Lo Shinto e i kami: alla scoperta del Giappone nascosto

«Tutto ciò che c’è di maestoso e solenne, che possiede le qualità dell’eccellenza e della virtù ed ispira un sentimento di meraviglia, è considerato kami»

Esiste un Giappone nascosto, celato dietro i rumori e le luci artificiali delle grandi città. Un Giappone antico e arcaico, dove anche il Bhuddismo (arrivato nell’arcipelago in tempi remoti) appare tutto sommato nuovo. E’ il Giappone dello Shinto e dei kami.

Lo Shinto (o Shintoismo) è la religione nativa del Giappone. Non è ancora certo quando sia nata e si sia diffusa nell’arcipelago nipponico, ma è certo che fosse professata già nella cosidetta Epoca Jōmon (dal 10.000 a.C. fino al 300 a.C.). E’ probabile che i primi abitanti del Giappone avessero portato con loro idoli e spiriti familiari, quelli che più tardi sarebbero stati conosciuti come kami. Lo Shinto, almeno nella sua fase originaria, è una religione difficile da catalogare o etichettare. Alterna infatti caratteristiche tipiche di una religione politeista a elementi sciamanici e animisti.

Nello Shinto non esistono infatti dogmi veri e propri, così come non sono presenti preghiere o una rigida teologia. Gli shintoisti non danno nemmeno grande importanza all’aldilà o alla vita dopo la morte. L’obiettivo principale dello Shinto è invece quello di mettere in contatto il mondo degli esseri umani con quello dei kami. Per farlo bisogna innanzitutto trovare l’armonia con se stessi e con il mondo, nonché usare particolari rituali come segno di rispetto verso gli spiriti. Solo con l’arrivo del Bhuddismo in Giappone, lo Shinto è in qualche modo costretto a codificarsi e organizzarsi.

Lo stesso termine Shinto entra in uso solamente dopo la diffusione del Bhuddismo, ed è un termine di chiara derivazione cinese. La parola nasce quando si avverte appunto il bisogno di distinguere la religione autoctona giapponese da quella appena importata dalla Cina. Nonostante ciò, le due religioni si influenzeranno pesantemente a vicenda, diventando entrambe parte integrante dello spirito e della mentalità giapponese. Questa commistione è stata talmente forte che certi storici delle religioni tendono a considerare lo Shinto come una branca del Bhuddismo giapponese.

La parola Shinto nasce dall’unione dei due kanji (shin) e (to), rispettivamente spirito e sentiero. Lo Shintoismo non è altro, quindi, che il sentiero dello spirito. Lo stesso kanji è ugualmente usato per indicare i kami, mentre ha il suo equivalente cinese nel termine Tao. In Giappone, per indicare la propria religione nativa, è spesso utilizzato anche il termine Kami no michi. Di uguale significato, è tuttavia privo delle “contaminazioni” della lingua cinese.

I kami sono uno degli elementi fondamentali dello Shinto. Con questo termine si possono identificare molte cose, tutte ugualmente venerate dagli shintoisti: vere e proprie divinità, spiriti della natura, idoli familiari e semplici presenze sovrannaturali. Alcuni di questi kami dimorano solo in particolari luoghi del Giappone, mentre altri vegliano sull’intero arcipelago. Il più importante di questi spiriti è sicuramente Amaterasu, la dea del Sole. Da lei derivano tutti gli altri kami, nonché tutte le cose presenti sulla Terra. Gli stessi essere umani sono potenzialmente dei kami. Tutti gli esseri viventi (uomo compreso) possiedono infatti uno spirito. Per la cultura giapponese è tuttavia sconveniente addebitare onori a sé stessi o al proprio gruppo di appartenenza, perciò è difficile trovare kami umani. Solo i grandi eroi del passato e gli importanti antenati di una famiglia possono aspirare a questo immenso onore.

Kami sono dunque gli Dei che dimorano nel cielo, così come gli spiriti che provocano i fenomeni naturali. Kami sono anche le montagne e gli alberi, nonché certi animali sacri (come la volpe). Gli antenati dell’Imperatore sono kami, e con lo stesso termine sono anche chiamati gli spiriti che vegliano sulla Patria e sulla famiglia. I morti seppelliti al Santuario Yasukuni di Tokyo, dove dimorano i resti di coloro che sono caduti per difendere il Giappone e l’Imperatore, sono anch’essi chiamati kami. Alcuni di questi spiriti hanno aspetto antropomorfo, mentre altri sono semplicemente legati al mondo sovrannaturale o all’oggetto in cui dimorano. Per lo Shinto tradizionale, i kami possiedono inoltre due anime. La prima, conosciuta come nigi-mitama, è gentile e benevola, mentre la seconda (ara-mitama) è invece aggressiva e violenta. Da ciò possono dipendere, ad esempio, i temporali improvvisi, nonché i disastri naturali. Lo scopo di ogni buon shintoista è quello di riuscire a convivere in armonia con entrambe queste anime, giudicate in egual misura importanti e da rispettare/venerare.

Un tempo anche l’Imperatore era venerato come un kami. Lo stesso Shinto divenne col tempo un pilastro fondamentale dello Stato giapponese e della sua autorità. L’Imperatore smise di essere Dio solamente nel 1946, quando Hirohito (sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale) pronunciò la famosa Tenno no ningen sengen, ovvero la “Dichiarazione della natura umana dell’Imperatore”. In quel discorso l’imperatore Hirohito rinunciò formalmente alla sua natura divina, accettando di essere semplicemente il capo del popolo giapponese. Viene così rotta la secolare tradizione secondo la quale i membri della famiglia imperiale sono diretti discendenti della dea Amaterasu.

Lo Shinto moderno è ormai molto diverso da quello antico e originale. Nel corso dei secoli ha subito le influenze del Bhuddismo, del Confucianesimo e anche del Cristianesimo. E’ stato eletto a religione di Stato per aiutare il potere degli Imperatori, ed è entrato in crisi con la loro caduta. Attualmente sta però tornando in auge, anche grazie a una più generale riscoperta del popolo giapponese verso la sua storia e le sue tradizioni. Tutt’oggi esiste uno Shinto ufficiale e istituzionale, venerato nei templi e nelle cerimonie pubbliche, e uno Shinto popolare e segreto, fatto di ritualità antiche e di kami misteriosi. Se dovesse capitarvi di visitare il Giappone, non andate solo a Tokyo o a Kyoto. Non limitatevi a mangiare sushi o ramen. Cercate il Giappone nascosto. Scoprirete un mondo magico e leggendario, fatto di piccoli altari ai bordi dei sentieri di montagna e di kami benevoli che vi osservano fra gli alberi.

(di Andrea Tabacchini)