Tutte le falsità della propaganda pro-migranti

La nostra società vive un momento storico di forte decadenza. Si è perso ormai ogni contatto con la realtà, siamo in balia delle ideologie, dei dogmi e subiamo le conseguenze di un feroce indottrinamento e allineamento di massa a quelle che devono essere le “idee dominanti”.

Assistiamo giornalmente all’uccisione del libero pensiero, un omicidio che si perpetra attraverso due azioni equivalenti condotte in parallelo: da un lato si ghettizza il pensiero che si discosta dai canoni dominati, accostandolo a tetri aggettivi quali xenofobo, razzista, intollerante, populista eccetera, con lo scopo di scoraggiare la loro diffusione tra le masse e – dall’altro – si utilizzano termini inappropriati per definire situazioni scomode per l’affermazione dell’idea dominante, che se definite con i termini consoni finirebbero facilmente per essere avvertite per quello che realmente sono, ovvero realtà illegali e pericolose.

Ecco che allora il sovranista, il nazionalista e l’identitario diventano populista, razzista e xenofobo, ed il clandestino diventa semplicemente migrante; le magie della “neolingua” del nostro secolo, da far rabbrividire George Orwell.

Ma c’è da aggiungere un’altra cosa, forse ancora più drammatica, ovvero la presenza di una larga e consistente fetta della società che non solo ha recepito perfettamente l’indottrinamento a cui è stata sottoposta – sul tema dell’immigrazione, ma anche su altre grandi tematiche della nostra epoca: Unione Europea, egemonia statunitense, globalizzazione eccetera – ma ha effettuato un passo in più verso il baratro, un’involuzione sempre più profonda della capacità di pensiero, un’inibizione totale che li porta non solo a non riconoscere il grande inganno a cui sono sottoposti ma addirittura a spalleggiare l’inganno stesso, sublimandosi da vittime a complici, divenendo anch’essi carnefici.

È il caso, ad esempio, di tutta quella gente che ieri manifestava a Milano nella marcia pro-migranti e di tutti coloro che esprimono vicinanza a questa linea di pensiero.

Molte volte sentiamo esponenti del povero mondo intellettuale e giornalistico italiano, anch’esso in forte decadenza, come del resto quello politico, esprimere pareri imbarazzanti in tema di immigrazione. L’impressione che si ha è che queste persone siano i veri populisti, poiché fanno demagogia assecondando così le loro stesse utopie. Credono nel multiculturalismo e nella globalizzazione ed invece di ricredersi di fronte all’evidenza preferiscono perseverare nella loro follia.

È dunque l’approccio al tema ad essere sbagliato, affrontano il tema in maniera ideologica, filtrando il pensiero attraverso i loro dogmi politici e le loro insulse utopie: dalla società multietnica, passando per le frontiere che non esistono, fino all’uomo cittadino del mondo. Invece, per discutere seriamente di questo e di tanti altri temi “caldi”, bisognerebbe semplicemente usare il caro e vecchio buon senso.

In questo articolo vogliamo smontare, una ad una, le bugie più clamorose che ci vengono propinate attraverso i media, lo strumento colluso che fa da piattaforma all’indottrinamento, dimostrando la totale infondatezza delle argomentazioni alla base del pensiero pro-migranti.

1. “L’immigrazione è una risorsa”

Come contraddire questa frase? Certamente l’immigrazione è una risorsa… ma quando parliamo di quella regolare! Quando parliamo di uno Stato che attua politiche tali da avere piena contezza di chi entra nel proprio Paese e dei motivi per i quali lo fa: se per turismo, studio o lavoro e quando – soprattutto – in base alla situazione socio-economico-politica della Nazione vara delle soglie ai visti da concedere per chi cerca occupazione. Il problema è che taluni quando pronunciano questa frase non applicano la stessa distinzione, ma si riferiscono complessivamente a tutta l’immigrazione, regolare e clandestina.

Un migrante – alias clandestino – non è una risorsa, tranne per le ONG, per gli hotel che li ospitano sul territorio nazionale, per la criminalità organizzata che li arruola nello spaccio della droga o nei campi attraverso il caporalato ed infine per chi necessità di nuovi schiavi sottopagati per abbattere i costi della manodopera.

2. “Anche noi siamo stati migranti”

Noi siamo stati emigrati regolari, sottoposti a controlli alle frontiere, venivamo messi in quarantena quando arrivavamo negli Stati Uniti e se non trovavamo lavoro venivamo respinti ed espulsi. Nessun italiano dei milioni di concittadini emigrati fin dai primi anni del ’900 ha ricevuto sussidi divenendo un peso per la società in cui arrivava. Gli italiani si sono sempre guadagnati il pane, non hanno fatto i parassiti succhiando risorse senza generare progresso nei paesi in cui giungevano. Questo paragone non ha senso. È estremamente offensivo accostare due figure così lontane e così diverse di emigrato.

3.”Dobbiamo promuovere l’accoglienza e l’integrazione”

Una frase senza né testa e né coda. Praticamente uno spot elettorale: non si accoglie nessuno e non si integra nessuno per opera dello spirito santo, ma solo attraverso il lavoro. Far giungere centinaia di migliaia di persone in un Paese con il 35% di disoccupazione giovanile non promuove di certo l’integrazione. Queste persone resteranno tutte senza lavoro e quindi gli sarà automaticamente preclusa la possibilità di integrarsi: il lavoro è l’unico strumento di integrazione! Grazie al sostentamento economico, infatti, accresce la dignità del lavoratore, gli concede i mezzi per vivere in pari dignità sociale con il resto dei cittadini, facendolo sentire integrato nella società.

Lavorando, lo straniero avrà modo non solo di avere una casa, una macchina e mantenere la prole, ma in particolare avrà la possibilità di essere accettato dalla comunità perché apprezzato per il lavoro che compie, instaurando rapporti lavorativi e privati con quelli che sono – a tutti gli effetti – suoi concittadini, imparando così la cultura, la storia e le tradizioni locali, magari finendo per farle proprie. Ecco perché l’unica immigrazione che può funzionare è quella regolare e regolata: varare delle soglie per gli ingressi di cittadini stranieri è fondamentale affinché l’immigrazione sia una risorsa e non un ulteriore problema sociale!

4. “Gli immigrati fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”

Altra frase che sta tanto a cuore ai “radical chic” e che spesso sentiamo pronunciare dagli stessi. Rivolgo nuovamente l’invito a riflettere se questa non sia la vera forma di populismo presente oggigiorno in Italia. Per essere corretta andrebbe modificata in “gli immigrati fanno i lavori sottopagati, quelli che gli italiani non accettano di fare”.

Ma perché gli immigrati accettano di essere sfruttati? Perché non essendoci un serio controllo degli ingressi abbiamo un numero estremamente elevato di stranieri. In più, a questi, si aggiungono centinaia di migliaia di clandestini che sbarcano nel nostro Paese, i quali, vivendo in una condizione sociale disumana, sono disposti a lavorare anche a 5 euro al giorno. La disperazione, il soprannumero – quindi la grande “concorrenza” di manodopera e la scarsa domanda – unita ad una concezione del lavoro e della dignità diversa dalla nostra, porta l’immigrato ad accettare lo sfruttamento.

5. “Chi vuole controllare l’immigrazione è razzista”

Quante volte ci siamo sentiti dare del razzista e dello xenofobo? Ma chi sono i veri razzisti? Come detto al paragrafo precedente, se gli immigrati finiscono per essere sottopagati e sfruttati è perché non c’è una politica seria in fatto di immigrazione, non c’è un controllo degli ingressi. È questo che comporta la sfruttamento dello straniero. Chi vuole le frontiere aperte è il vero razzista, in quanto pone queste persone nelle condizioni per essere schiavizzate, illudendoli di trovare chissà cosa, finendo poi sotto i porticati delle stazioni ferroviarie. A chi fa comodo una tale situazione? Ai grandi industriali.

Se non riescono più a delocalizzare le industrie, abbassando così il costo della manodopera, delocalizzano la manodopera stessa, portandola direttamente qui in Europa con gli sbarchi di migliaia di clandestini. La sinistra cosa fa di fronte ad una tale situazione? Grida “razzista” a chi propone delle politiche che sono di tutela per l’immigrato stesso e soprattutto per il lavoratore. Questo dimostra come la sinistra odierna sia collusa con il capitalismo estremo ed in balia di una forte crisi d’identità.

6. “Non è vero che gli immigrati ci rubano il lavoro”

Invece sì. Poiché accettando lavori sottopagati, per i motivi di cui sopra, sottraggono posti di lavoro agli italiani. Non solo: distruggono anche le conquiste sociali ottenute in secoli di lotta dei lavoratori per ottenere più diritti e retribuzioni eque. Si tratta di lavori che gli italiani hanno sempre svolto in tutta la loro storia – ma a condizioni dignitose.

7. “Abbiamo il dovere di aiutarli”

35% di disoccupazione giovanile, 12% il dato generale, 4 milioni di italiani sulla soglia della povertà e ben 11 milioni che per ragioni economiche rinunciano a cure mediche: ci vuole coraggio a pronunciare questa frase. L’accoglienza dei migranti ci è già costata ben oltre 4 miliardi di euro, di cui il 98% provenienti dalla casse dello Stato italiano e solo il 2% da fondi europei (che sono comunque anche soldi nostri, ricordo che l’Italia è uno dei principali contribuenti dell’UE). È evidente che una cifra così elevata sarebbe potuta essere investita per generare occupazione, per costruire infrastrutture, per applicare sgravi fiscali e per far ripartire l’economia.

Francamente non abbiamo nessun dovere di aiutarli, capirlo dovrebbe essere semplice: lo Stato ha il dovere di aiutare i propri cittadini, quegli stessi cittadini che per decenni – e di generazione in generazione – hanno contribuito con le tasse a finanziare lo Stato, generando quel “tesoretto sociale” che è di loro proprietà, perché appunto da loro sovvenzionato, sicché da loro deve essere utilizzato in caso di bisogno, a maggior ragione in un’epoca in cui vige una disastrosa situazione economia ed occupazionale. È davvero assurdo, nonché ingiusto, che queste risorse vengano stanziate in favore di chi non ha contribuito in alcun modo a crearle.

8. “Scappano dalla guerra”

Non scappano da nessuna guerra, i numeri parlano chiaro (dati riferiti al 2016) : su 180 mila sbarchi solo 120 mila persone hanno presentato domanda di asilo. Sicché già 60 mila, quindi un terzo degli arrivi, si dimostrano in mala fede. Delle 120 mila domande, l’asilo politico per rifugiato di guerra o perseguitato politico è stato riconosciuto a solo 5 mila persone. Ad altri 35 mila, invece, è stato concesso di restare per il momento in Italia in attesa di ulteriori verifiche circa il proprio status e poche migliaia sono stati espulsi. In totale, 176 mila sono mantenuti dai contribuenti negli alberghi.

9. “È colpa nostra che abbiamo sfruttato i loro Paesi”

No, è colpa nostra che continuiamo a sfruttarli! Ed il modo migliore per farlo è sottrarre risorse umane a questi paesi. Anche in questo caso si palesa il controsenso di chi spalleggia l’immigrazione clandestina e poi accusa l’occidente di colonialismo. Incentivare i flussi migratori significa condannare a morte quelle Nazioni e schiavizzare coloro che giungono in Europa, illudendoli di trovare Eldorado, finendo sottopagati e ai margini della società.

10. “Immigrazione non è sinonimo di criminalità”

Ancora una volta il problema è concettuale. Se parlassimo di un Paese in cui si attuano norme serie per il controllo degli ingressi l’equazione immigrazione=criminalità sarebbe insensata. Ma dato che non è questo il caso dell’Italia e dato che per questi signori immigrazione non significa immigrazione regolare, non possiamo che contraddirli. Se non si parla da New York, oppure da qualche attico dei Parioli, ma si vivono le città, si utilizzano i trasporti pubblici e si attraversano le stazioni ferroviarie, diventa facile rendersi conto che le nostre città siano in balia di migliaia di nulla facenti che vivono ghettizzati e ai margini della società. Non a caso la percentuale di stranieri presenti nelle nostre carceri è altissima, così come la percentuale di crimini commessi, il che è molto grave considerando che rappresentano una minoranza nel Paese. La soluzione per il pensiero “radical chic” qual è? Integrazione!

Una marea di disoccupati, senza fissa dimora e in condizione sociali pessime, cosa può diventare se non criminale? Per non parlare del fatto che, non avendo contezza di chi siano coloro che stiamo “accogliendo” – e qui mi fermerei a riflettere se questa sia accoglienza – non sappiamo se queste persone abbiano precedenti penali, se siano detenuti scappati dalle carceri libiche o se addirittura siano affiliati ad organizzazioni terroristiche.

A tal proposito vorrei sottolineare come la condizione sociale in cui versano gli immigrati sia assolutamente una condizione potenzialmente idonea affinché avvenga la radicalizzazione del soggetto: l’illusione di migliorare la propria vita, unita alla condizione indegna di sopravvivenza, genera solo odio verso la società occidentale. Dobbiamo renderci conto che grazie a queste politiche suicide d’accoglienza abbiamo fatto giungere nel nostro Paese un esercito di potenziali jihadisti, truppe lanciate dietro le linee nemiche pronte a colpirci appena l’odio – causato dalle utopie di taluni – sarà tale da far maturare in essi l’estremismo ed il fanatismo.

Infine, con la dislocazione in tutta Italia dei “migranti”, non oso immaginare qualora dovesse avvenire un fatto grave, ad esempio l’uccisione di uno di loro in una colluttazione con la popolazione locale, cosa potrebbe accadere a livello nazionale se tra i migranti si diffondesse questa notizia. La risposta è semplice: una marea di persone, ormai diffuse anche nei più piccoli paesini, scenderebbe per strada. Mi chiedo come le Prefetture pensino di riuscire a contenere una situazione simile che coinvolge anche il più piccolo borgo d’Italia. Ma si continua a parlare di accoglienza e di distribuzione dei migranti nei comuni di tutta Italia. Folle.

11. “Calo delle nascite: senza l’apporto degli immigrati l’Italia scomparirà”

Pensare di risolvere il problema della natalità facendo giungere più immigrati nel nostro Paese è semplicemente una follia. Sostanzialmente per due ragioni: uno, gli immigrati fanno figli a prescindere dalle loro possibilità economiche, quindi così si genera solo altra povertà che si aggiunge a quella già presente, quindi altri problemi sociali, altre spese per lo Stato; due, il problema della natalità si risolve solo generando occupazione per gli italiani stessi, accorciando i tempi per avere un’occupazione dalla conclusione degli studi, instaurando una politica di sostegno per le famiglie, con sgravi fiscali e sussidi per i figli, sussidi che li accompagnino durante tutta la crescita (altro che reddito di cittadinanza, tra l’altro pensato anche per gli stranieri).

12. “Lo ius soli è un traguardo di progresso irrinunciabile”

Non avere la percezione della realtà comporta l’affermazione di queste frasi del tutto scollegate dal mondo reale. Allo stato attuale, in cui sono presenti centinaia di migliaia di persone assolutamente sconosciute, realizzare lo ius soli sarebbe una follia. Ciò che è accaduto e sta accadendo in Francia e Germania dovrebbe farci riflettere intimandoci la calma su questo tema.

13. “L’immigrazione non è un fenomeno controllabile”

L’immigrazione di queste masse è un fenomeno fin troppo controllato e controllabile. Lo dimostrano le ultime inchieste della Magistratura che hanno svelato quello che viene denunciato da anni, ovvero la collusione delle ONG nel traffico dei clandestini. Le loro navi sconfinano nelle acque territoriali libiche raggiungendo dei veri e propri punti di incontro con gli scafisti.

Dall’altro canto l’Italia e gli altri partner europei hanno messo in piedi delle operazioni militari che non vanno nella direzione di fermare le partenze, bensì – paradossalmente – le incentivano: è chiaro che se il clandestino sa che dopo poche decine di miglia di navigazione incontrerà del naviglio militare pronto ad accoglierlo e a trasportarlo in Italia si sentirà più sicuro di intraprendere il viaggio e partirà in massa. Perciò, come si sta controllando l’immigrazione nella direzione sbagliata, ovvero incentivandola, si può tranquillamente controllare nella direzione giusta, reprimendola alla radice. Ma per fare questo ci vuole la volontà politica.

Innanzitutto andrebbe instaurata una politica interna seria in materia di immigrazione, come detto più volte in questo articolo, in quanto è il primo passo fondamentale per gestire il fenomeno. Andrebbero posti dei requisiti stringenti per giungere nel nostro Paese: basterebbe ispirarsi a quanto già fanno molti Paesi come Stati Uniti, Canada e Australia. Per risolvere, invece, la situazione del Mar Mediterraneo si può agire in due modi, anche se per farlo il nostro Paese dovrebbe trovare un barlume di orgoglio, dignità e soprattutto sovranità in fondo alla sua anima.

Quindi dovrebbe chiedere, in sede ONU,  una risoluzione che autorizzi l’Italia a pattugliare le coste libiche, instaurando un blocco navale, impedendo così le partenze. Se le Nazioni Unite non dovessero appoggiare una tale risoluzione, l’Italia – ma è davvero un’utopia allo stato attuale – dovrebbe agire ugualmente, come del resto da mezzo secolo fanno gli Stati Uniti. Solo che noi, al contrario di loro, agiremmo nella nostra area geopolitica, nel nostro mare, per tutelare la nostra sovranità e non bombarderemmo nessuno Stato sovrano, non uccideremmo nessuno e anzi risolveremmo una situazione che da decenni causa migliaia di vittime all’anno.

Questo, ovviamente, non bloccherebbe i flussi migratori, semplicemente li dirotterebbe altrove. Affinché si arresti totalmente il fenomeno si dovrebbero arrestare le politiche globaliste che destabilizzano da sempre l’area nordafricana e mediorientale, lasciando che in quelle terre siano le popolazioni a decidere le sorti politiche dei propri Paesi, senza porre ingerenze, senza manie di colonialismo.

Ma questo è certamente un problema mondiale che non può essere affrontato unicamente dall’Italia, ma appunto congiuntamente da tutta la comunità internazionale. Ma anche questo richiede che ci sia una volontà politica per farlo. E siccome la volontà politica non è diretta dal popolo, ma dalle pressioni esercitate dai poteri economici e finanziari globali, i quali da questo flusso di schiavi verso l’Europa hanno solo da guadagnarci, lo scenario che si prospetta non è per niente roseo.

Riguadagnare la propria sovranità politica, economica e militare è una condizione irrinunciabile se davvero vogliamo risorgere e cambiare il nostro Paese, le nostre vite ed il mondo. Speriamo non resti solo un sogno, ma questo dipende da tutti noi e da come reagiamo all’indottrinamento: se caliamo la testa, spegnendola – per esempio partecipando alla marcia per i migranti – oppure se apriamo gli occhi, ragioniamo con il nostro cervello e con la nostra coscienza, decidendo così di non morire intellettualmente.

(di Carmine Savoia)