A un anno dalla scomparsa, un saluto a Giorgio

Te ne andasti così, all’improvviso, anche se atteso vista la veneranda età. Ti avevo scoperto tardi, appena un decennio fa, ma al teatro ero andato ad osservarti già diverse volte. Ormai eri diventato un appuntamento fisso, motivato anche dalla consapevolezza che, prima o poi, saresti finito. Come tutti.

Grandissimo uomo di cultura e arte, non sono riusciti a ridimensionarti più di tanto, nonostante il tuo passato mai rinnegato di combattente in RSI, di difensore di quell’Italia che tu stesso definisti durante un’intervista in Rai Storia “il mio sogno”.

Liberato grazie all’amnistia Togliatti, non ne assecondasti gli intenti e continuasti a definirti quello che eri sempre stato. Diventasti, nell’immediato dopoguerra un faro del teatro italiano.Da quel tuo esordio nel lontano 1949, diretto da Luchino Visconti, di acqua sotto i ponti ne sarebbe passata parecchia.

Le tue interpretazioni dell’Amleto avrebbero fatto il giro del mondo, insieme alla tua passione per Shakespeare. Le tue Memorie di Adriano si scolpiranno nella mente di chi avrà modo di ammirarle. La tua venerazione per Dante, concretizzata nell’interpretazione dei versi dell’Inferno, un’icona di dramma e immedesimazione. Il tuo Mercante di Venezia ormai era divenuto un appuntamento fisso e annuale al teatro Ghione di Roma. Le tue Lezioni americane poi, l’estasi dell’esperienza, un punto finale certamente, ma di grande effetto.

Il 28 maggio del 2016 se ne andava un grande italiano. Forse il più grande che la storia del teatro nostrano abbia mai avuto insieme all’immenso Totò.

Ciao Giorgio, e grazie.

(di Stelio Fergola)