Tutto quello che i media non vi hanno detto sui caschi bianchi siriani – IL DOSSIER

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Angeli salvatori e impavidi eroi che salvano i civili dalle macerie e dalle bombe. La macchina propagandistica occidentale ha più volte dipinto così i caschi bianchi siriani. Il colosso Netflix ha persino realizzato un docu-film premiato agli ultimi Oscar. Ma è davvero così? Chi sono gli elmetti bianchi? Degli eroici e pavidi volontari, emblema di moralità, coraggio, altruismo e ora nuovi idoli dell’establishment hollywodiano? La giornalista indipendente Vanessa Beeley si è più volte occupata degli elmetti bianchi -“Difesa civile siriana” – e dei loro legami con i terroristi di Jabhat Al-Nusra (ora Hayat Tahrir al-Sham), la diramazione siriana di Al Qaida.

“Il fondatore dell’organizzazione – scrive la giornalista – James Le Mesurier, si è laureato presso la Elite Royal Military Academy della Gran Bretagna, a Sandhurst, ed è un ufficiale britannico che faceva parte dell’intelligence, coinvolto in in una lunga serie di interventi militarti della Nato in molti teatri di guerra, tra cui Bosnia, Kosovo e Iraq. Egli vanta anche una serie di incarichi di alto profilo presso le Nazioni Unite, l’Unione europea, e nel Regno Unito. Inoltre, ha stretti legami con “La Academi”, la compagnia militare privata statunitense fondata nel 1997 da Erik Prince”.

Tutto quello che i media non vi hanno detto sui caschi bianchi siriani - IL DOSSIER

Finanziati dall’Occidente e vicini ai terroristi di Al Qaida

Vanessa Beeley ricostruisce la storia e le vere origini dei volontari siriani: “Con oltre 60 milioni di euro che provengono dalla Gran Bretagna e da altre nazioni come l’Olanda – osserva – gli elmetti bianchi rappresentano una delle ong più foraggiate nel teatro della guerra siriana. Essi sostengono di non essere legati ad alcun gruppo in Siria e di essere indipendenti. In realtà sono ben integrati con Al-Nusra e collegati con la maggioranza delle compagini terroristiche in Siria. Durante il mio recente viaggio in Siria, mi ha ancora una volta colpito la risposta dalla maggior parte dei siriani quando chiedevo loro se sapessero che fossero caschi bianchi: la maggior parte delle persone non ne aveva mai sentito parlare”.

Il regista John Pilger: “Caschi bianchi propaganda di Al Qaida”

«Al-Nusra in Siria sa come intervenire. Sa perfettamente come manipolare i mass media. Guardiamo ai caschi bianchi: pura propaganda., con la quale sono riusciti a ottenere persino dei premi. Loro sanno cosa dire al pubblico e in politica, ogni giorno». Ad affermarlo non è un’opinionista qualsiasi ma John Pilger, celebre giornalista e regista documentarista australiano: un reporter che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per le sue battaglie per i diritti umani ed è stato nominato per ben due volte «Giornalista dell’anno» in Gran Bretagna nel 1967 e nel 1978. I suoi documentari, a partire dal celebre «Year Zero: The Silent Death of Cambodia» del 1979, hanno fatto scuola e sono conosciuti in tutto il mondo.

Una firma autorevole e prestigiosa del mondo dell’informazione, da quasi 50 anni in prima linea nel raccontare guerre e conflitti, che mette in dubbio l’attendibilità dell’operato dei caschi bianchi, bollandoli come strumento di «propaganda» di Al Nusra, la diramazione siriana dei terroristi di Al Qaida (Hayat Tahrir Al-Sham il nome dell’ultima incarnazione della formazione jihadista). John Pilger è intervenuto sul tema pochi giorni fa, intervistato dall’emittente televisiva «Russia Today» durante il programma «Going Underground».

Tutto quello che i media non vi hanno detto sui caschi bianchi siriani - IL DOSSIER

Caschi bianchi premiati da Al Qaida

Nonostante il trionfo dell’omonimo documentario prodotto da Netflix agli ultimi Oscar e vari riconoscimenti internazionali ottenuti – come il premio Right Livelihood Award – si manifestano nuovi dubbi sulla vicinanza dell’ organizzazione umanitaria alla formazione salafita di Hayat Tahrir al-Sham, la diramazione di Al Qaida in Siria. I caschi bianchi avrebbero recentemente accettato un premio a Idlib dalla stessa formazione terroristica, con tanto di cerimonia organizzata in loro onore. Il video che immortala l’evento è stato diffuso su twitter e ripreso da alcune agenzie di stampa come Mintpress.

I soldati ombra della rivoluzione jihadista

«Vorrei ringraziare i miei fratelli di Hayat Tahrir Al-Sham (Al-Nusra) per questa cerimonia in nostro onore e per tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione di questo evento» – afferma il volontario mentre riceve il premio. Il condizionale e la prudenza in queste casi sono d’obbligo, ma si tratterebbe, secondo le testimonianze, di un membro affiliato ai caschi bianchi e appartenente alla difesa civile siriana. Nel video, in arabo ma accompagnato da sottotitoli in inglese, si celebra l’evento organizzato da Tahrir Al-Sham in onore dei caschi bianchi e del loro impegno sul campo a fianco della rivoluzione: «Con la rivoluzione siriana che entra nel suo settimo anno, Tahrir al-Sham vuole onorare i suoi soldati nell’ombra che hanno trascorso interne giornate e nottate a servire il loro popolo».

Tutto quello che i media non vi hanno detto sui caschi bianchi siriani - IL DOSSIER

In un altro video che sta facendo il giro del web e dei social network, il leader della formazione terroristica, Abu Jaber, loda apertamente i caschi bianchi, definendoli i «soldati nascosti della rivoluzione». La domanda che sorge spontanea è: se davvero tale organizzazione è così imparziale, per quale motivo Abu Jaber, che è capo di un’organizzazione terroristica ed estremista, si esprime in questi termini? Nonostante le smentite di rito, le prove che certificano la vicinanza dei caschi bianchi alle formazioni salafite.

La crisi dell’acqua di Damasco

E non è finita. Pochi mesi fa, Damasco è rimasta senz’acqua per almeno tre settimane a causa di un guasto individuato presso la fonte di Wadi Barada, a 25 km dalla capitale siriana. Il New York Times aveva citato il servizio fotografico di un’attivista anti-Assad, il quale accusava il governo siriano ed Hezbollah di aver provocato il guasto.

È lo stesso reporter, membro attivo degli elmetti bianchi, a pubblicare sui social un comunicato stampa firmato da sedicenti “gruppi civili” – tra cui appare anche il logo dei White Helmets – in cui offriva, previo il sostegno della comunità internazionale, “di stabilire, attraverso una commissione, la responsabilità del guasto che sta lasciando senz’acqua milioni di persone a Damasco e garantire il ripristino e il funzionamento della fonte di Ain al-Fijah springs il prima possibile sotto la supervisione delle Nazioni Unite”.

Tutto quello che i media non vi hanno detto sui caschi bianchi siriani - IL DOSSIER

Peccato che sia sufficiente fare una piccola ricerca e visionare il profilo Facebook di questo membro della blasonata organizzazione umanitaria per imbattersi in comunicati del Fronte islamico – fazione salafita e islamista alleata ad Al-Nusra – o in alcune fotografie di manifestazioni dove sventola la bandiera di Al-Nusra. Con l’operazione dei caschi bianchi siriani, l’Occidente è arrivato sin dove Joseph Goebbels non si sarebbe mai spinto.

(di Roberto Vivaldelli)

FONTI:

  1. Caschi Bianchi premiati da Al Qaida, Gli Occhi della Guerra
  2. Elmetti Bianchi candidati all’Oscar, Gli Occhi della Guerra
  3. The REAL Syria Civil Defence Exposes Fake ‘White Helmets’ as Terrorist-Linked Imposters, Vanessa Beeley
Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
E dei “1300 morti al giorno” previsti ad aprile nessuna traccia
"Con le riaperture rischiamo 1300 morti al giorno". Così profetizzava [...]
Per il PD “tutto Zaki” chi è già italiano può rimanere nelle carceri in Marocco
Barricate per l'egiziano Zaki, silenzio tombale per l'italo-marrocchina Fatima (nome [...]
La riforma della giustizia è una priorità, come quella costituzionale
Riforma della giustizia, una priorità congelata da decenni. Ieri il [...]
Lo strano concetto di “legge Anti-LGBT” dei progressisti
In Ungheria è entrata in vigore oggi la famigerata legge [...]
Scroll Up
oltre-logo

Iscriviti al nostro Canale Telegram

Non perdere le notizie veramente importanti. In un contesto di disinformazione, oscuramento della libertà di espressione da parte dei mass media, è importante avere canali alternativi di informazione.