popolare perché gli nostri scarponi non calchino mai più la neve russa, come furono costretti a fare i nostri nonni.

www.aasib.org

(di Roberto Vivaldelli)