Gianfranco Fini e la questione morale a convenienza

La Guardia di Finanza di Roma, in data odierna, ha sequestrato 2 polizze vita dal valore di € 495.000 a Gianfranco Fini relative all’indagine che ha portato al sequestro di 7 milioni di euro alla famiglia della compagna, Elisabetta Tulliani.

Nel 2010, quando i primi dettagli vennero fuori e Gianfranco Fini appariva sempre più sorpreso e innocente, il PD diede vita ad una vera e propria crociata in sua difesa. “Il leader della destra per bene da contrapporre a Silvio Berlusconi“, erano questi gli slogan più comuni. Da quel giorno, infatti, fu presenza fissa nei vari talk show, dipingendosi come il cosiddetto “nuovo che avanzava” contro la retorica provinciale della Lega e il populismo del M5S. Lui che, nel 1992, poco dopo i fatti di Mani Pulite, era in prima linea a gettare le monetine a Bettino Craxi urlando “onestà, onestà!” come il miglior Luigi Di Maio. Bel coraggio.

Che sia stato un personaggio abbastanza incoerente e voltagabbana, nel corso della sua carriera politica, è tuttavia cosa nota; si va dal tradimento all’amico missino, Fogorino Mariani, fino al “vilipendio” di Giorgio Almirante e di quel poco di politiche sociali con la svolta liberale di Fiuggi nel 1995. Insomma, un uomo che voleva apparire diverso ma che ha finito per essere inaffidabile persino per tenere in custodia le chiavi di una banale cantina. Releghiamolo nel dimenticatoio, alla svelta.

(di Davide Pellegrino)