Macron attacca Putin: gravi accuse, ma zero prove

L’incapacità dell’enfant prodige della politica francese, Emmanuel Macron, si è palesata in tutta la sua concretezza nel bilaterale di ieri a Versailles con Vladimir Putin.

Facendosi portabandiera dei diritti di ONG come Open Russia, legate ai soliti “filantropi” e aventi lo scopo di destabilizzare dall’interno Paesi non allineati per conto del Dipartimento di Stato USA, si è di fatto reso colpevole lui delle accuse che ha rivolto con arroganza e superficialità alla Federazione Russa, a suo dire responsabile di ingerenze negli affari interni francesi tramite RT e Sputnik, quasi ignorando che la stessa cosa la fa da anni il mainstream occidentale nei confronti di governi restii ad uniformarsi al verbo del globalismo.

Imbarazzanti, ipocriti ed infondati anche i toni al vetriolo in merito alle fantomatiche “persecuzioni dei gay in Cecenia”. Toni duri tenuti nascosti da un conveniente sorvolare sull’argomento nel Paese che gli ha finanziato, in parte, la campagna elettorale, ossia l’Arabia Saudita, per la quale nemmeno Amnesty International organizza mai nessuna manifestazione come quella di ieri a Parigi, come se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, quanto sia un’organizzazione prona agli interessi dell’imperialismo.

Sui pruriti e le voglie schizofrenico-paranoidi di attaccare Bashar al-Assad la questione di fondo è una; in qualche modo si devono pur accontentare gli endorser, tra i quali emergono figure di spicco dell’intellettualismo atlantista come Bernard-Henri Lévy e Laurent Fabius.

Il gerontofilo più famoso al mondo, tuttavia, non ha fatto i conti con una cosa; gli splendidi S-400 Triumph ben puntati a Latakia e Tartus capaci di abbattere i suoi cacciabombardieri da messinscena. In Siria non si passa, che valga anche per lui tale dogma.

(di Davide Pellegrino)