Gli USA, il Nuovo Medio Oriente e l’illusione del Rojava

Lo “Sykes-Picot” del 1918 ed il “Rojava” del 2017. – Cercando di risvegliare lo stesso cavallo morto. Due volte.

Durante il corso della “Guerra Civile” (tutti i terroristi sono sostenuti da Stati esterni) in Siria, che è iniziata – secondo la narrativa ufficiale – nel 2011, le parti coinvolte sia dalla parte dell’attuale Presidente siriano Bashar al-Assad che da quella della “Rivoluzione siriana” (i jihadisti, ma con le imprese di public relations occidentali ed i relativi media alle spalle) hanno definito chiaramente i propri rispettivi obiettivi, dichiarati dai diretti interessati o da giornalisti e studiosi indipendenti che osano leggere tra le righe:

– L’Esercito libero siriano (FSA) riceve formazione, armi e finanziamenti dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea per combattere direttamente contro l’esercito siriano, e quindi operare per la rimozione di Assad. Essi aborriscono i musulmani sciiti e decapitano i soldati catturati, talvolta ne mangiano addirittura gli organi. Nelle fila di questa organizzazione terroristica ci sono anche cittadini turchi e sauditi, ma principalmente sono dei traditori siriani che per pochi dollari hanno venduto la loro anima.
– Al-Qaeda (tutte le versioni di Jabhat al-Nusra) è il padre dell’ISIS e cerca più o meno la stessa cosa, sebbene invece della costruzione di uno “Stato islamico” come obiettivo principale preferirebbe un “Emirato islamico”. La differenza è che quest’ultimo sarebbe direttamente finanziato dal Golfo e da Israele, ed il primo, a quanto pare, non lo è.
– La Turchia vuole espandere le proprie frontiere, ma allo stesso tempo impedire che uno Stato curdo svanisca del tutto. La Turchia vorrebbe anche esercitare dell’influenza sui Governi di Siria, Iraq, Iran, ecc., e aspira altresì a divenire il cuore del mondo sunnita. In un primo momento, la Turchia sembrava avere raggiunto i propri obiettivi in Siria tramite l’”FSA”, il suo esercito per procura, ma quando gli Stati Uniti hanno improvvisamente iniziato a spingere per la creazione del progetto di Federazione curda, il “Rojava”, Ankara ha spedito il suo esercito regolare fino ad al-Bab.
– L’Iran, che sente di avere un debito da pagare alla Siria a causa del suo sostegno durante l’era di Saddam Hussein in Iraq, vuole mantenere Assad al potere ed assicurare la stabilità e l’integrità territoriale dello Stato siriano. La ragione principale di questa politica è conosciuta a tutti, sfidare Israele ed il wahabismo. Hezbollah è mossa dalle medesime volontà.
– La Russia agisce in Medio Oriente sia per conto di che insieme con tutte le nazioni le quali rifiutano di tollerare l’aggressione anglosassone, ma non sono in grado di combatterla direttamente, sia per mancanza di capacità bellica che dei finanziamenti necessari. Che si tratti di Sukhoi, di MiG, di T-90, di S-400, di Kornet o di Tochka, la Russia non permetterà che lo Stato siriano, che è stato fedele all’URSS per così tanto tempo, cada nelle sporche mani dell’anti-umanità e dei suoi sponsor occidentali.
– Gli Stati Uniti vogliono dividere e riconfigurare il Medio Oriente secondo i desideri dei neocon. I mezzi e le modalità per raggiungere questo obiettivo sono stati riconsiderati e modificati durante la guerra, ma l’argomentazione generale dei “partner commerciali temporanei” non è cambiato.

E poi ci sono i curdi. Le loro mire ed i loro obiettivi, almeno dalla prospettiva del mondo esterno, sono cambiati notevolmente: prima della battaglia di Aleppo sembravano felici di aiutare Assad e di lavorare con i volontari militari siriani per ripulire il territorio dalla presenza dell’ISIS. La Russia ha anche aperto un ufficio di rappresentanza curda a Mosca, e Putin ha insistito per mantenere delle buone relazioni con i curdi. Ma poi, questi ultimi sono diventatati impudenti ed hanno lanciato un attacco contro Al-Hasakah, allontanando l’esercito siriano dalla città. Ciò ha costituito il “voltafaccia” dei curdi, così com’è noto nel wrestling professionistico e, in ultima analisi, ha portato Ankara e Mosca ad accordarsi su un piano per ridurre congiuntamente l’energia dei curdi, che sembravano concentrati sul collegamento tra il Nord Est della Siria ed il Nord Ovest, al fine di costruire uno Stato autonomo.

Ma oggi, dopo la liberazione di Aleppo prima ed ora di Mosul, e dopo che la guerra siriana ha raggiunto la sua ultima e più lunga fase, un accordo fra tutti i belligeranti, ha cambiato il piano dei kurdi? Ebbene, sembra che non solo questi non siano cambiati, ma che addirittura abbiano acquisito un carattere ancor più preoccupante di quello che si sarebbe potuto precedentemente immaginare. Cosa significa questo? Dunque, il lettore è ora invitato a passare un po’ di tempo nel leggere questo articolo scritto da Elijah Magnier, che rappresenta parte della sua principale ricerca, le cui fonti dirette sono le sale di comando in Siria/Iraq/Iran/Kurdistan. Voi – il lettore – notate qualcosa di particolare?

A differenza di Israele (o dei fondatori del concetto di “terra promessa” precedente il 1948), apparentemente dietro la maggior parte dei progetti tesi a dividere il Medio Oriente ed eliminare i leader indesiderati, ciò che dovrebbe immediatamente saltare fuori dalla memoria storica collettiva è la similarità tra i curdi del 2017 e le tribù arabe nel 1918. Oltre ad essere coinvolto nella rimozione del Kaiser, che voleva costruire una rete ferroviaria commerciale da Berlino a Baghdad e oltre, l’Impero britannico aveva anche puntato gli occhi sulle grandi ricchezze petrolifere del Medio Oriente.

Nel 1916 la Gran Bretagna firmò un accordo diplomatico con la Francia, l’Italia e la Russia zarista, conosciuto come l’Accordo “Sykes-Picot”, il quale altro non era che il saccheggio delle risorse della Mesopotamia. Per attuare questo piano, la Gran Bretagna trasferì truppe per oltre 1.500.000 di uomini dal fronte europeo ai dintorni dell’Impero Ottomano. Londra giustificò questa mossa con la scusa “dobbiamo assicurare il trasferimento del grano russo attraverso i Dardanelli ed in generale dislocare più manodopera”.

Nel 1918 le truppe britanniche stazionavano ancora nel teatro orientale, e questo trasferimento temporaneo cominciò a somigliare ad una stabile occupazione. Mentre gli inglesi assestavano un colpo dopo l’altro contro l’Impero turco, i francesi iniziarono a sentirsi traditi da queste mosse, poiché in tal modo videro indebolita la loro possibilità di combattere il Kaiser. Un milione di soldati morti e due milioni di feriti più tardi, Parigi ha cominciato a dimostrarsi una facile preda. A seguito della Rivoluzione russa del 1917, i dettagli di questo Accordo “Sykes-Picot” – un tempo segreto – vennero rivelati, e si rese noto che la Francia aveva negoziato delle concessioni con la Gran Bretagna sotto forma di una fetta delle terre ottomane occupate (l’area “A” dell’Accordo “Sykes-Picot”, che corrisponde alla Siria ed al Libano di oggi). G

Grazie al ruolo di Protettorato di terra assegnatole la Francia sperava di raggirare le tribù arabe nella regione portandole alla sottomissione in cambio dell’”indipendenza” dalla Turchia. La zona “B” dell’Accordo – gli attuali Iraq, Kuwait e Giordania – doveva essere consegnata alla Gran Bretagna. All’Italia ed alla Russia zarista vennero promesse altre aree periferiche, come la costa e le isole turche.

Dopo la prima guerra mondiale, il famigerato “Lawrence d’Arabia”, incaricato di guadagnare il sostegno esterno dell’Emiro Hashemita della Mecca per le conquiste territoriali di Londra, ammise che la Gran Bretagna avrebbe pianificato di abbindolare non solo le truppe francesi, ma anche i leader delle tribù arabe della regione per combattere in favore della Corona britannica al fine di usurpare la potenza dominante ottomana: “Ho messo in discussione la mia convinzione in merito al fatto che l’aiuto arabo fosse necessario per la nostra veloce e conveniente vittoria in Oriente, e che fosse meglio vincere pur non mantenendo la nostra parola, piuttosto che perdere..

L’ispirazione araba è stata il principale strumento a nostro favore per vincere la guerra orientale. Così ho assicurato loro che l’Inghilterra avrebbe mantenuto la parola data, sia nella forma che nel contenuto. Forti di questa sicurezza hanno conseguito i logo begli obbiettivi ma, ovviamente, invece di essere orgoglioso di ciò che abbiamo fatto insieme, mi sono vergognato, continuamente ed amaramente”.

Thomas Edward Lawrence, “I sette pilastri della saggezza”, Londra, Jonathan Cape editore (ndt), 1935, pagina 24. Dopo che i piani vennero rivelati e cessarono di essere segreti, una nuova Dichiarazione franco-britannica venne rilasciata. Questa si prefiggeva “l’emancipazione completa e definitiva dei popoli per così tanto tempo oppressi dai turchi, e l’istituzione di un Governo ed un’Amministrazione nazionali che derivassero dall’iniziativa e dalla libera scelta delle popolazioni indigene”. Nel 2017 i curdi sono disposti a pagare per lo stesso trucco usato nel 1918. Come si dice, il resto è storia. Sembra che non solo la storia si ripeta, ma che ad ogni ripetizione le conseguenze prodotte dagli eventi diventino sempre più gravi.

L’uso dell’espressione “Se mi freghi una volta, vergogna su di te, ma se mi freghi due volte vergogna su me” potrebbe sembrare dura se utilizzata in questo contesto, poiché sarebbe ingiusto identificare tutto il popolo curdo con la leadership del YPG e del PKK, ma i curdi si aspettano realmente che il magico paradiso “Rojava” cali dai cielo solo perché l’America ed i suoi amici hanno mandato i loro macellai a martoriare ulteriormente il già balcanizzato Medio Oriente? Il futuro che i 20.000.000 di curdi hanno immaginato prevede che essi diventino carne da macello per l’ennesima illegale base militare USA? Se così fosse, non potranno dire di non essere stati avvertiti.

(da GlobalResearch – Traduzione di Giovanni Rita)