Razzismo anti-bianco in Occidente, ma nessuno ne parla

È di queste ore la decisione del King’s College di Londra di rimuovere ritratti di suoi ex presidi bianchi perché offendono la sensibilità delle persone di colore.

Una notizia di primo piano apparsa sul Telegraph e Washington Post che segue quella concerne la Evergreen State University di Olympia (WA), dove gruppi di studenti afroamericani hanno indetto una giornata senza persone di etnia caucasica, minacciando con i peggiori epiteti i professori che si erano – giustamente – opposti a tale decisione xenofoba.


Entrambi i fatti, in Italia, sono stati ignorati dalle principali testate giornalistiche perché controcorrente rispetto al culto laico del migrante che ci viene propinato; buono a prescindere, bravo, intento a fare attività di solidarietà, aiutare gli altri e via dicendo. Le facesse un bianco queste cose? Sarebbe tacciato di banalità e non avrebbe spazio all’interno dei dibattiti dell’opinione pubblica.

Siamo di fronte ad una forma di auto-razzismo o razzismo “all’incontrario”; la tendenza è quella di porre sempre l’uomo bianco ai raggi X. Ciò che pensa, produce, compie è sempre vittima della critica e della disamina, perché il colore della sua pelle e l’essere occidentale fanno inevitabilmente pensare ad una pregiudiziale xenofoba di ariana e colonialista memoria.

Nulla di diverso, nei fatti, da quanto fanno gruppi di estrema destra nei confronti delle popolazioni africane o non-occidentali. Solo che, se in quest’ultimo caso si alzano cori unanimi di sdegno e disapprovazione, nel primo un imbarazzante silenzio cala come un macigno, quasi fosse una prassi accettabile. È il razzismo del politicamente corretto.

(di Davide Pellegrino)