Necronomicon, il (falso) libro maledetto di Lovecraft

«La notte s’apre sull’orlo dell’abisso. Le porte dell’inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all’umanità: ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono pazzo.»

Era un tipo ben strano Abdul Alhazred, esoterista, poeta e demonologo. Nato a Sanaa, nello Yemen del VIII secolo, aveva dovuto lasciare ben presto la città perchè malvisto dai suoi concittadini. Si diceva infatti che l’Arabo Pazzo (come era soprannominato) non fosse un vero seguace di Allah, ma che bensì adorasse strane e oscure divinità. Entità ancestrali e spaventose, i cui nomi erano Chtulhu e Yog. Al di là delle malelingue, è certo tuttavia che Alhazred avesse viaggiato molto, e sempre da solo. L’esoterista yemenita aveva visitato l’antica capitale egizia di Menfi e aveva esplorato a lungo le rovine di Babilonia. Per dieci anni aveva vissuto da eremita nel deserto di Rub’ al-Khali e aveva anche scoperto i resti di Iram dhāt al-Imād, la città dalle Mille Colonne. In questo posto, Abdul Alhazred affermò di aver trovato le prove dell’esistenza di un’antica civiltà pre-umana, da cui aveva imparato segreti oscuri e ancora più segreti rituali.

Ancora più stupefacenti sono gli ultimi anni di vita dell’Arabo Pazzo. In vecchiaia si stabilisce a Damasco, dove cerca di ordinare in un libro tutta la sua conoscenza. Secondo il famoso cronachista iraqeno Ibn Khallikan, la morte di Abdul Alhazred è oscura e terribile tanto quanto la sua vita.

«Venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato orribilmente davanti ad un gran numero di persone pietrificate dal terrore.»

Secondo la leggenda questa sarebbe stata la fine del demonologo yemenita, divorato da un’entità invisibile, in pieno giorno e fra le strade di Damasco nel 738 d.C. Eppure Abdul Alhazred il suo libro pare sia riuscito a finirlo. Chiamato dall’autore al-Azif, il volume sarà tuttavia in seguito ampiamente conosciuto come Necronomicon.

Letteralmente, in arabo, al-Azif è il termine con cui sono indicati i suoni prodotti dagli insetti notturni. Ma al-Azif è anche la voce dei demoni, il bisbiglìo che essi producono nella mente delle persone per soggiogarle e attirarle a sé. Necronomicon deriva invece dal greco antico, e significherebbe La descrizione delle Leggi dei Morti. Da nekros (cadavere), nomos (legge) e eikon (descrizione). Tuttavia il libro è stato, in epoche diverse, anche indicato come Libro del Nome dei Morti o Il Libro del Legislatore Morte. Un potente manuale di demonologia e magia nera, quindi, contenente le formule e i rituali necessari per evocare oscure entità degli abissi. Entità che sono conosciute come Grandi Antichi.

La versione araba di al-Azif sarebbe andata perduta da tempo, è già nel XIII secolo si diceva fosse ormai introvabile. Ne furono tuttavia fatte diverse traduzioni, sebbene non sempre precise o complete. La prima e più famosa è quella del 950, fatta a Costantinopoli dal monaco ortodosso Teodoro Fileta. Sarà lui a coniare il nome (con cui è ancora oggi universalmente conosciuto) di Necronomicon. In seguito fu tradotto in latino dal danese Olaus Wormius. La versione latina venne inoltre stampata diverse volte fra il ‘500 e il ‘600. John Dee, alchimista elisabettiano, tradusse il Necronomicon in inglese. La diffusione del libro venne tuttavia fortemente limitata dalla Chiesa Cattolica, che lo mise all’indice e fece arrestare molti dei suoi possessori e stampatori. Lo stesso esempio fu seguito ben presto anche dai vertici delle Chiese protestanti, dell’Islam e dell’Ebraismo.

Quella del Necronomicon è una storia affascinante e oscura. Intrigante e spaventosa. Ha tuttavia un unico, grande problema: è (molto probabilmente) una totale invenzione! Si tratta infatti di uno pseudobiblium (ovvero un libro mai esistito, ma citato in più fonti come reale) creato dalla mente geniale e brillante dello scrittore Howard Phillips Lovecraft. Il grimorio di demonologia viene citato per la prima volta da Lovecraft nel suo racconto Il Cane, pubblicato nel 1922. L’invenzione di Abdul Alhazred risale invece a un anno prima, quando fa la sua comparsa ne La città senza nome. Il successo del Necronomicon fu subito immediato, tant’è che molti altri scrittori iniziarono a inserirlo nei loro romanzi e a trattarlo come un libro realmente esistente. Lo stesso Lovecraft fu costretto a confermare più volte che il manuale era una sua totale invenzione, tale era il numero di persone che si erano messe alla sua ricerca. Ancora oggi tuttavia sono in molti a credere nell’esistenza del Necronomicon, o almeno a parte della sua storia.

Nonostante l’invenzione, è probabile che Lovecraft si sia ispirato a testi di alchimia ed esoterismo realmente esistiti. La Chiave di Salomone, un testo di magia medievale, potrebbe essere uno di questi. Un’altra reale fonte d’ispirazione sarebbe stata il Picatrix, traduzione latina di un libro esoterico arabo scritto nella Spagna islamica del X secolo. Non sono inoltre mancate le persone che, in più occasioni, hanno affermato di aver realmente messo mano sul vero Necronomicon. Nel 1941, l’antiquario newyorkese Philip Duchesne mise in vendita una presunta copia del grimorio al prezzo di 900 dollari. Il trattato di demologia comparve misteriosamente anche sul catalogo della Biblioteca dell’Università della California. Lyon Sprague de Camp, celebre scrittore statunitense, affermò di aver acquistato una copia del Necronomicon durante un viaggio in Iraq. Il volume, scritto in uno pseudo-persiano antico, si rivelò ovviamente essere una copia malfatta.

Invenzione o realtà che sia, il Necronomicon è ormai entrato prepotenentemente nell’immaginario comune. Appare infatti in tantissimi romanzi, nonché in film (ricordiamo ad esempio L’Armata delle Tenebre) e in diversi videogiochi. Sebbene lo stesso Lovecraft ne abbia più volte smentito l’esistenza, sono ancora molte le persone che desiderano entrarci in possesso o leggerlo. Se anche voi siete fra queste, sappiate che la leggenda vuole che esso sia custodito nei seguenti posti:

-Il British Museum
-La Bibliothèque Nationale de France
-La Widener Library dell’Università di Harvard
-L’Università di Buenos Aires

La vostra ricerca potrebbe iniziare da qui. Tenete ben presente tuttavia quale sia stata la fine dell’arabo pazzo Abdul Alhazred.

(di Andrea Tabacchini)