Venezia, migranti protestano contro nuovi arrivi

All’interno dell’ex caserma a Conetta di Cona (Venezia), si è verificata un’insolita protesta contro l’arrivi di nuovi immigrati. Sono stati infatti gli ospiti dell’hub a mettere in atto la contestazione, nella quale una trentina di ivoriani ha denunciato la situazione di degrado attuale e l’incompatibilità della struttura alla gestione di nuovi migranti.

La protesta è iniziata all’alba, nella quale il gruppo di ivoriani ha impedito ai camion di consegnare il cibo, e secondo fonti locali anche ad un bus di portare nuovi migranti all’interno del centro. Per sedare la contestazione è stato necessario l’intervento degli uomini della questura.

Dure anche le contestazioni del sindaco, che ha dichiarato:” Il governo ha disatteso totalmente le promesse, Il ministro Minniti tre mesi fa aveva promesso la chiusura del centro di accoglienza, e invece continuano ad arrivare”.

A prendere posizione sulla vicenda anche Antonio Decaro, presidente dell’ANCI, che ha commentato: “Non bisogna più incappare in casi come quello di Cona, una cittadina di 3mila abitanti che di colpo si è vista arrivare 1.400 migranti: quella non è integrazione”, che ha poi aggiunto “Il problema dell’accoglienza è nazionale e io sono convinto che la distribuzione vada fatta anche sul resto delle nazioni europee. Sulla base del numero di arrivi noi come Anci cerchiamo di collaborare, non è un atteggiamento buonista; cerchiamo di dare una mano per distribuire i migranti sul territorio, per non far cadere problema solo sui comuni che hanno aderito allo Sprar o che hanno un Cas sul proprio territorio. Ma chiarisco anche che non è un obbligo aderire allo Sprar. Abbiamo cercato di aiutare tanti sindaci, evitando casi limite come quelli di Cona, Bagnoli e tanti altri ancora. La clausola di salvaguardia (tre migranti ogni 1.000 abitanti) è frutto di un accordo importante con il Viminale, ma, ad esempio, in provincia di Roma in questo momento ci sono 250 comuni che non hanno nessuna accoglienza. E’ solo un esempio. Noi spingiamo i prefetti a guardare anche altrove, come ho fatto per la città di Roma, che ha una pressione migratoria altissima”.

(di Pietro Ciapponi)