I nemici del Venezuela

L’attacco in corso verso il governo del presidente Nicolas Maduro e gli eredi del defunto Hugo Chavez ha delle direttrici molto chiare. Se in America Latina è chiarissimo il fronte degli oppositori, capeggiati dalle nazioni recentemente tornate ad un’impostazione neoliberista, nel resto del mondo si è venuto a creare una sorta di podio. USA, Spagna e Italia sono tra i principali nemici in sede internazionale del governo bolivariano.

Gli Stati Uniti avevano intrapreso una dura battaglia già dalla fine del mandato di Barack Obama che, tra gli ultimi atti della sua amministrazione, aveva definito il Venezuela “una minaccia inusuale e straordinaria” per il proprio Paese. Da questo punto di vista Donald Trump ha scelto di seguire la stessa linea proseguendo con una reiterazione della dottrina Monroe affidando il compito di segretario di Stato a Rex Tillerson, ex amministratore delegato della multinazionale ExxonMobil parte in causa in arbitrati internazionali contro la nazione sudamericana.

Presto detto del legame che ancora unisce la Spagna al mondo latino-americano, per lingua, religione e rapporti commerciali, il governo di Mariano Rajoy del Partito Popolare non può che essere antitetico alle politiche di nazionalizzazione intraprese in Venezuela fin dalla prima vittoria, alla fine dello scorso millennio, di Hugo Chavez. Proprio in Spagna, però, dove Rajoy presiede un governo di minoranza una parte dell’elettorato e dei partiti presenti in Parlamento ha forti legami con l’Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA). Sono frequenti, infatti, le prese di posizione nel parlamento spagnolo o in sede europea dei deputati di Podemos o dell’estrema sinistra di Izquierda Unida.

Venendo all’Italia è possibile affermare che in un momento di crisi tra i centristi capeggiati da Alfano e il PD è proprio sul fronte venezuelano che queste due anime della politica italiana convergono del tutto. Se Pierferdinando Casini si è recato in Venezuela per incontrare i leader dell’opposizione, tra cui il governatore dello stato di Miranda Henrique Capriles, non mancano le ingerenze esterne da parte dell’attuale premier Gentiloni né del suo predecessore Matteo Renzi.

Veri e propri capisaldi di questo legame sono, però, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Gianluca Galletti e il deputato del PD Fabio Porta eletto proprio nella circoscrizione estera dell’America meridionale che non hanno esitato a farsi fotografare ai seggi del referendum farsa del 16 luglio organizzato dalla coalizione neoliberista venezuelana in spregio a qualunque procedura democratica e costituzionale. Vi immaginate lo sdegno che provocherebbe un referendum sulla caduta del governo Gentiloni organizzato nelle sedi della Lega Nord o del Movimento Cinque Stelle con la pretesa di una sua validità?

Ovviamente anche in Italia una parte, non insignificante, del mondo politico sostiene l’autodeterminazione del popolo venezuelano e la sua sovranità dai pentastellati all’estrema sinistra. Una cosa è certa: il Venezuela, che ha anche la presidenza di turno del Movimento dei Paesi non Allineati, non è solo e nel nuovo mondo multipolare può contare sulle forze a cui ha dato vita nella regione, Cina, Russia e gli altri Stati che soffrono una drammatica situazione interna proprio in seguito al finanziamento delle “rivoluzioni colorate” come la Siria del presidente Assad.

(di Luca Lezzi)