L’Italia ha subito un attentato. Se non lo ammettiamo sarà sempre peggio

Nessuno ne parla, nessuno lo sottolinea, nessuno si esprime, ma ieri l’Italia ha, di fatto, subito un attentato. Certo, non è qualcosa di paragonabile al Bataclan, a Nizza o a San Pietroburgo, ma la dinamica dell’attacco registrato a Milano ai danni di un poliziotto accoltellato da un giovane guineano non è dissimile da quella degli attacchi alla polizia francese sugli Champs Elysees.

Voglio morire per Allah” ha urlato l’assalitore.  Seppure si parli, dunque, come troppo spesso accade, di “gesto di uno squilibrato” e nonostante le condizioni dell’agente ferito siano, fortunatamente, sotto controllo, la gravità dell’accaduto resta comunque molto elevata.

Gli attacchi al resto d’Europa ci hanno instillato purtroppo l’abitudine a considerare poco importanti eventi come questi, a cui, in altri tempi e altre circostanze, avremmo invece dato peso ben maggiore.
Non può essere “normalità” che un poliziotto venga aggredito in nome di Allah, anche se da un solo pazzo, e che questo passi in secondo piano, ai margini dei giornali, ristretto in spazi quasi invisibili, dietro lo sport e il gossip.

Non parlare del pericolo reale, quasi ad illudersi che non esista, e trascurare eventi come questo non ci renderà più tranquilli, ci renderà solo meno coscienti.

(di Simone De Rosa)