Gli Stati Uniti stanno allungando le mani sulla Siberia?

Alcuni giorni fa il quotidiano Komsomolskaya Pravda ha mostrato il video di un incontro, avvenuto in una caffetteria della citta siberiana di Novosibirsk, tra Egor Savin, attivista di “Russia aperta”, Erik Holmgren e David Horn, due alti funzionari dell’ambasciata statunitense a Mosca.

Savin ha dichiarato che il tema dell’incontro verteva su questioni di politica interna statunitense. Non c’è alcun dubbio, invece, che il vero fine di tale visita sia il sostegno e il rafforzamento dei sentimenti separatisti in Russia. Gli americani cercano, e spesso trovano, personaggi in grado di minare dall’interno l’oppositore geopolitico di turno. I consolati USA sono molto attivi in merito a Kaliningrado, nella regione degli Urali, in Siberia, nell’estremo oriente della Russia, nel Caucaso settentrionale.

Nel 2014 Savin aveva partecipato ad una marcia, non autorizzata, in nome dela creazione di una Repubblica autonoma siberiana. Naturalmente gli oppositori politici, tra cui Navalny, si sono tutti affrettati ad aderire a tale manifestazione, sostenendo si trattasse di una legittima richiesta di maggiore autonomia della regione, nascondendo invece il vero fine di tale iniziativa, come dimostrato dalle informazioni e dalle pubblicità effettuate sui social e che sono ancora reperibili in rete.

Il fatto che a tale incontro abbiano partecipato funzionari americani di un certo livello fa capire come gli americani non stiano scherzano. La Siberia è ricchissima di risorse naturali e fa gola a molti, è proprio essa a “risolvere” molti dei problemi economici della Russia e gli Usa sarebbero ben felici di farne un loro protettorato.

(di Angelo Falvino)