Crisi alimentare in Venezuela? Un prodotto della guerra economica

Nell’ultimo episodio di “Empire Files”, la celebre giornalista Abby Martin analizza la strategia mediatica che presenta una visione “distorta” della crisi politica venezuelana. Come parte dell’episodio “Abby Martin in Venezuela – dai supermercati al mercato nero”, Martin ha visitato svariati negozi di alimentari locali con telecamere nascoste, proprio per confrontare la realtà dei fatti con la narrazione propagata dai mezzi di informazione, secondo la quale le scorte alimentari nel paese sarebbero addirittura “esaurite”.

La giornalista osserva: “Siamo entrati in cinque diversi supermercati e gli scaffali erano colmi di prodotti. E questo in varie zone della città, di diversa estrazione socioeconomica. Ogni genere alimentare era disponibile – cioccolato, bibite, carne, pesce, frutta, verdura”. Parlando con l’economista venezuelana Pascualina Curzio, Martin scopre che la penuria alimentare in Venezuela è esclusivamente una conseguenza della “guerra economica” condotta dai nemici esterni del paese. Curzio dichiara proprio che “non si può parlare di una generalizzata crisi economica, si tratta al contrario di una guerra economica con obiettivi ben specifici”.

L’economista continua: “Nei quattro anni passati, il reddito pro capite si è alzato del 9% rispetto agli ultimi 30 anni. Il tasso di disoccupazione è del 6.6%. I problemi non scaturiscono dal sistema. Il Venezuela è vittima di svariate aggressioni esterne il cui obiettivo è l’indebolimento della popolazione attraverso strategie di manipolazione del mercato e dell’insieme dell’economia nazionale”.

Parlando di alcuni dei prodotti mancanti sugli scaffali, come olio e carta igienica, Curzio spiega che “si tratta di merce sotto il controllo dei grandi monopoli”. “C’è differenza tra crisi economica e guerra economica. Questi prodotti sono molto particolari, hanno delle caratteristiche specifiche. Sono i fattori esterni che causano le file di attesa fuori dai negozi e le attività di commercio illegale sul mercato nero”.

Fattori esterni come per esempio il sito di cambio valuta Dollar Today, uno dei più importanti dell’area bolivariana, che offre un tasso di cambio tra il Bolivar venezuelano e il dollaro statunitense sei volte superiore a quello legale ed è di proprietà di un ex colonnello di estrema destra fuggito negli USA dopo un fallito tentativo di golpe contro il defunto presidente Hugo Chavez.

Martin continua con le sue investigazioni e tocca con mano l’intensità del sostegno popolare per il governo venezuelano, malgrado le notizie scientemente falsate riportate dalle grande testate internazionali. La giornalista si unisce alla folla che marcia in supporto del presidente Maduro e del lavoro compiuto dalla sua amministrazione in difesa del popolo e un manifestante dichiara: “Che gli oligarchi ci ascoltino! Hugo Rafael sarà sempre e per sempre nei nostri cuori!”, facendo riferimento allo scomparso leader Hugo Chavez.

Camminando in mezzo alla fiumana di dimostranti che si mobilizzano in difesa del governo, Martin non trova alcuna evidenza concreta che supporti la rappresentazione dei fatti diffusa dal mainstream occidentale secondo la quale la popolazione sarebbe oppressa da un regime dispotico. “Il governo odiato dipinto a fosche tinte dai media non è che una palese distorsione della realtà. Nel mentre, milioni di voci pro-governative vengono costrette al silenzio”.

Secondo la narrazione mainstream, la stampa venezuelana sarebbe priva di autonomia e piegata esclusivamente ai voleri del governo. Martin ha comprato sette diverse testate in un chiosco locale, quattro delle quali ostili al governo, segno dell’ostilità che trova espressione su più fronti.

(da TeleSUR – Traduzione di Maria Teresa Marino)