Ius soli, marocchino da Santoro attacca: “Qui come con Hitler”. Ma da loro è peggio

Il magico mondo di Michele Santoro è tornato. Il famoso giornalista porta nelle nostre case il suo nuovo programma “M” in onda lo scorso 22 e il prossimo 29 giugno.

Con questa trasmissione il Michelone nazionale torna a stupirci col suo giornalismo originale, mai banale, fresco e innovativo, parlandoci di Adolf Hitler e del suo possibile “ritorno” sotto altre vesti.

Una di queste viene in luce durante l’intervento di un giovane italo-marocchino, che vede il risorgere delle idee del führer del terzo Reich, ad esempio, in quanti si oppongono allo ius soli.

Il ragazzo, vestito di tutto punto con un abito tradizionale, rivendica fieramente la sua doppia identità. Rispettabilissimo sentimento, quello di sentirsi legati alla terra d’origine; peccato però che il ragionamento nasconda una forte ipocrisia di fondo.

Il Marocco ha infatti, sul tema, leggi ben più severe di quelle attualmente vigenti nel nostro Paese. Se si è figli di stranieri, per esempio, per diventare un cittadini marocchini non basta il raggiungimento dei 18 anni, ma bisogna obbligatoriamente discendere da genitori già precedentemente nati sul suolo nazionale. Ebbene pare che cambiando latitudine ciò non scandalizzi poi più di tanto.

Quanto è considerato legittimo per gli altri diventa dunque razzista se a farlo è l’Italia. Mai infatti si è sentito parlare, nelle trasmissioni e nei salotti bene, della politica “hitleriana” spagnola (vige ius sanguinis) o di quella olandese (che, come la vigente legge italiana, prevede il compimento dei 18 anni per la richiesta).

Insomma, ad andare contro lo ius soli ci sono tanti piccoli Hitler, ma solo se italiani.

(di Simone De Rosa)