Charlie muore e il Papa tace. Ma rappresenta i cattolici?

È finita. Charlie Gard tra poche ore sarà morto. Medici e corte di Strasburgo hanno deciso, contro la volontà dei familiari, di staccare la spina, di mettere fine al prolungamento della vita del piccolo, 10 mesi, affetto da sindrome di deperimento mitocondriale, una rarissima malattia genetica che lo costringe a restare attaccato ad un respiratore.

In tanti si sono battuti affinché la decisione venisse in qualche modo revocata, affinché fosse data a Charlie e alla sua famiglia un’altra piccola speranza. 1 milione e 400 mila sterline erano stati raccolti, infatti, per permettere la realizzazione del volere dei genitori, il tentativo di cura sperimentale negli Stati Uniti. Quei soldi andranno in beneficenza, i medici e i tribunali hanno deciso, tutto inutile, anche la speranza, Charlie morirà.

Al di là delle opinioni su un tema delicatissimo come questo, c’è una cosa che stupisce, e non sono le prese di posizione né di chi sostiene la tesi dell’interruzione di quello che ritiene accanimento terapeutico, né di chi sposa invece quella del tentativo ad ogni costo, della speranza dei genitori e dell’intoccabilità della vita.

Ciò che stupisce più di tutto è un silenzio. Quello di chi dovrebbe sul tema prendere una posizione forte. La domanda circola inevitabilmente su più bocche: Papa Francesco non ha proprio nulla da dire sul tema?

Eppure non si può certo affermare che il pontefice sia un uomo di poche parole. Durante il suo pontificato ci ha infatti abituato a sentirlo parlare degli argomenti più vari: dal lavoro all’immigrazione, alle periferie, all’omosessualità, allo ius soli, a Trump, ai temi ambientali fino ad argomenti leggeri come il calcio di cui è appassionato.

E Charlie, Santo Padre? Perché non una parola? Milioni sono i fedeli che si interrogano sul tema, possibile che la loro guida, la massima autorità spirituale del pianeta, non abbia proprio niente da dire?

Perfino i PapaBoys scrivono sul loro sito: “Il mondo dello spettacolo, sempre prono nella difesa delle minoranze e dei poveri, tace sonoramente. Anche il mondo politico, sempre capace di cavalcare queste storie per scopi elettorali, sembra ignorare la vicenda lasciandola in mano alla magistratura. Il silenzio è la strada scelta anche da parte di chi dovrebbe difendere la vita dei più indifesi senza nessuna condizione e al di là di ogni calcolo politico: la chiesa cattolica. Com’è possibile che i vescovi, i cardinali e lo stesso Pontefice non si sentano in dovere di chiedere – quantomeno – chiarezza sulla vicenda?”


Giovanni XXIII
intervenne, scongiurando una potenziale e vicinissima guerra, sulla crisi dei missili di Cuba. Per scongiurare, da cattolico, la morte di un bambino, non si poteva proprio tentare una parola?

Ormai è tardi, la giustizia ha fatto il suo corso, i tribunali e i medici le loro valutazioni e il piccolo Charlie Gard dovrà dire addio al mondo nel dolore straziante dei genitori che protestano “Non ci hanno permesso di scegliere se far vivere nostro figlio e non ci hanno permesso di scegliere dove o quando morirà”, ma che ringraziano ugualmente tutti quelli che li hanno supportati : “Charlie morirà sapendo che è stato amato da migliaia di persone”.

Tra queste pesa la sua assenza, il vuoto incolmabile lasciato dal suo inaspettato silenzio. Perché non parla, santo Padre?

(di Simone De Rosa)